L’epizoozia si sta dimostrando altamente trasmissibile e inizia ad aggredire anche gli allevamenti di suini
Imprese ed organizzazioni di rappresentanza chiedono interventi immediati, indennizzi e contenimento
La situazione attuale in UE e nel mondo
Dal 2014 un’importante epidemia di Peste Suina Africana sta interessando alcuni Paesi dell’Est Europa. La malattia è attualmente parecchio diffusa in Polonia, Germania, Estonia, Lettonia, Slovacchia, Grecia, Lituania, Romania, Ungheria, Bulgaria: ad oggi sono stati registrati migliaia di focolai negli allevamenti di suini domestici e nei cinghiali selvatici.
A settembre 2018 il Belgio ha segnalato i primi casi di malattia nei cinghiali selvatici, con un preoccupante balzo in avanti della PSA verso l’Europa occidentale. A settembre 2020 il virus è arrivato in Germania ed è stato rilevato nelle carcasse di cinghiale nelle zone immediatamente a ridosso del confine con la Polonia.
In Italia si è diffusa dai cinghiali selvatici rinvenuti in origine tra piemonte e Liguria, poi si è diffusa rapidamente anche in virtù del mancato contenimento degli stessi ungulati in diverse aree del Paese, come ad esempio Roma.
Le reazioni di Confagricoltura
“Il tempo dell’attesa e dell’indecisione è finito con il primo caso di PSA riscontrato ieri in un allevamento di suini nei dintorni di Roma. Per Confagricoltura, quanto accaduto era facilmente prevedibile ed evitabile se si fossero messe in atto le necessarie misure di prevenzione”, le parole piuttosto dirette di Massimiliano Giansanti, pronunziate nel corso degli incontri avuti nelle ultime ore con diversi rappresentanti del Governo. La Confederazione ha poi espresso forte, fortissima preoccupazione per i rischi a cui l’intero comparto suinicolo nazionale oggi è esposto ed è tornata a chiedere interventi radicali e immediati per il contenimento della popolazione dei cinghiali allo stato brado, principali vettori del virus.
Ma c’è anche un fronte aziendale, ovviamente. La stessa concretezza e velocità sono necessarie sul fronte economico, riconoscendo alle aziende colpite sostegni per gli interventi di biosicurezza e ristori per i danni. Confagricoltura ha annunciato che continuerà a tenere alta l’attenzione sul tema fino a quando non si concretizzeranno i provvedimenti ormai non più rinviabili.
Le dichiarazioni della Cia sul tema peste suina africana
Cia – agricoltori italiani, a seguito del ritrovamento di due suini infetti da PSA chiede “il risarcimento immediato per gli allevamenti e un intervento deciso con piano di abbattimento cinghiali. occorre un intervento immediato, il tempo è scaduto, servono ora interventi decisi e urgenti” il tono, deciso e minaccioso dell’organizzazione agricola.
Prandini (Coldiretti): immobilismo istituzioni, ora risarcire aziende colpite
Non ci va leggero nemmeno il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini. “Per salvare gli allevamenti occorre dare risposte concrete con il contenimento del numero di cinghiali e risarcimenti immediati alle aziende costrette ad abbattere i loro animali, vittime dell’immobilismo degli ultimi anni delle istituzioni, nonostante le tante denunce ed iniziative messe in campo da Coldiretti”. Si tratta di frasi dichiarate dopo l’annuncio del Commissario straordinario all’emergenza, Angelo Ferrari, di un piano per l’abbattimento di un migliaio di maiali in un allevamento del Lazio, dopo la scoperta di due animali positivi alla peste suina.
I timori degli allevatori non erano, dunque, infondati. Affatto. “Si è avverato ciò che non avremmo mai voluto, con la peste dei cinghiali che è arrivata all’interno di un allevamento”, non ha mancato di sottolineare Prandini, nel denunciare il pericolo che il fenomeno possa dilagare boicottando il lavoro e il sacrificio di intere generazioni e una filiera d’eccellenza del Made in Italy. “È fondamentale il coinvolgimento del Ministero della Sanità – ha poi continuato il presidente della Coldiretti – per debellare la malattia in tempi brevi e togliere i vincoli alla capacità produttiva e alle esportazioni su tutto il territorio nazionale, dove migliaia di maiali sani sono già stati abbattuti nonostante siano stati registrati due soli casi di positività”.
Peste suina africana, l’ampiezza del focolaio negli allevamenti
Sono quasi cinquantamila i maiali allevati nel Lazio a rischio per la peste suina africana (Psa), epizoozia che è spesso letale per questi animali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani e nessun problema riguarda la carne. A scatenare la diffusione della malattia è il proliferare indiscriminato dei cinghiali e per questo – recita una nota di Coldiretti – è necessario intervenire con la modifica immediata dell’art. 19 della legge 157/1992 semplificando le procedure per l’adozione dei piani di abbattimento approvati dalle regioni e il rafforzamento delle competenze dell’ufficio commissariale previsto dal Decreto Legge 17 febbraio 2022, n. 9. Il rischio – conclude Coldiretti – è che l’emergenza si allarghi e che siano dichiarate infette le aree ad elevata vocazione produttiva con il conseguente pregiudizio economico che potrebbe discendere per la filiera agroalimentare e l’occupazione in un settore strategico del made in ltaly. Insomma, c’è un aspetto economico da non sottovalutare ma è vero anche che esistono fin troppi cinghiali selvatici che orami, da anni, costituiscono un problema anche sanitario.