Dom Phillips e Bruno Pereira erano scomparsi da una settimana nella regione di Vale do Javari, nello stato di Amazonas, Brasile
Dom Phillips e Bruno Pereira erano scomparsi durante un lavoro di ricerca giornalistico. L’Unione dei popoli indigeni di Vale do Javari (Univaja) ne aveva denunciato la sparizione, ma il governo di Bolsonaro era intervenuto in maniera “troppo lenta”, secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Per la loro scomparsa era stato arrestato un sospetto, Amarildo da Costa de Oliveira, che è stato torturato. Il 13 giugno la moglie del giornalista britannico, Alessandra Sampaio, ha detto che i corpi sono stati ritrovati ma non ancora identificati
È un mistero la scomparsa e la presunta morte di Dom Phillips e Bruno Pereira, rispettivamente giornalista britannico e studioso dei popoli indigeni brasiliano di 57 e 41 anni. I due si trovavano nella regione di Vale do Javari, nello stato di Amazonas, Brasile, quando, il 6 giugno, sono scomparsi. I loro effetti personali e materiali biologici sono stati ritrovati una settimana dopo, nei pressi della casa dell’unico sospettato, mentre la moglie di Phillips, Alessandra Sampaio, afferma che i due corpi sono stati trovati legati a un albero. Erano stati visti l’ultima volta nella comunità di São Rafael domenica 5 giugno, dove avevano parlato con la moglie del leader della comunità soprannominata Churrasco. Da lì erano partiti per Atalaia do Norte, un viaggio che dura circa due ore, ma non erano mai arrivati a destinazione. L’Unione dei popoli indigeni di Vale do Javari (Univaja) ne aveva denunciato la scomparsa, specificando che viaggiavano con una barca nuova, 40 cavalli e 70 litri di benzina, sufficienti per il viaggio.”I due hanno viaggiato con l’obiettivo di visitare la squadra di sorveglianza indigena che si trova vicino alla località chiamata Lago do Jaburu, vicino alla base di sorveglianza del Funai, il National Indian Foundation, sul fiume Ituí, in modo che il giornalista potesse visitare il luogo e fare alcune interviste con gli indigeni “, spiega il quotidiano Globo, che ha seguito l’intera vicenda.
Chi erano Dom Phillips e Bruno Pereira
Il giornalista inglese Dom Phillips collaborava con il quotidiano The Guardian e con altri giornali come Washington Post, The New York Times e Financial Times. Viveva a EL Salvador dal 2007 ed era noto per il suo amore per l’Amazzonia. Aveva viaggiato molto nella regione per riferire sulla crisi ambientale brasiliana e sui problemi delle comunità indigene. Secondo The Guardian, si trovava lì per fare interviste per un libro sull’ambiente a cui stava lavorando con il supporto della Fondazione Alicia Patterson.
Bruno Perira era un impiegato della National Indian Foundation (Funai) e un riconosciuto difensore delle cause indigene. Stava accompagnando il giornalista inglese in un viaggio attraverso Vale do Javari, quando sono scomparsi. Secondo l’Unione dei popoli indigeni di Vale do Javari, Bruno Pereira era un esperto e approfondito conoscitore della regione, in quanto per anni era stato coordinatore regionale del Funai di Atalaia do Norte, ma aveva ricevuto continue minacce da taglialegna, cercatori e pescatori.
Le ricerche giudicate “troppo lente”
Le ricerche dei due dispersi erano iniziate martedì 7 giugno, ma vi partecipavano appena sei uomini su una barca, come diceva un tweet del Ministro della Giustizia e della Pubblica Sicurezza del Brasile, Anderson Torres. Un chiaro segnale di come il governo brasiliano non considerasse così urgente la loro ricerca. Il governo di Jair Bolsonaro vuole scoraggiare la presenza di giornalisti, studiosi e attivisti nelle zone dell’Amazzonia, per proseguire con la sua deforestazione, che con le politiche di Bolsonaro è aumentata del 75%. Dopo la denuncia di sparizione, Bolsonaro aveva affermato che il viaggio che i due stavano facendo in Amazzonia era “un’avventura sconsigliata” e che la regione in cui è avvenuta la scomparsa è “completamente selvaggia” e “dove tutto può succedere”. Le ricerche si sono intensificate solo dopo le durissime critiche ricevute anche dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che le aveva definite “estremamente lente” e aveva chiesto il raddoppio delle risorse e degli sforzi messi a disposizione nelle operazioni. L’Unione dei Popoli Indigeni di Vale do Javari aveva richiesto il supporto dell’Ambasciata peruviana in Brasile, nelle aree di confine nel territorio peruviano vicino al luogo della scomparsa. L’ambasciatore Rómulo Acurio aveva informato di aver immediatamente inoltrato la richiesta alle autorità peruviane. Un appello era stato lanciato anche dai redattori di giornali, organizzazioni e agenzie di stampa che avevano inviato una lettera congiunta al presidente del Brasile, chiedendo maggiori sforzi. Il documento era stato firmato dai redattori dei giornali The Guardian, The Washington Post, New York Times, Wall Street Journal, Folha de São Paulo, Associated Press, France Presse, Bloomberg News e il Centro Pulitzer, oltre a capi e rappresentanti di altri 18 veicoli e organizzazioni di comunicazione e giornalismo. Di fronte alle critiche internazionali, in un discorso ai leader riuniti al Summit delle Americhe, Bolsonaro aveva poi corretto il tiro e affermato che il governo stava “cercando senza sosta” i due scomparsi in Amazzonia.
