Nel Golfo di Trieste, con l’autorizzazione dell’autorità portuale, i titolari di una cantina hanno stoccato sul fondo del mare, a 22 metri di profondità
Circa 6mila bottiglie di Prosecco Trieste doc per farle “maturare” almeno sino alla fine dell’anno
Una cantina in fondo al mare, 22 metri per la precisione. Pur trattandosi di una tecnica già conosciuta e sperimentata, in particolar modo all’estero,per il porto di Trieste è un segnale importante nell’ottica di attrazione di progetti innovativi e di sviluppo nell’area industriale ed agroalimentare, verso le quali sta puntando l’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale. Il porto triestino continua ad attrarre progetti innovativi e guarda a nuovi spazi di concessione. Anche sott’acqua, con l’insediamento di operatori concessionari “subacquei”. Sostenendo lo sviluppo di attività legate alla blue economy, alla sostenibilità ambientale, ma anche al settore vitivinicolo. Per la prima volta un Prosecco riscopre la tecnica di maturazione in fondo al mare. Si tratta di un Prosecco del tutto particolare, il Trieste Doc, prodotto in una zona, l’altopiano del Carso, che presenta condizioni uniche in termini di qualità del terreno e del clima. Il progetto in questione è particolarmente innovativo e non solo per il settore vinicolo del territorio, ma anche per lo sviluppo di un nuovo modo di intendere il porto del futuro, con potenziali sinergie e applicazioni di studio in ambito scientifico.
L’idea è dell’azienda Parovel con sede a San Dorligo della Valle, che ha chiesto una concessione demaniale marittima semestrale di una piccola area di 67 mq, sul fondo dello specchio acqueo antistante il lato interno della diga Luigi Rizzo, in Punto Franco Nuovo. L’obiettivo è quello di creare una cantina subacquea e posizionare 14 casse in acciaio, a scopo di maturazione. I fratelli Elena ed Euro (si chiama proprio così) Parovel hanno da poco sperimentato la tecnica dell’underwater wines, che consiste appunto nel far maturare il vino imbottigliato con la pressione e le correnti del golfo.
“Il vino prescelto – spiega Elena Parovel a capo dell’azienda specializzata nella produzione di vini ed olio extra vergine d’oliva autoctoni – sarà il Prosecco Trieste DOC. Abbiamo scelto una piccola e pregiata produzione di uva Glera (uva da cui deriva il Prosecco DOC) coltivata in una porzione di terra prospiciente il golfo di Trieste, certificata DOC. La vendemmia 2021 ha dato un ottimo raccolto che ci ha permesso di produrre il Prosecco Trieste DOC, spumante di alta qualità e tipicità”. Ora le uniche 6000 bottiglie prodotte riposeranno in fondo al mare nel golfo di Trieste per 6 mesi. Una volta riemerse in superficie, ad affinamento raggiunto, saranno pronte per essere degustate. L’affinamento sotto acqua è una pratica di cui ci sono poche esperienze in Italia (una addirittura in un lago), ma ancora molto rara in quanto non è facile poterla mettere in pratica, e non solo per gli aspetti economici ma anche per quelli burocratici. Si tratta di un metodo che sta avendo fortuna. Secondo gli esperti di vinificazione i vantaggi sono notevoli, sia per la stabilità delle condizioni di maturazione, dovuta alla pressione sottomarina, sia per la temperatura, più o meno costante.
Per Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità portuale giuliana, è un’ottima idea. “Ben vengano richieste come questa, perfettamente in linea con la nostra idea di porto. Dove il potenziale e l’attività produttiva non deve svilupparsi solo sulla superficie delle banchine, ma anche sott’acqua, sul fondo del mare. Il porto è tridimensionale: terra, mare, cielo possono e devono essere utilizzati sinergicamente in modo innovativo”. Va rilevato che la vinificazione sott’acqua è una tecnica sostenibile, non necessitando di locali dedicati o lavorazioni meccaniche tipiche di una cantina in superficie; ci pensa il mare, infatti, a far maturare il vino in modo naturale e in assenza di luce, cullato dal moto ondoso. Ma soprattutto, è un campo che offre ampie possibilità di collaborazione con il mondo scientifico locale, come rileva ancora D’Agostino: “Il golfo di Trieste è il luogo ideale per avviare questo tipo di progettualità. Biologi, fisici, chimici potrebbero dare un notevole contributo al miglioramento dei processi di questa tecnica – ancora sperimentale – e studiare l’effetto che temperatura, pressione, profondità, correnti ed assenza di luce provocano alle molecole di una bottiglia immersa in profondità”.
Una volta riemerso in superficie, ad affinamento raggiunto, il prosecco sarà pronto per essere degustato. Cin cin.