Secondo gli esperti, il paese con 170 milioni di abitanti sarà costretto ad affrontare il più grande esodo della storia a causa del cambiamento climatico
Le piogge hanno inondato migliaia di villaggi e provocato frane in una delle peggiori alluvioni del nord-est del Bangladesh in quasi due decenni. Per l’Unicef 1,5 milioni di bambini a rischio malattie. A Sud, sulla costa, manca l’acqua potabile per l’innalzamento del livello del mare.
Sessanta persone sono morte e oltre 4 milioni di persone sono state colpite da devastanti inondazioni, tra il 20 e il 21 maggio scorsi, in cinque distretti nel Nord Est del Bangladesh: Sylhet, Sunamganj, Habiganj, Netrokona e Maulvibazar. Le piogge hanno sommerso terreni agricoli e infrastrutture fondamentali, dalle centrali elettriche alle scuole. Si tratta di una delle peggiori alluvioni che il Paese ha subìto negli ultimi vent’anni. “Almeno 100 villaggi a Zakiganj sono stati inondati dopo che l’acqua alluvionale proveniente dal nord-est dell’India ha superato un importante argine sul fiume Barak” ha affermato Mosharraf Hossain, amministratore capo del governo della regione di Sylhet. A causa delle forti piogge, degli allagamenti e delle frane almeno 14 persone sono morte anche nello stato indiano di Assam, al confine col Bangladesh orientale, dove le autorità locali dicono che gli sfollati sono più di 850mila. Altre 13 persone sono morte giovedì nello stato indiano di Bihar, a nord-ovest del Bangladesh, dove si è abbattuta una forte tempesta seguita a una grande ondata di caldo che aveva portato temperature superiori ai 40 °C.
Unicef : 1,5 milioni di bambini a rischio malattie
L’Unicef, insieme a partner governativi e non governativi, è intervenuta prontamente per rispondere ai bisogni urgenti. Sotto osservazione la sicurezza, la salute, la nutrizione, l’acqua pulita e l’istruzione dei bambini e delle loro famiglie. Sono i piccoli le persone più vulnerabili. L’Unicef stima che sono oltre 1,5 milioni i bambini esposti a un rischio maggiore di malattie legate all’acqua, all’annegamento e alla malnutrizione a causa delle inondazioni. Finora sono stati segnalati casi di diarrea, infezioni respiratorie e malattie alla pelle. L’Unicef sta fornendo acqua potabile, kit igienici, latte terapeutico e kit didattici, oltre a lavorare a stretto contatto col dipartimento dei Servizi sociali per garantire che gli operatori sociali siano pronti a proteggere la sicurezza dei bambini. Le comunità, inoltre, vengono sensibilizzate per prevenire l’annegamento. “I danni alle vite, alle case e alle scuole sono strazianti. In questo disastro, come in molti altri, i bambini sono i più vulnerabili. L’Unicef è sul campo per proteggere i bambini e rispondere ai loro bisogni urgenti, sostenendo il Governo e lavorando a stretto contatto con i nostri partner locali”, ha affermato Sheldon Yett, rappresentante dell’Unicef in Bangladesh.
Al Sud manca l’acqua potabile
Il Bangladesh è uno dei paesi in cui l’emigrazione è dovuta, oltre alle precarie condizioni economiche, anche ai disastri ambientali, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. Mentre il Nord Est del Paese è colpito dalle inondazioni, sulla costa del Bangladesh manca l’acqua potabile. Entro il 2050, inoltre, è previsto un innalzamento del mare di 50 centimetri, per cui il Bangladesh potrebbe perdere circa l’11 per cento del suo territorio. Quando il livello del mare si alza a causa delle piogge, l’acqua salata scorre nei fiumi e nei torrenti di acqua dolce e penetra infine nel suolo. Il sale riesce così ad arrivare fino alle falde acquifere, dove si mescola e contamina l’acqua dolce. La popolazione costiera, che costituisce il 28% dei 170 milioni di abitanti totali, dipende fortemente da fonti come stagni, fiumi e pozzi per l’acqua potabile ma, nella maggior parte delle zone, la salinità delle acque sotterranee è di diversi gradi al di sopra del livello potabile accettabile, rispetto alle quantità stabilite dall’Oms. Chi vive nelle aree più povere del Paese cerca di colmare la carenza idrica ricorrendo all’acqua salina per cucinare e altri scopi, il che finisce per avere gravi ripercussioni sulla salute. Chi ha la possibilità, acquista l’acqua trattata, ma nelle zone costiere il prezzo è quaranta volte più alto che nelle città. Si evidenzia così il divario tra chi può permettersela e chi no. Un divario che aumenterà con il peggioramento delle crisi climatiche. Grazie al sostegno del Fondo verde per il clima delle Nazioni Unite, il governo locale sta implementando un progetto per garantire un approvvigionamento costante di acqua dolce, attraverso la raccolta dell’acqua piovana. Anche alcune organizzazioni non governative, tra cui WaterAid Bangladesh e Brac, stanno sperimentando la raccolta dell’acqua piovana e le tecnologie dell’osmosi inversa. Finora solo una piccola parte della popolazione ne ha potuto beneficiare.