Referendum sulla giustizia, le posizioni dei partiti

Domenica 12 giugno si vota per cinque quesiti referendari

Lega e radicali sono stati i promotori del referendum e voteranno sì. Il Movimento 5 stelle è per il No categorico su tutti i quesiti. Pd lascia libertà di scelta, ma sembra non essere d’accordo

Si avvicina la data per i referendum popolari sulla giustizia. Il 12 giugno gli elettori e le elettrici italiane sono chiamati a votare per abrogare cinque norme che regolano l’ordinamento giudiziario, ovvero l’abolizione della legge Severino, sull’incandidabilità dei condannati, la sospensione della custodia cautelare in carcere per chi è indagato ma in attesa di giudizio, la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e magistrati, che dovranno scegliere all’inizio della loro carriera quale strada intraprendere, senza acquisire entrambi i ruoli. Il quarto quesito vuole intervenire sulla valutazione dei magistrati effettuata dalla Corte di cassazione e dai Consigli giudiziari. Questo quesito vuole estendere il potere di voto sulla valutazione dei magistrati anche agli avvocati e ai professori universitari. Il quinto quesito vuole abolire l’obbligo di raccolta firme per i magistrati intenzionati a candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura. Questo ultimo quesito è contenuto anche nella Riforma Cartabia, in discussione in Senato, dopo essere stato approvato alla Camera. Ma come sono schierati i partiti?

Chi sceglie il Sì

Lega e radicali sono stati i promotori dei referendum e hanno raccolto le firme affinché fossero votati. Sono quindi schierati per il Sì a tutti e cinque i quesiti. Il leader della Lega Matteo Salvini, che insieme al radicale Maurizio Turco è il presidente del comitato promotore, si è speso parecchio durante l’estate scorsa, facendo comizi dai banchetti che raccoglievano le firme, ma ora la leader dei radicali, Emma Bonino, lamenta la sua mancanza di sostegno alla questione. In un’intervista a La Stampa, Bonino ha dichiarato: “Il coinvolgimento di Salvini è arrivato in corsa su un’iniziativa del Partito radicale ma, raccolte le firme, sembra ora non gli interessi più la buona giustizia. Mi pare sia più interessato a mettere in discussione le scelte di Draghi e a correre in soccorso dell’amico Putin – diciamo che il garantismo e la simpatia per quei regimi dove la libertà è annichilita sono un po’ in contraddizione – e i referendum non sono la priorità”.

Silvio Berlusconi con Forza Italia si è schierato sin da subito accanto a Salvini. Berlusconi, da sempre garantista ha dichiarato che questi referendum sono fondamentali per avviare un percorso riformatore. “Domenica 12 giugno si terranno dei referendum fondamentali in materia di giustizia, che potrebbero contribuire a fare dell’Italia un Paese più garantista e quindi più libero – ha detto Berlusconi invitando ad andare a votare il 12 giugno – . Di questi referendum si parla poco o nulla: evidentemente qualcuno non vuole che gli italiani si pronuncino su un tema che da trent’anni almeno dilania il Paese. Un tema che riguarda i rapporti fra Stato e cittadino, la terzietà del giudice, la neutralità politica della magistratura”, sottolinea Silvio Berlusconi.

Coraggio Italia, il partito fondato da Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, si è schierato per il Sì. Oltre al centro destra, a favore del Sì anche Italia Viva di Matteo Renzi, in nome della “lotta al corporativismo dei magistrati e delle correnti”. Anche Azione di Carlo Calenda si è schierato per il Sì a tutti i quesiti. In particolare il vicesegretario Enrico Costa ha spiegato che “la presunzione d’innocenza va affermata ogni giorno e il carcere prima della condanna definitiva è una misura eccezionale, non la regola”, riferendosi al quesito sulla custodia cautelare.

