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Colombia, la guerriglia apre alla pace dopo la vittoria di Gustavo Petro

L’ELN vuole riprendere il processo di pace, interrotto nel 2018 L’Esercito di Liberazione Nazionale, ELN, uno dei gruppi di guerriglia...

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L’ELN vuole riprendere il processo di pace, interrotto nel 2018

L’Esercito di Liberazione Nazionale, ELN, uno dei gruppi di guerriglia attivi in Colombia, apre al nuovo presidente Gustavo Petro, per riprendere il processo di pace. Petro è stato militante di un gruppo di guerriglia quando era giovane, l’M-19. Pacificazione, traffico di droga e transizione ecologica sono tra i principali temi dell’agenda del neo presidente

L’Esercito di Liberazione Nazionale, ELN, uno dei gruppi di guerriglia attivi in Colombia, apre al nuovo presidente Gustavo Petro, per riprendere il processo di pace. “L’ELN mantiene attivo il suo sistema di lotta e resistenza politica e militare, ma anche la sua piena volontà di avanzare in un processo di pace che dia continuità al Tavolo delle conversazioni iniziato a Quito nel febbraio 2017”, ha affermato la guerriglia in una nota. La pacificazione della Colombia è una delle sfide più importanti per Gustavo Petro, il primo presidente di sinistra della storia del Paese. Petro ha assicurato di voler riprendere il piano di pace dell’ex presidente Juan Manuel Santos (2010-2018), dalla piena attuazione dell’accordo di pace firmato con le FARC, alla ripresa dei negoziati con l’ ELN. Un accordo con l’ELN, ha poi sottolineato, “era a metà strada ma dovrebbe essere accelerato e potrebbe, a seconda dell’ELN, ricreare un clima di pace e di progresso democratico”. Nel suo primo messaggio da presidente eletto, Petro ha chiesto un grande accordo nazionale che includa “non solo coloro che hanno preso le armi, ma quella maggioranza silenziosa di contadini, indigeni, donne e giovani”.

I negoziati di pace

Il governo Santos e l’ELN avevano avviato negoziati di pace a Quito nel febbraio 2017, che nel maggio 2018 erano stati trasferiti all’Avana, dove l’ultimo ciclo di colloqui si era concluso senza progressi all’inizio di agosto dello stesso anno. Da allora i colloqui sono stati sospesi a causa della richiesta del governo guidato da Iván Duque, che ha preceduto Petro. Duque chiedeva che l’ELN rilasciasse tutti gli ostaggi in suo potere e rinunciasse a questa e a tutte le sue attività criminali. I rapimenti sono da sempre fonti di finanziamento e strumenti politici per i gruppi di guerriglia colombiani. L’ELN nel 2019 ha attaccato la scuola dei cadetti di Bogotá provocando 22 morti. Il governo per questo ha chiesto a Cuba di consegnare i negoziatori che si trovavano all’Avana, ma l’isola ha invocato protocolli diplomatici per non ottemperare a tale richiesta. Petro, quando era candidato, ha assicurato che se il protocollo con Cuba fosse stato firmato, sarebbe stato rispettato e sarebbero ripresi i negoziati di pace falliti. Nel comunicato di guerriglia, l’ELN avverte anche il nuovo presidente che se non metterà in atto “cambiamenti che ci portino a superare il clientelismo e rimuovere la violenza dalla politica, avanzeranno piani di inclusione sociale che includano occupazione e impegni per la maggioranza”, non avrà il sostegno del “movimento popolare”. “Se verrà installato per fare ‘più o meno lo stesso’, le persone nelle strade chiederanno cambiamenti con più veemenza rispetto al 2019 e al 2021”, ha assicurato la guerriglia. I guerriglieri, che si sono rafforzati durante l’ultimo governo colombiano guidato da Duque, hanno stilato una lista di cause che li vedono combattere, come la “dottrina della sicurezza nazionale” del governo e “il vecchio regime clientelare violento, mutato oggi in corrotto e mafioso”.

