L’ex capitano del Palermo chiede scusa
Condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione per estorsione aggravata da metodo mafioso, l’ex calciatore ha scontato quasi sette mesi di carcere, ora è in libertà con la misura alternativa dell’affidamento in prova. Su Instagram ha pubblicato una lettera in cui si dichiara fuori da quel mondo: “Ho commesso un grande errore, di quelli che ti cambiano la vita, ma non sono un mafioso”
“Dodici anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quelli che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa”. Comincia così il post che Fabrizio Miccoli ha pubblicato sul suo profilo Instagram. Una lettera in cui chiede scusa per quell’errore commesso dodici anni fa, quando era il capitano del Palermo. La vicenda risale infatti al 2010, quando Miccoli chiese a Mauro Lauricella, figlio del boss del quartiere Kalsa di Palermo, di recuperare con violenza e minacce una somma di denaro dall’ex titolate della discoteca «Paparazzi» di Isola delle Femmine, per conto di un suo amico. Dalle intercettazioni telefoniche emersero anche ingiurie nei confronti del giudice antimafia Giovanni Falcone, durante una conversazione tra Miccoli e Lauricella. A novembre dello scorso anno, la seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’ex calciatore e ha confermato la sentenza decisa nel gennaio 2020 dalla Corte di Appello di Palermo: 3 anni e 3 mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Fabirzio Miccoli, il giorno dopo la sentenza, si è presentato spontaneamente in carcere. Detenuto nel carcere di Rovigo da allora, il 13 maggio è tornato in libertà. Il tribunale di sorveglianza di Venezia, che ha accolto il ricorso del suo avvocato, il legale Antonio Savoia, gli ha concesso la misura alternativa dell’affidamento in prova. Ora, è tornato a parlare grazie ai social.
Miccoli chiede di nuovo scusa
“In questi 12 lunghissimi anni ho sempre preferito il silenzio – ha scritto Miccoli –. Ho letto di tutto ma non ho mai replicato. Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni. Tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare. In realtà ho fatto più di un errore. Il primo grosso errore è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Chi viveva a Palermo in quegli anni… sa. Il secondo errore – spiega riferendosi ai toni offensivi usati nei confronti del giudice Falcone, definito “fango” – è stato quello di usare parole sbagliate, parole che non pensavo e mai penserò. Spesso quando sei al top ti senti invincibile… invece sei solo umano. Ho chiesto scusa tempo fa per quelle parole e lo faccio nuovamente”.
I mesi di detenzione
“L’anno scorso è arrivata la sentenza – scrive ancora Miccoli nel lungo post –. Sentenza che non ho condiviso perché mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo, ma sentenza che ho rispettato presentandomi spontaneamente il giorno seguente in un carcere di massima sicurezza, sempre per scelta mia, per scontare la mia pena. Un giorno lì dentro sembra infinto, 6/7 mesi, un’eternità”. La condanna più pesante, per l’ex calciatore, è stata di essere considerato un mafioso. “La pena più grande – ha scritto – l’ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato a un qualcosa che non sono e che non mi appartiene. Non chiedo di essere capito, non chiedo che venga dimenticato ciò che è successo. Voglio solo, dopo 12 lunghi anni, chiarire la mia posizione”.
Il futuro
Miccoli nel post ha ringraziato chi gli è stato accanto in questi anni, gli avvocati Antonio Savoia e Giulia Solenni e “i miei tifosi che in questi anni non hanno chiesto spiegazioni, mi hanno supportato e mostrato un amore e un affetto che mai avrei pensato. Ma soprattutto ringrazio la mia famiglia, mia moglie Flaviana, e i miei figli Swami e Diego, per esserci sempre. Stare lontano da loro è stato tremendo”. Sulla base dell’affidamento in prova che il Tribunale gli ha accordato, Miccoli potrà tornare ad allenare nella scuola di calcio. Dovrà rispettare alcune prescrizioni come non rientrare in casa dopo la mezzanotte e non frequentare pregiudicati, ma è pronto a ripartire con la sua vita. “Come in campo, dopo una sconfitta non puoi rigiocare la partita appena persa, ma puoi allenarti a fare meglio nella prossima partita. Ho quasi 43 anni e – conclude – spero di recuperare e mostrare il vero Fabrizio Miccoli”.