Il No del Movimento 5 Stelle

Un No netto ai quesiti referendari arriva dal Movimento 5 Stelle. “I quesiti referendari sulla giustizia offrono una visione parziale e sicuramente sono inidonei a migliorare il servizio e a rendere più efficiente e più equo il servizio della giustizia” aveva detto il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, appena la Corte Costituzionale aveva approvato i quesiti, a febbraio. Più di recente, Giuseppe Conte ha dichiarato che i quesiti “sono frammenti normativi che intervengono quasi come una vendetta della politica nei confronti della magistratura. La magistratura ha delle colpe, tra cui la deriva correntizia. Di qui ad assumere, da parte della politica, un atteggiamento punitivo, ne corre. Ecco perché noi siamo assolutamente contrari al referendum e continueremo a lavorare per progetti di riforma organici e sistematici”.

La posizione di Fratelli d’Italia

Fratelli d’Italia è per il Sì per quanto riguarda la separazione delle carriere dei magistrati, la valutazione dei magistrati e la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura. Contrario, invece, alla carcerazione preventiva e la legge Severino, per i quali si esprime per il No. “La proposta referendaria sulla carcerazione preventiva – ha spiegato la leader Giorgia Meloni – impedirebbe di arrestare spacciatori e delinquenti comuni che vivono dei proventi dei loro crimini. La legge Severino deve essere profondamente modificata per le sue evidenti storture, ma la sua totale abolizione significherebbe un passo indietro nella lotta senza quartiere alla corruzione”.

Il “NI” del Partito Democratico

Il Partito Democratico, anche in questa occasione, ha le sue fratture interne e per questo ha deciso di lasciare libertà di voto ai suoi sostenitori. Il segretario Enrico Letta è per il No a tutti i quesiti referendari, ma una corrente del suo partito è per il Sì su tutti o quasi i referendum. “Io penso che una vittoria dei sì aprirebbe più problemi di quanti ne risolverebbe – ha spiegato Enrico Letta, specificando però che “il Pd non è una caserma, c’è la libertà dei singoli che resta in una materia come questa”. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, si è espresso per il Sì alla separazione delle carriere, alla custodia cautelare e alla legge Severino “per affermare il valore della presunzione di innocenza e dei diritti della difesa”. Altri esponenti come l’europarlamentare Massimo Smeriglio si sono espressi per il Sì a tutti i quesiti.

La frammentazione dei piccoli partiti di sinistra

Liberi e uguali non si è espresso nella scelta e non ha preso nessuna posizione, ma forse il silenzio è abbastanza eloquente, mentre il Partito Socialista Italiano voterà Sì a tutti e cinque. Posizione opposta per il Partito Comunista di Marco Rizzo e per Sinistra Italiana. Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, ha detto che “siamo contrari ai referendum sulla giustizia per ragioni di merito e di metodo, pensare di risolvere i problemi della giustizia con un referendum è del tutto inadeguato, molti degli argomenti che accompagnano le ragioni del sì puzzano un po’ di insofferenza contro la legalità, ad esempio la legge Severino. Penso che sia sbagliato che ci sia una differenza così marcata tra parlamentari e amministratori locali, se fai il sindaco decadi con sentenza di primo grado, se fai il parlamentare hai il terzo grado, ma il modo di correggere la stortura non è cancellare la legge Severino come vuole il referendum, è portare anche gli amministratori locali al terzo grado o comunque ridiscutere l’impianto”. Per Potere al Popolo, i referendum sollevano questioni importanti, ma per come sono posti non vanno bene ed optano per una riforma seria. “I referendum abrogativi tagliano qua e là parti di norme senza integrare lacune e correggere distorsioni, creando così più problemi di quelli che si vogliono risolvere – scrive Potere al Popolo sul suo sito -. Il sistema giustizia necessita da anni di una riforma strutturale: l’abuso della carcerazione preventiva e il mancato rispetto della presunzione di innocenza, la sospensione da incarichi amministrativi, a seguito di una sentenza non definitiva, la necessità di ridimensionare il potere delle correnti che condizionano un corretto funzionamento della magistratura, la certezza della terzietà dell’organo giudicante e l’equidistanza rispetto a quello requirente e all’avvocatura devono trovare risposta. Serve una riforma seria che garantisca tempi certi, efficienza, imparzialità e autonomia di chi ha il gravoso compito di decidere dell’altrui libertà”.

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *