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Insieme per il futuro: a chi guarda Luigi Di Maio dopo lo strappo col Movimento 5 Stelle

Sta circolando in rete il video in cui Luigi Di Maio, in un tempo ormai lontano, attaccava i voltagabbana della...

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Sta circolando in rete il video in cui Luigi Di Maio, in un tempo ormai lontano, attaccava i voltagabbana della politica, denunciandone l’attaccamento alla poltrona. Assicurava che nel Movimento 5 Stelle chi fosse venuto meno agli accordi avrebbe dovuto lasciare gli incarichi istituzionali

Oggi il voltagabbana è proprio il Ministro degli esteri che è uscito dal M5S e ha fondato un gruppo parlamentare autonomo portandosi dietro oltre sessanta parlamentari tra Camera dei Deputati e Senato

Insieme per il futuro

Insieme per il futuro, il nome del gruppo formato dal ministro Di Maio, richiama due concetti obsoleti e abusati nella politica italiana. C’è il richiamo all’unità (“insieme”) in un contesto in cui ci si separa frequentemente e senza troppo senso di colpa, e il concetto di cambiamento (“futuro”) così paradossale se si considera che questa aggregazione nasce da una modalità tra le più stagionate a Palazzo Montecitorio. Non ripetiamo l’elenco dei parlamentari che sono transitati dalla precedente formazione a questa ‘nuova’, ma sottolineiamo l’abilità dell’ex capo politico del Movimento che ha saputo ereditare una squadra di fidati, e che ha raccolto il malcontento di alcuni rimasti ai margini con l’arrivo di Giuseppe Conte alla guida dei grillini. Che Luigi Di Maio potesse rispettare la regola dei due mandati, vincolo inattaccabile dei 5 stelle fin dal principio, era roba da creduloni cronici. Scaltro come pochi Di Maio divenne Deputato non ancora trentenne, il 13 marzo 2013, e pochi giorni dopo Vicepresidente della Camera dei Deputati. Intanto la sua scalata era proseguita anche nel Movimento 5 Stelle dove aveva preso il timone divenendo capo politico nel 2017 e candidandosi contestualmente alla carica di Presidente del Consiglio. Ministro del lavoro, Ministro dello sviluppo economico e vicepremier nel primo Governo Conte, si è trasferito alla Farnesina nei governi Conte bis e Draghi. Spaccando il M5S ha ‘dichiarato’ l’ambizione a una lunga carriera, lo sguardo interessato alla Nato, l’appoggio incondizionato al Governo Draghi di cui celebra l’impegno. E visto che il gruppo parlamentare appena fondato non vivrà a lungo, certamente saranno già in corso ragionamenti sul dopo. Di Maio e i suoi fedelissimi salteranno in un altro partito o parteciperanno alla costruzione di un nuovo soggetto insieme ad altri naviganti della vecchia politica. Da qui alle prossime elezioni politiche verranno delle sorprese non più sorprendenti.

Uno non vale l’altro

Almeno gli rendiamo atto della sincerità mostrata abbandonando il vecchio slogan “uno vale uno” e annunciando il nuovo “uno non vale l’altro”. Chiarisce così la differenza tra chi è passato con lui e chi rimarrà nell’antica casa, tra chi è all’altezza di ricoprire incarichi prestigiosi e chi trasuda passato nostalgico, sognando un sogno da illusi, quello per cui si è uguali, si conta tutti allo stesso modo. Dopotutto una personalità come la sua, venuta dal nulla e capace di scalare i palazzi di quel potere un tempo inviso, di prenderne possesso, come potrebbe sentirsi pari all’ultimo attivista pentastellato?

Da Matteo Renzi a Enrica Sabatini

Le dichiarazioni dopo la nascita di Insieme per il futuro sono state immediate e varie. La più significativa arriva forse da Matteo Renzi che fu spesso attaccato da Di Maio, all’epoca vergine in cambi di casacca. A chi ha domandato se sia possibile un’alleanza futura, Renzi ha risposto: “Dibattito lunare, surreale. Non si sa nemmeno con che legge elettorale si andrà a votare”.

Secondo Giorgia Meloni mai prima d’ora si era vista: “una scissione di partito per continuare a stare nello stesso governo e votare gli stessi atti”.

Ancora una volta le riflessioni più interessanti arrivano da Lady Rousseau. Ad Adnkronos Enrica Sabatini ha dichiarato: “L’obiettivo di Luigi va oltre Insieme per il Futuro: credo che lui voglia arrivare alla Nato insieme a Draghi. Dopo che hai fatto il ministro, dopo che hai avuto così tanto potere dubito che poi tu voglia metterti a fare il deputato semplice o il presidente di una Commissione. Questa posizione così atlantista è troppo esplicita. Nelle sue conclusioni, che sono la parte più importante di un discorso, ieri Di Maio ha citato proprio Draghi”.

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