Un blando scetticismo era calato dopo la fine della terza stagione di Stranger things. La nota serie tv pareva aver esaurito le ragioni sedimentate nell’obiettivo narrativo.
Ma deposta la spocchia, abbiamo guardato il primo volume della quarta stagione (sette intensi episodi), e ora aspettiamo luglio 2022, quando l’opera ideata da Matt e Ross Duffer tornerà sulla piattaforma Netflix per svelarci il finale.
In premessa
Il grande successo della prima stagione, e il finale aperto, avevano spinto ovviamente la produzione a proseguire. Tuttavia la seconda stagione si era rivelata un flop, non nel riscontro del pubblico, ma nella narrazione, nel susseguirsi di scadenti escamotage utilizzati per riempire il vuoto di idee. Personaggi incompiuti erano giunti e scomparsi lasciandoci incerti. La terza stagione aveva debolmente sollevato il nostro interesse, ma il rischio di una ripetizione ciclica e scontata dei fatti già raccontati era forte. Sconfitto ripetutamente il demogorgone, scoperta la sua realtà parallela, le sue propaggini immaginifiche, cos’altro poteva accadere?
La quarta stagione finalmente
Quasi ogni recensione dentro e fuori dal web riporta alcuni riferimenti letterari e cinematografici che hanno ispirato la serie fin dal principio. E giacché riteniamo le attribuzioni corrette, nemmeno noi ci facciamo mancare la generosa sequenza di segnalazioni. I Goonies, innanzitutto, dell’accoppiata Steven Spielberg/Richard Donner, che uscì nel 1985, metteva insieme un gruppo di giovanissimi a caccia di leggende pirata. Poi Stephen King ha (inconsapevolmente) fatto quasi tutto il resto. Dai suoi libri e dai film che ne sono stati tratti, gli autori di Stranger things (e non solo loro), hanno tirato fuori un mondo. I protagonisti di IT con le paure e le debolezze che si portano dietro nell’età adulta, l’avventura che vivono i ragazzi di Stand by me, hanno posto le basi. Ma se lì risiedeva il punto di partenza, nella quarta stagione (volume uno ovviamente), l’omaggio al re è più forte, inappellabile.
La scena in cui Undici è vittima di bullismo, richiama Carrie, lo sguardo di Satana (se non l’avete fatto, guardate il film che Brian De Palma ha tratto dal libro di King). E quel che Undici vivrà nel laboratorio dove viene condotta per recuperare il poteri smarriti spalanca la finestra su L’istituto, tra i più recenti romanzi del maestro (che dal proprio profilo twitter ci ha fatto sapere di aver guardato e apprezzato la serie). Il nuovo nemico, il terribile Vecna, più potente del vecchio demogorgone, e suo probabile domino, tratteggia nell’aspetto l’antico Freddy Krueger di Nightmare.
Chiariamolo, non c’è assolutamente da gridare al plagio, allo scandalo. Stranger things 4, come ogni opera di buonsenso, mostra conoscenza della letteratura, e sa andare ben oltre i tomi studiati. Il plot ci mette davanti vari filoni. Undici, orfana dei poteri e del padre adottivo, il difensore della legge Jim Hopper, si è trasferita in California con Joyce e con i figli della donna. Ben presto Joyce partirà, direzione Unione Sovietica dove Hopper è stato imprigionato, allo scopo di salvarlo. Timore e ilarità segnano questa inesperta sortita al sapore di fanta-spionaggio. Intanto il governo americano (materialmente l’esercito) tenta di rapire Undici, ma la missione subisce una frenata perché Undici si è messa in cammino. Giunta in un bunker-laboratorio, lavora per recuperare i propri poteri, scavando nel passato e mostrandoci eventi inaspettati ma ben costruiti e assolutamente plausibili. Scopriremo così, gradualmente, il punto da cui ogni cosa ha avuto origine. Intanto a Hawkins sta imperversando Vecna, mostro sanguinario dotato di poteri e crudeltà smisurate. Le sue scorribande omicide sconfinano nelle più tradizionali ambientazioni horror, donandoci tratti di sana paura. La colonna sonora anni ottanta andrà oltre lo storytelling, la musica è concretamente protagonista.
Siamo profondamente contrari agli spoiler, per cui non vi sveliamo nulla di più rispetto allo sviluppo delle vicende, ma in tutta onestà vi invitiamo a guardare questa quarta stagione, la migliore. Alla fine di ogni episodio si è manifestato in maniera abbastanza decisa il desiderio di andare avanti perché la costruzione funziona, le varie storie si toccano nella giusta misura, entrano in relazione. Alla fine i pezzi si ricompongono, e mettono grande aspettativa in vista del volume due.