Arrestato e torturato un sospetto
Due giorni dopo la scomparsa, la Polizia Federale aveva arrestato Amarildo da Costa de Oliveira, un abitante della zona. La madre, il fratello e il patrigno di Amarildo hanno affermato che è innocente e che è stato torturato dagli agenti di polizia che lo hanno arrestato, per costringerlo a confessare. Un gruppo di pattugliatori indigeni che era con Dom Phillips e Bruno Pereira il giorno prima della scomparsa, ha detto che Amarildo e altri due uomini avevano delle armi. Il presidente dell’Unione Javari dei Popoli Indigeni, Paulo Marubo, ha fatto sapere che Phillips aveva scattato delle foto dei tre uomini in quel momento. La famiglia di Amarildo, tuttavia, ha negato che stesse esibendo le armi. Il suo patrigno, Francisco Conceição de Freitas, ha dichiarato che erano insieme su un peschereccio e che Amarildo ha mostrato un remo, non un fucile, al gruppo in cui si trovavano Dom Phillips e Bruno Pereira, negando che stessero pescando, in una zona protetta dove questa attività è proibita ma si praticano comunque pesca e caccia illegali. Il fratello di Amarildo, Osenei, gli ha fatto visita in carcere e poi ha rilasciato un’intervista all’agenzia di stampa Associated Press in cui denunciava: “Amarildo mi ha detto che era a casa quando l’hanno ammanettato e messo su una barca. Poi lo hanno picchiato e torturato, perfino con finti annegamenti, e gli hanno spruzzato del peperoncino in faccia. Lo hanno anche drogato due volte, ma non so cosa hanno usato”. Secondo i familiari, Amarildo non ha precedenti penali ed è stato trattenuto solo una volta per trasporto di droga, accusa infondata secondo i parenti. L’arrestato ha negato qualsiasi collegamento con la scomparsa dei due uomini, dicendo che c’è stato colo un contatto visivo quando la barca è passata davanti alla sua comunità.
I corpi legati a un albero
La moglie del giornalista britannico Dom Phillips, Alessandra Sampaio, lunedì 13 giugno, una settimana dopo la scomparsa, ha affermato che i corpi di suo marito e dell’indigenista Bruno Pereira sono stati trovati. Alessandra Sampaio ha ricevuto una telefonata dalla Polizia Federale che confermava l’ubicazione di due corpi, che dovevano ancora essere esaminati per poter effettuare l’identificazione. Sempre secondo Alessandra, l’ambasciata britannica aveva già comunicato la notizia ai fratelli di Phillips. “Il rappresentante dell’ambasciata non ha descritto il luogo, ha detto che erano nel bosco ed erano legati a un albero e non erano ancora stati identificati”, ha detto al Guardian Paul Sherwood, cognato di Phillips.
La Polizia Federale non conferma
La Polizia Federale ha assicurato che “le informazioni che vengono divulgate sulla scoperta dei corpi di Bruno Pereira e Dom Phillips non sono appropriate”. Ha ribadito che si stanno analizzando “materiali biologici”, forse interiora umane, e oggetti personali degli scomparsi. Nel frattempo, anche l’Unione dei Popoli Indigeni della Valle di Javarí, che sta partecipando alla ricerca, ha negato il ritrovamento di due corpi. La polizia federale di Amazonas ha rilasciato una nota per riferire che sono stati trovati oggetti di Pereira e Phillips. Tra gli oggetti rinvenuti, secondo il comunicato, c’erano una tessera sanitaria, pantaloni, infradito e un paio di stivali appartenenti a Pereira, e un paio di stivali e uno zaino con indumenti appartenenti al corrispondente specializzato in tematiche ambientali. Gli effetti personali sono stati trovati sommersi nei pressi dell’abitazione dell’unico sospettato del caso, Amarildo da Costa Oliveira.