Comitato 6 gennaio, implicata Ginni Thomas, moglie del giudice della Corte Suprema Clarence Thomas

Ginni e Clarence Thomas Ginni e Clarence Thomas

Il comitato d’inchiesta sull’assalto a Capitol Hill, avvenuto il 6 gennaio 2021, ha emesso un ordine di comparizione nei confronti di Virginia “Ginni” Thomas, moglie del giudice della corte suprema Clarence Thomas. Lo riferiscono alcuni membri del comitato che stanno indagando sul ruolo avuto dalla donna nel piano per ribaltare il risultato delle elezioni del 2020.  

L’assalto a Capitol Hill è stato uno degli avvenimenti più drammatici della storia americana. Proprio in questi giorni, la trasmissione delle sessioni del January 6 Comittee stanno registrando record di ascolti, con circa 20 milioni di Americani che seguono attentamente dal vivo gli interrogatori dei testimoni chiave e la ricostruzione degli eventi attraverso filmati, registrazioni telefoniche, email e post sui social.

Notizie sulla possibile implicazione di Ginni Thomas avevano cominciato a circolare già subito dopo l’assalto, quando era emersa la sua appartenenza all’organizzazione “Stop the Steal!” (il gruppo che aveva organizzato il rally del 6 gennaio) a seguito di alcuni suoi messaggi sui social. Più avanti erano emersi dettagli che lasciavano intendere che il suo ruolo non fosse stato limitato alla semplice organizzazione di pullman per portare i manifestanti a Washington DC ma fosse più serio.

Nel corso delle indagini sono stati rinvenuti ventinove messaggi che dimostrano che Ginni Thomas aveva invitato a più riprese Mark Meadows, il Chief of Staff di Trump, ad operarsi per ribaltare il risultato elettorale. In alcuni di questi messaggi, Ginni Thomas riferiva di avere avuto conversazioni “a riguardo” anche con “Jared” (possibilmente Jared Kushner, il genero di Trump).

È stato appurato inoltre che Ginni Thomas era in contatto con John Eastman, l’avvocato attivista di estrema destra e consigliere di Trump che aveva esercitato pressioni sul vicepresidente Mike Pence perché certificasse le elezioni a favore di Donald Trump.

Alcune settimane fa, il giudice del tribunale distrettuale degli Stati Uniti David Carter aveva ordinato a Eastman di consegnare i 159 documenti richiesti dal comitato che non erano protetti dal privilegio avvocato-cliente. Chiamato a testimoniare davanti alla commissione, Eastman ha invocato il quinto emendamento, avvalendosi della facoltà di non rispondere per ben 100 volte. Precedentemente, subito dopo gli eventi del 6 gennaio 2021, aveva chiesto a Trump la grazia presidenziale (che non era stata concessa).

Stephen Gillers, un prominente professore di legge ed etica giudiziaria, ha dichiarato che a causa dell’implicazione diretta della moglie, il giudice Clarence Thomas dovrebbe assolutamente astenersi dal prendere parte in qualsiasi decisione inerente casi che riguardano l’insurrezione del 6 gennaio 2021.

Da mesi, molti americani chiedono le dimissioni di Clarence Thomas dalla Corte Suprema, ma il giudice non ha mostrato di avere intenzione di farlo. Né si è astenuto da decisioni della Corte Suprema sugli eventi inerenti il 6 gennaio, avendo già partecipato alle sedute di due casi. A breve potrebbe anche avere un ruolo nella decisione in merito alla causa intentata contro Eastman e ciò – in considerazione dell’implicazione della moglie, provata da molteplici email con Eastman in possesso del comitato – costituirebbe un serio conflitto d’interessi. 

Purtroppo, non sembrano al momento esistere meccanismi per costringere un giudice della Corte Suprema ad astenersi dal partecipare a decisioni in cui vi sia un conflitto d’interessi. Per gli Stati Uniti si profila una grave crisi costituzionale.

Riguardo alla convocazione da parte del comitato, Ginni Thomas ha dichiarato che non si asterrà dal comparire:  “Non vedo l’ora di fornire chiarimenti e di parlare con loro”.

Intanto si attende la testimonianza chiave del repubblicano dell’Arizona, Rusty Bowers, uno dei funzionari contattati da Trump e dalla Casa Bianca mentre cercavano di ribaltare i risultati elettorali. Ci si aspetta che a Bowers venga chiesto delle email ricevute da Ginni Thomas in cui lo esortava a far sì che l’Arizona scegliesse il proprio gruppo di elettori a favore di Trump ignorando il voto popolare per Biden.

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