L’ELN, tra l’altro, ha rapito e fatto sparire la prima figlia di Rodolfo Hernández, l’altro candidato alla presidenza della Colombia. Juliana Hernández, nel 2004, durante una vacanza in una fattoria, dove era andata con delle compagne di Università, è stata rapita da criminali comuni che l’hanno poi consegnata all’ELN. Di lei non si è saputo più nulla, nonostante le ricerche siano proseguite fino al 2021. Di recente, Rodolfo Hernández ne ha dovuto dichiarare la morte, ma anche lui avrebbe voluto i negoziati di pace se fosse stato eletto presidente.

La guerriglia di Petro

Gustavo Petro, a 17 anni, divenne un militante del Movimento di guerriglia urbana 19 aprile, conosciuto come M-19. Il nome di battaglia era “Comandante Aureliano” in onore del colonnello Aureliano Buendía, un personaggio del romanzo “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez. Nel 1985, Petro fu catturato e condannato per detenzione illegale di armi e cospirazione. È rimasto in carcere fino al 1987 e dopo il suo rilascio ha partecipato a negoziati per soluzioni pacifiche, sebbene non abbia mai avuto un ruolo di leadership all’interno della struttura dell’M-19.

La lotta al traffico di droga, con la legalizzazione della cannabis

Un altro dei gravi problemi che destano preoccupazione in Colombia è il traffico di droga. Petro ha detto che questa questione deve essere inclusa nei colloqui con gli Stati Uniti . Negli “ultimi 40 anni il traffico di droga si è rafforzato. Ha più potere di prima, più capacità di prima”, ha detto Gustavo Petro. Ha affermato che le politiche hanno fallito in entrambi i paesi, specificando che se vengono utilizzati solo “fucili, fumigazione o estradizione”, ciò che si ottiene è che la criminalità e la delinquenza aumentano. “Per essere efficace nella lotta contro il traffico di droga, la Colombia dovrebbe industrializzare e potenziare la sua agricoltura, poiché entrambi i concetti sono collegati”, ha spiegato. Petro è favorevole all’uso della cannabis per uso industriale, ricreativo e medicinale, ma rifiuta qualsiasi tipo di legalizzazione quando si tratta di cocaina. Sul fronte economico, nel suo primo messaggio da presidente eletto, l’ex guerrigliero ha cercato di dissipare i timori sulla sua futura amministrazione assicurando che “svilupperemo il capitalismo in Colombia, non perché lo adoriamo, ma perché dobbiamo prima superare la premodernità in Colombia, il feudalesimo in Colombia, la nuova schiavitù”. Nei suoi primi cento giorni, Petro intende concentrare i propri sforzi su un piano di emergenza contro la fame, promuovendo un reddito vitale pari alla metà del salario minimo (128 dollari) per le madri capofamiglia. Petro ha anche annunciato di voler sospendere i test di fracking, una tecnica utilizzata per estrarre il gas e petrolio dalle rocce profonde. Petro cercherà anche di promuovere una rapida transizione energetica, perché ritiene che la Colombia debba passare da una “economia predatoria” a una per la “vita”. Durante la campagna, ha assicurato che non avrebbe rilasciato nuove licenze di sfruttamento del petrolio, che avrebbero colpito un settore che rappresenta quasi il 4% del prodotto interno lordo. Il neoeletto presidente è disposto a riprendere le relazioni diplomatiche con il Venezuela, interrotte dal 2019 da Duque e Maduro. Sarà difficile affrontare tutto questo, poiché Petro non ha la maggioranza al Congresso, che è la chiave per realizzare le riforme promesse. Quella di Petro è l’ultima vittoria politica della sinistra in America Latina, alimentata dal desiderio di cambiamento degli elettori. Cile, Perù e Honduras hanno eletto presidenti di sinistra nel 2021 e in Brasile l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva è in testa ai sondaggi per le elezioni presidenziali di quest’anno.

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