ESCLUSIVA – Il portavoce di Amnesty International denuncia l’aumento di condanne a morte nel 2021

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L’intervista a Riccardo Noury ci rivela che lo scorso anno sono aumentate le esecuzioni dopo il calo avvenuto nel 2020

Amnesty International ha rilevato anche l’aumento delle nazioni che hanno abolito la pena di morte

Esecuzioni capitali in aumento nel 2021. Secondo il rapporto stilato da Amnesty International lo scorso anno sono aumentate nel mondo le condanne che prevedono la pena di morte. L’aumento è stato del 39%, mentre le esecuzioni ( 579 in 18 stati), hanno visto un incremento del 20%. Ma i dati, ha precisato l’organizzazione non governativa, non hanno tenuto conto delle migliaia di esecuzioni che sono state comminate in Cina, e di quelle avvenute in Corea del Nord e Vietnam. In questi paesi secondo Amnesty International, a causa della segretezza imposta dalle autorità statali e il limitato accesso ai dati è stato impossibile compiere una verifica accurata dei dati.

Il portavoce di Amnesty International in Italia Riccardo Noury ha spiegato che la Cina è il paese al mondo con il maggior numero di reati che prevedono la pena di morte, quasi cinquanta. Una cifra calata nel tempo. E ha aggiunto che nel paese asiatico si può essere condannati alla pena capitale per reati di droga o di natura economica che non prevedono l’uso della violenza.

L’impegno di Amnesty International contro la pena di morte

Riccardo Noury ci spiega come l’Ong ha lavorato per fermare le condanne capitali: “C’è un  impegno quotidiano nel cercare di salvare le vite umane ovunque ci siano esecuzioni.  Poi più in generale, a livello di pressioni politiche ricordiamo soprattutto all’Unione Europea che è un raggruppamento che ha una politica ufficialmente abolizionista di tenere alto il tema nell’agenda dei rapporti bilaterali con i paesi terzi. Una volta che si affronta il tema della pena capitale bisogna essere decisi, non tenerlo nelle retrovie dei rapporti internazionali. Altrimenti le politiche abolizioniste che si limitano ad alzare la mano ogni paio d’anni alle Nazioni Unite in favore della sospensione delle esecuzioni sono azioni un pò più timide”.

In Asia il maggior numero di uccisioni

Il solo Iran ha eseguito 314 esecuzioni. Nel 2020 erano state 246. La maggior parte delle condanne sono avvenute per reati legati alla droga, in violazione del diritto internazionale che vieta le esecuzioni per reati diversi dall’omicidio intenzionale. Anche in Arabia Saudita sono aumentate notevolmente le condanne capitali, passate dalle 27 del 2020 alle 65 del 2021. E numerose sono state anche le esecuzioni comminate in Bangladesh (181), in India (144) e Pakistan (129).

Amnesty International ha denunciato come in Iran le condanne a morte siano state applicate in maniera sproporzionata nei confronti delle minoranze religiose, per reati vaghi come quello di “inimicizia contro Dio”. E come siano state utilizzate come uno strumento di repressione politica. Il 19% delle esecuzioni sono state emesse, infatti, secondo l’Ong, contro la minoranza etnica dei beluci, che comprende il 5% della popolazione iraniana.

In Egitto, nonostante nel 2021 ci sia stato un calo del 22% delle esecuzioni, rimane alto il numero delle condanne a morte (264), che invece è aumentato del 34% rispetto al 2020. Il presidente Al-Sisi ha annunciato che non prorogherà lo stato di emergenza. Questo dovrebbe portare alla fine dei processi nei tribunali di emergenza per la sicurezza nello stato, che hanno inflitto condanne capitali al termine di processi giudicati gravemente iniqui.

Un notevole aumento delle condanne è avvenuto anche a Myanmar, una nazione nella quale, secondo l’Ong, i militari usano la pena capitale per perseguitare e intimidire manifestanti e i giornalisti. Nel paese asiatico, con l’approvazione della legge marziale, i tribunali militari possono processare i civili per una serie di reati, compresi quelli che prevedono la pena di morte. Il procedimento giudiziario con cui operano le coorti militari è stato definito da Amnesty International sommario e senza diritto di appello.

Aumentano gli stati che aboliscono la pena di morte

Nonostante i dati poco benevoli sulle esecuzioni capitali Amnesty International ha rilevato come nel mondo siano aumentate le nazioni che hanno abolito la pena di morte. Lo hanno fatto la Sierra Leone e il Kazakistan, mentre in Papua Nuova Guinea dopo una consultazione nazionale è stata presentata una proposta di legge per l’eliminazione delle esecuzioni che deve ancora essere esaminata. In Malesia il governo ha annunciato che presenterà una proposta per l’abolizione verso la fine dell’anno. In Ghana e nella Repubblica Centrafricana i parlamenti stanno discutendo la questione. Negli Stati Uniti la Virginia, primo stato del sud, ha abolito la pena di morte. Infine Russia, Kazakistan, Tagikistan, Malesia e Gambia hanno proseguito la moratoria delle esecuzioni chiesta dall’Onu. E il numero delle esecuzioni nel mondo è il secondo più basso rilevato da Amnesty International almeno dal 2010.

Marco Orlando

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