Ragazze molestate sul treno a Peschiera del Garda
Ancora violenze, ancora su un treno, questa volta è toccato a un gruppo di ragazze vittime di una brutale violenza sessuale da parte di un branco di ragazzi.
Le giovani avevano passato la festa del 2 giugno a Gardaland e stavano tornando a casa in treno. La tranquillità del viaggio è stata quasi immediatamente interrotta a causa di un gruppo di ragazzi descritti dalle stesse di origini nordafricane. Le 6 amiche, tutte di età compresa tra i 16 e il 17 anni, sarebbero state palpeggiate nelle parti intime e insultate dal branco.
Le testimonianze delle vittime
Grazie alla prontezza di un ragazzo, fortunatamente, le giovani sono state soccorse e fatte scendere alla stazione di Desenzano.
Come riporta Ansa le vittime della violenza avrebbero dichiarato: “eravamo circondate. Il caldo era asfissiante, alcune di noi sono svenute”. L’aggressione sessuale è avvenuta “mentre cercavamo un controllore avanzando a fatica lungo i vagoni”, hanno aggiunto.
Sugli aggressori, poi, hanno dichiarato: “ridevano e ci dicevano che le donne bianche qui non salgono”. Infine, poco prima di salire sul treno, alla stazione di Peschiera, c’erano “oltre un centinaio di ragazzi e anche qualche ragazza, la maggior parte nordafricani, della nostra età o poco più grandi – hanno dichiarato ancora le vittime – Urlavano e correvano. Hanno anche sputato sui finestrini di un treno arrivato prima del nostro”.
La denuncia della madre di una delle 6 amiche
La madre di una delle giovani molestate si è sfogata tramite un lungo posto sui social in cui ha raccontato i fatti: “Mia figlia di 16 anni oggi si è recata a Gardaland con le sue amiche e salite sul treno per il rientro verso Milano sono state accerchiate, palpeggiate, molestate da alcuni soggetti“, ha scritto.
“Non riuscivano a scendere dal treno perché ammassati – prosegue il messaggio – sono riuscite a scendere a Desenzano del Garda, sotto shock, in lacrime e noi genitori siamo andati a recuperarle. Ora, mi chiedo: ma è possibile che ancora avvengano fatti del genere?”.
La donna conclude chiedendo un intervento, ma soprattutto più prevenzione.
La maxirissa
Proprio il 2 giugno, inoltre, c’è stata una violentamaxirissa tra Peschiera del Garda e Castelnuovo del Garda. È probabile, infatti che il gruppo di molestatori sia salito sul treno dopo aver partecipato alla maxirissa tra bande di giovani avvenuta proprio lo stesso giorno.
Nel pomeriggio di giovedì scorso, tramite i social network, circa 2.500 ragazzi avevano organizzato un raduno non autorizzato, durante il quale, oltre alla rissa, si sono verificati anche furti e danneggiamenti. Alla lista dei reati in qualche modo collegati a quel raduno e su cui la polizia sta indagando ora si aggiunge anche la violenza sessuale.
Zaia propone il carcere per le molestie e le risse
È intervenuto anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che senza troppi giri di parole ha proposto una notte di carcere per le aggressioni alle ragazze e le risse con accoltellamenti verificatesi a Peschiera del Garda in occasione del raduno “L’Africa a Peschiera “.
Zaia, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, sottolinea che non si tratta di una questione di origini o di nazionalità, sostenendo: “Non mi importa se questa gente era italiana, di prima o di ventesima generazione. Certo, la giornata di follia l’avevano chiamata “L’Africa in Italia” e i molestatori sul treno gridavano “le donne bianche qui non salgono”. Ma il punto è: questa roba, noi qui non la vogliamo. Non la accettiamo. Da nessuno e a prescindere dall’origine”.
Inoltre, ha sottolineato un concetto che ritiene fondamentale: “la parola chiave, l’hashtag è: repressione. Dobbiamo essere consapevoli che l’educazione è importante, le politiche sociali pure, ma una certa soglia non può essere superata. Punto”.
La richiesta sarebbe soprattutto quella di cambiare le leggi. “I responsabili delle violenze non sono persone con un’infanzia difficile, ma persone che vanno punite. Non voglio chiamare questa gente ragazzi, perché mi sembra già assolutorio: sono devastatori”, ha dichiarato.
Il problema sarebbe il fatto che le punizioni non sono ad oggi abbastanza severe, consentendo a chi commette questo tipo di reati di farla franca o di restare impunito. “Questo è il Paese dell’impunità, e i responsabili di quella follia lo sanno. C’è chi tirerà fuori l’attenuante dell’età, il branco, la difficoltà a trovare personalmente i responsabili, il fatto che c’è stato solo un ferito, anche se forse sono di più. Sarà tutto derubricato e se ci saranno condanne, non saranno scontate. Ma la colpa non è dei magistrati. Ma di leggi che sono da cambiare”, ha dichiarato nel colloquio con Marco Cremonesi.
Il triste tema della violenza sui treni
Questo spiacevole episodio riapre una riflessione importante sul tema della sicurezza sui convogli e nelle stazioni.
“La Lombardia ha 2.500 km di rete ferroviaria – dichiara De Corato, assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia – La polizia ferroviaria, però, ha un organico insufficiente a controllarla in modo puntuale e i carabinieri delle stazioni che si trovano lungo le tratte, spesso chiamati in supporto, non possono essere impiegati in modo sistematico”.
Secondo l’assessore, puntare all’esercito è la carta vincente: “penso agli uomini e alle donne che si trovano nelle caserme lombarde e che potrebbero garantire un servizio innanzitutto preventivo. Come ho già dichiarato, inoltre, va esteso il “modello Lecco” che vede la polizia locale impiegata a presidio delle stazioni grazie a fondi regionali”.
In un contesto in cui la media delle aggressioni sessuali in Italia si attesta su numeri allarmanti, è impossibile non porre l’attenzione su un problema che merita una soluzione il prima possibile. Stando alle sole denunce presentate alle forze dell’ordine, in Italia abbiamo avuto una media quotidiana di 11 stupri e abusi al giorno, dal gennaio all’aprile del 2021. Una denuncia ogni 131 minuti, più di 300 fascicoli al mese.
La soluzione non può essere solamente quella di maggiori controlli, ma l’introduzione di nuove regole volte soprattutto alla prevenzione ma anche a fare in modo che questi atti brutali non si ripetano più.