Ucciso un bambino di 11 anni
Prosegue la guerra della Turchia contro il Kurdistan. I droni turchi hanno bombardato l’edificio del Consiglio popolare di Sinunê a Şengal e un negozio adiacente. Due finora le vittime accertate, ma il numero esatto dei morti e dei feriti non è ancora disponibile. Il bilancio a due mesi dall’inizio della guerra
Sono trascorsi ormai due mesi dall’inizio della guerra che la Turchia ha scatenato in Kurdistan, con la complicità della Nato e il silenzio internazionale. La mattina del 15 giugno un attacco di droni turchi ha colpito l’edificio del Consiglio popolare di Sinunê a Şengal, Sinjar in iracheno, e un negozio adiacente. Sono due finora le vittime accertate, il proprietario della cartoleria bombardata, Xidir Şivan Naso, e suo nipote Salih Xidir Naso, di 11 anni, ma il numero esatto dei morti e dei feriti non è ancora disponibile. Si parla di almeno sei persone rimaste ferite, tra cui il giornalista Salih Berces, che lavora per la stazione yazida Çira TV. Berces è stato portato in un ospedale di Mosul. La regione di Şengal nel nord dell’Iraq è l’ultima area di insediamento yazida. Nel 2014 in questa zona, l’Isis ha commesso quello che è a tutti gli effetti un genocidio, cercando di sterminare la popolazione yazida. L’esercito iracheno e i peshmerga del KDP, il Partito Democratico del Kurdistan, lasciarono indifesa la popolazione yazida nell’attacco dell’ISIS. A difendere la popolazione c’erano le YPG e le YPJ, le Unità di Protezione Popolare e le Unità di Protezione delle Donne, assieme di guerriglieri del PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan fondato dal leader ed ideologo Abdullah Öcalan, detenuto in una prigione di massima sicurezza nell’isola di Imrali, in Turchia, dal 1999. Dalla liberazione della regione dall’Isis, però lo Turchia guidata da Recep Erdoğan ha cercato di completare il genocidio iniziato.
L’esercito turco sta inoltre portando truppe e mezzi militari anche nella zona di Şirnak, in Bakur, nel territorio vicino le montagne di Cudi. Si tratta di una zona già colpita da Erdoğan, ma negli ultimi giorni la presenza delle truppe turche sta diventando più massiccia.
Nel Rojava, invece, dall’inizio dell’anno 25 persone sono state uccise nel campo di Al Hol, vicino Hesekeh, il campo dove vivono migliaia di componenti dell’ISIS con le famiglie, in attesa che un tribunale internazionale se ne prenda carico. Si parla di circa 30.000 persone dell’Iraq, 18.000 dalla Siria e 8.000 famiglie di jihadisti. Viene considerato uno dei posti più pericolosi del mondo e la capitale segreta dell’Isis. Nelle ultime due settimane nella zona sono stati trovati i cadaveri di due donne.
Il bilancio di due mesi di guerra
Il Centro stampa delle Forze di difesa popolare (HPG) ha pubblicato un bilancio di guerra degli ultimi due mesi, dal 14 aprile, giorno in cui è iniziata l’offensiva turca, al 14 giugno. “L’esercito turco è impotente contro la nostra resistenza – spiega il comunicato -. Pertanto, ha fatto ricorso ai metodi più sporchi e ha utilizzato armi chimiche ed esplosivi 779 volte. Questi atti sono crimini di guerra. I guerriglieri hanno compiuto molte azioni coordinate nel corso della loro offensiva e hanno colpito duramente le forze d’invasione. Le nostre forze armate si sono imbattute nei corpi di almeno 30 soldati, anche alti ufficiali militari, le cui carte d’identità, armi ed equipaggiamento sono stati confiscati. I nostri compagni morti sono 58, 13 dei quali in attacchi con armi chimiche”. La Turchia mostra i muscoli ai media, dicendo che sta ottenendo grandi vittorie anche grazie alle tecnologie militari, ma la realtà è che sta cercando di nascondere le sue perdite. L’HPG informa infatti che “nonostante lo stato turco stia utilizzando la tecnologia militare più avanzata, con il supporto della Nato, l’uso di traditori e collaboratori curdi e il bombardamento delle aree di resistenza, colpite migliaia di volte con obici, mortai ed elicotteri d’attacco e bombardamenti con jet da combattimento, non è stato in grado di ottenere vittorie. L’esercito turco è bloccato a Zap e quindi ha esteso i suoi attacchi alle aree a ovest del fiume Zap nella notte del 25 maggio, ma non è stato in grado di raggiungere il suo obiettivo”. La conoscenza del territorio da parte dei curdi si è dimostrata fondamentale, “una forma efficace di guerriglia moderna. Sebbene lo stato turco abbia effettuato centinaia di operazioni contro le nostre forze, sia nelle aree di difesa di Medya che nel Kurdistan settentrionale, non ha potuto ottenere alcun risultato. Le nostre forze hanno lasciato che la stragrande maggioranza di queste operazioni finisse nel nulla e hanno inferto duri colpi agli occupanti”.