Envi ed Econ hanno sollevato un’obiezione alla Commissione europea sulla tassonomia del gas e del nucleare
Nel bel mezzo di una guerra che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi delle fonti energetiche, e mentre il cambiamento climatico mostra effetti sempre più devastanti, in Europa è in atto uno scontro sulla sostenibilità ecologica di gas e nucleare.
A febbraio di quest’anno la Commissione europea aveva adottato un atto delegato con cui inseriva le due fonti energetiche tra quelle “pulite”; pochi giorni fa, tuttavia, due commissioni parlamentari (Envi ed Econ) hanno adottato a maggioranza un’obiezione a quella proposta, ritenendo che gas e nucleare non presentino gli standard tecnici stabiliti nella tassonomia proposta dalla Commissione. Il prossimo passaggio dell’iter è previsto nei giorni dal 4 al 7 luglio, in una sessione plenaria del Parlamento in cui sarà sufficiente la maggioranza assoluta (353 voti) per confermare l’obiezione e “stoppare” di fatto le due fonti energetiche. Le conseguenze pratiche di questo scenario sono facilmente intuibili: finanziare nuovi impianti costerebbe di più.
Dati alla mano: col nucleare si abbattono le emissioni di CO2 molto più che con le rinnovabili
Per capire quanto il nucleare sia importante per decarbonizzare la produzione energetica è sufficiente dare un’occhiata al sito electricityMap, un progetto Open Source che monitora in tempo reale l’intensità di carbonio (espressa in gCO2/kWh) di alcuni Paesi nel mondo, colorando in verde quelli a più basse emissioni e in una scala crescente di rosso/nero quelli più inquinanti. Cliccando sui singoli Paesi è possibile indagare quali sono le fonti di produzione energetica.
Un semplice raffronto tra Francia e Germania rende chiara la situazione. Il primo, che produce oltre la metà del proprio fabbisogno energetico col nucleare e assai poco dalle rinnovabili, ha un’intensità di carbonio pari a 95gCO2/kWh al momento della consultazione; viceversa la Germania, che negli ultimi decenni ha investito centinaia di miliardi di euro sulle rinnovabili (arrivando a produrre da esse il 56% del propriro fabbisogno) riducendo al contempo di parecchio il nucleare, risulta ben più inquinante (317gCO2/kWh ).
Come si spiega tutto ciò? Con un concetto abbastanza intuitivo: il capacity factor, ossia il rapporto percentuale tra l’energia effettivamente prodotta da una fonte e quella teoricamente producibile. In parole semplici: fatto 100 la quantità di energia che una fonte può teoricamente produrre, se quella effettivamente prodotta è 57, avremo un capacity factor del 57%.
Come ha spiegato il fisico e divulgatore Luca Romano (alias L’avvocato dell’atomo), nel caso delle fonti rinnovabili il capacity factor è piuttosto basso: 18% in media per il fotovoltaico, meno del 30% per l’eolico. E ciò dipende banalmente dalla natura stessa delle fonti: sole e vento non sono disponibili sempre, e soprattutto non alla stessa intensità. Viceversa, i reattori nucleari hanno un capacity factor superiore al 92%.
Il basso rendimento delle fonti rinnovabili costringe i tedeschi a fare ricorso alla fonte più inquinante in assoluto, ossia il carbone: al momento della consultazione di electricityMap, il Paese produceva il 26% di energia da questa fonte, contro lo 0,05% della Francia.
Scorie: poche e in parte riciclabili
Lo scetticismo sul considerare il nucleare come fonte “green” deriva principalmente dal tema della gestione delle scorie, in particolare per quanto riguarda il loro stoccaggio e riciclo. Anche su ciò, tuttavia, Romano ha esaustivamente spiegato che le c.d. scorie nucleari sono pochissime e che una parte consistente di quel materiale può essere riciclato.
Terrorismo mediatico decennale
Il problema principale del nucleare, dunque, era e resta di natura politica. Decenni di disinformazione e narrazione distorta hanno trasformato questa fonte in uno spauracchio agli occhi di buona parte della popolazione occidentale; o, per meglio dire, di quella che vive in Paesi che non hanno centrali. Non solo giornalisti e partiti politici, ma anche film, fumetti e persino cartoni animati (sebbene alcuni con intenti satirici, ad esempio I Simpson) hanno fissato nella mente dell’opinione pubblica l’idea che le centrali nucleari siano luoghi estremamente pericolosi, bombe ad orologeria pronte ad esplodere e fare disastri irreparabili. In verità, ad oggi, l’unico vero disastro accaduto è quello di Chernobyl, dovuto però esclusivamente ad una incredibile sequela di errori umani. Errori che non sono stati ripetuti altrove, come sanno bene i francesi o qualunque altro Paese dotato di impianti.