Giustizia: come funziona negli Emirati Arabi Uniti

Basato su due sottosistemi coesistenti, la Corte suprema federale e i dipartimenti giudiziari locali, il sistema giudiziario emiratino è complesso

Funzionamento e competenze dei due sottosistemi sono stabiliti dalla Costituzione, le cui fonti di ispirazione sono il diritto islamico, il diritto napoleonico (francese) e il diritto consuetudinario

Diverse fonti del diritto

L’articolazione del potere giudiziario negli Emirati arabi uniti (Eau) è complessa, sia per quanto riguarda le fonti di ispirazione e i riferimenti, sia per ciò che concerne l’equilibrio tra il sistema federale e quello dei dipartimenti giudiziari locali dei sette emirati. I principi legali di questi due sistemi sono stabiliti dalla Costituzione, ma la definizione dei dettagli è competenza delle corti locali. I riferimenti storici giuridici e culturali sono diversi, includendo la legge islamica (sharia, che, a differenza di quanto avviene in altri paesi islamici, è «la principale fonte di diritto», ma non l’unica), il diritto francese, con cui l’Impero ottomano entrò in contatto nel 1806, quando riconquistò l’Egitto a seguito della vittoria contro l’esercito napoleonico, nel 1801, con il sostegno della Gran Bretagna, e il diritto consuetudinario. Inoltre, esistono «zone finanziarie libere» (Financial Free Zones), dove vige la Common Law britannica e nei tribunali la lingua corrente è l’inglese, mentre in tutto il resto del sistema giudiziario emiratino l’unica lingua d’uso è l’arabo. Nondimeno, poiché gli Eau sono diventati nel tempo un importante centro finanziario e commerciale mondiale, è emersa la tendenza a regolare le controversie mediante arbitrato, piuttosto che in tribunale.

Potere giudiziario composito

Essendo gli Eau una federazione di emirati (al punto che la Costituzione ammette la possibilità per altri «Stati arabi» di farvi parte, previa approvazione del Consiglio supremo federale), il potere giudiziario è articolato su due livelli caratterizzati da competenze distinte: il primo è costituito dalla Corte suprema federale, massima autorità giudiziaria emiratina. Il secondo è quello dei Dipartimenti locali, cui la Costituzione garantisce il diritto di ottenere l’autonomia dalla Corte suprema federale, come hanno fatto Dubai, Ras al-Khaima e, dal 2005, Abu Dhabi. I gradi di giudizio, invece, sono tre e articolano il cosiddetto «sistema delle Corti»: la Corte di prima istanza, la Corte d’appello e la Corte di cassazione, che, per gli emirati integrati nel sistema centrale, è rappresentata dalla Corte suprema federale. Tuttavia, per i tribunali islamici, cui spetta dirimere le controversie tra musulmani in materia di diritto civile, i gradi di giudizio sono due: la Corte di prima istanza della sharia e la Corte d’appello della sharia. Dal canto suo, la Corte suprema fedrale, la cui sede e ad Abu Dhabi e le cui sentenze sono definitive e inappellabili, si occupa anche di casi sensibili per il paese, come le minacce alla sicurezza nazionale, la costituzionalità delle leggi, l’interpretazione della costituzione, i processi in cui sia implicato un funzionario di Stato e le dispute tra i diversi emirati. Quanto alla nomina dei giudici e all’abilitazione di avvocati e interpreti legali, si tratta di una prerogativa del ministero della Giustizia.

Il caso di Dubai

Nell’emirato di Dubai, formalmente, il potere giudiziario nacque nel 1938, quando sheikh Saeed bin Maktoum Al Maktoum affidò l’incarico di dirimere le controversie tra i sudditi al fratello, sheikh Hasher, che solitamente le risolveva mediante conciliazione, prima ancora di giungere in tribunale, a meno che questo non fosse necessario. Dopo di lui, nel 1956, l’incarico passò al figlio sheikh Mohammed bin Hasher, che tuttavia fu nominato sovrintendente di un consiglio giudiziario, per poi essere assegnato al Dipartimento di Dubai, fino al 1979. Il consiglio giudiziario, peraltro, si occupava solo delle controversie tra la popolazione locale, mentre quando si trattava di stranieri, il caso passava alla Commissione britannica, attraverso una sezione speciale presieduta da sheikh Mohammed. Inoltre, furono reclutati specialisti del diritto della navigazione, detti al-Salifaa, che giudicavano i singoli casi nelle proprie case o al mercato. Al 1970, invece, risale la fondazione delle moderne «corti» a Dubai, con una legge che definiva i compiti della Corte d’appello, ma le prerogative delle tre corti furono stabilite in modo sistematico nel 1992. Successivamente, la situazione restò sostanzialmente invariata, fin quando, nel 2003, furono istituiti il Dipartimento di Giustizia, che riuniva giudici e pubblici ministeri, e un’autorità di controllo. La legge fu poi emendata nel 2005, che rese indipendenti i pubblici ministeri.

La riforma della giustizia

A novembre 2021, è stata approfata la più vasta riforma del sistema giudiziario emiratino, che includeva la formulazione di un nuovo codice penale e modificava il testo di 40 leggi, che riguardavano le compagnie commerciali, la sicurezza informatica, il commercio, i diritti d’autore, la residenza, i casi di droga e le questioni sociali. Il nuovo testo è entrato in vigore a gennaio di quest’anno e, tra i cambiamenti più evidenti, c’è il sistema delle pene, che tiene in considerazione la difesa delle donne, dei collaboratori domestici e la sicurezza pubblica. L’obiettivo della riforma era, da un lato potenziare le opportunità economiche, di investimento e commerciali, dall’altro garantire la stabilità sociale e i diritti degli individui e delle istituzioni. In tal modo, le autorità emiratine intendevano aggiornare il sistema giudiziario, adeguandolo allo stadio di sviluppo del paese. Particolare rilievo è stato dato al diritto finanziario e commerciale, alle imprese, alla firma digitale (equiparata a una firma autografa) e alla protezione della proprietà industriale, del diritto d’autore e dei marchi. Altre norme riguardavano, inoltre, le transazioni elettroniche, la sicurezza personale e la produzione, la vendita e l’uso degli stupefacenti.

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