La ministra degli interni Priti Patel ha dato il consenso al trasferimento del giornalista che nel 2010 ha pubblicato documenti segreti del governo americano sui crimini di guerra compiuti dai soldati degli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan
Da Wikileaks e da Amnesty International proteste per la decisione
Julian Assange sarà estradato. La ministra dell’Interno inglese Priti Patel ha ordinato il trasferimento negli Stati Uniti del giornalista che attraverso la piattaforma Wikileaks pubblicò i documenti secretati da governo americano sui crimini di guerra commessi dai propri soldati in Iraq e in Afghanistan. Negli Stati Uniti Assange rischia un processo per 18 capi di accusa connessi a reati di spionaggio, per i quali può subire una condanna fino a 175 anni di carcere.
L’attivista ha 14 giorni di tempo per presentare ricorso. Se l’appello verrà rigettato l’attivista potrà rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, un organismo che fa parte del Consiglio d’Europa, un’istituzione alla quale aderisce anche l’Inghilterra.
Assange è recluso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsch dal 2019, anno in cui la giustizia inglese ha cominciato a esaminare la richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti. Sul caso di Assange l’Onu due volte ha espresso le proprie perplessità: la prima nel 2015 quando un gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria ha stabilito che la detenzione del fondatore di Wikileaks da parte del Regno Unito e Svezia è stata arbitraria e ha violato due articoli della dichiarazione internazionale dei diritti umani e sei della convenzione internazionale dei diritti civili e politici. Nel 2019 il relatore speciale dell’Onu sulle torture Melzer dopo aver visitato Assange in carcere ha affermato che questo presentava i sintomi associati alle torture psicologiche e andava rilasciato.
Le motivazioni della decisione
Una nota rilasciata dall’Home Office ha chiarito le cause giuridiche della decisioni: “In base all’Extradition Act 2003, il Segretario di Stato deve firmare un ordine di estradizione se non vi sono motivi per vietare l’ordine. Le richieste di estradizione vengono inviate al ministro dell’Interno solo una volta che un giudice decide che può procedere dopo aver considerato vari aspetti del caso”. In un passo successivo del comunicato viene spiegato che: “In questo caso, i tribunali del Regno Unito non hanno ritenuto che sarebbe oppressivo, ingiusto o un abuso di processo estradare il signor Assange. Né hanno ritenuto che l’estradizione sarebbe incompatibile con i suoi diritti umani, compreso il suo diritto a un processo equo e alla libertà di espressione, e che mentre si trova negli Stati Uniti sarà trattato in modo appropriato, anche in relazione alla sua salute”. Un altro passo della nota chiarisce infine che :“Il ministro dell’Interno non può prendere in considerazione i diritti umani o le questioni di salute nei casi di estradizione. Spetta a un giudice decidere se l’estradizione viola o meno i diritti umani di un individuo, o se la sua salute rende ingiusto o opprimente l’estradizione”.
La reazione di Wikileaks e di Amnesty International
La notizia della concessione dell’estradizione da parte da parte dell’Inghilterra ha provocato le proteste di diverse organizzazioni. Da Wikileas è arrivato un commento molto duro verso la ministra dell’interno inglese: “Questo è un giorno oscuro per la libertà d’informazione e la democrazia inglese. Chiunque nel paese tiene alla libertà di espressione dovrebbe vergognarsi profondamente che la ministra degli interni abbia approvato l’estradizione di Julian Asssange negli Stati Uniti, il paese che ha tramato il suo assassinio. Julian non ha fatto niente di sbagliato. Non ha commesso alcun crimine e non è un criminale. E’ un giornalista e un editore. E viene punito per aver fatto il suo lavoro”. La nota di Wikileaks ha proseguito spiegando che: ”Era in potere di Priti Patel fare la cosa giusta. Invece, sarà ricordata per sempre come complice degli Stati Uniti nella loro agenda per trasformare il giornalismo investigativo in un’impresa criminale. Le leggi straniere adesso determinano il limite della libertà d’informazione in questo paese, e il giornalismo che ha vinto i premi più prestigiosi dell’industria è stato considerato un reato estradabile e degno di un ergastolo”.
Anche l’organizzazione per i diritti umani Amnesty International ha commentato negativamente la notizia dell’estradizione: ”Questa decisione pone Assange in grande pericolo e invia un messaggio agghiacciante ai giornalisti in ogni parte del mondo”. Ha dichiarato Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International, che ha proseguito spiegando quale pericolo, dal punto di vista dei diritti umani, corre il fondatore di Wikileaks: “Se l’estradizione andrà avanti, Assange correrà il grande rischio di essere posto in isolamento prolungato, in violazione del divieto di maltrattamenti e torture. Le assicurazioni diplomatiche fornite dagli Usa, secondo le quali Assange non sarà tenuto in isolamento, non possono essere prese sul serio dati i precedenti. Chiediamo al Regno Unito di non estradare Assange e agli Usa di annullare le accuse affinché Assange sia liberato”. Ha concluso Callamard.
Marco Orlando