lunedì5 Giugno 2023
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Di Maio esce dal Movimento 5 Stelle e fonda un nuovo soggetto politico

Il ministro degli Esteri ha annunciato ieri l’abbandono della formazione politica da lui guidata nel 2018. L’ex leader dei pentastellati...

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Il ministro degli Esteri ha annunciato ieri l’abbandono della formazione politica da lui guidata nel 2018. L’ex leader dei pentastellati ha affermato che l’uscita dai pentastellati è dovuta ai dissidi sulla politica estera.

“Insieme per l’Italia” è il nuovo nome della formazione politica alla quale hanno aderito circa 50 parlamentari usciti dal Movimento 5 Stelle

 

Quella di oggi è una scelta sofferta che mai avrei immaginavo di dover fare. Oggi io e tanti altri colleghi lasciamo il Movimento 5 Stelle. Lasciamo quella che da domani non sarà più prima forza politica in Parlamento”. Sono le parole dolci e amare quelle con le quali Di Maio si è congedato dalla formazione politica che ha contribuito alla sua fortuna politica e che lui stesso ha aiutato a far vincere le elezioni del 2018.

Da oggi inizia un nuovo percorso insieme a persone che hanno deciso di guardare al futuro. Oggi per costruire il futuro bisogna costruire soluzioni che si basano su idee concrete e realizzabili. Per ottenere un modello vincente, che sia in grado di far progredire l’Italia da Nord a Sud- verso le sfide globali che ci attendono, ha proseguito Di Maio- abbiamo bisogno di aggregare le migliori capacità e i migliori talenti di questo paese, perché uno non vale l’altro“. Un cambio di mentalità radicale rispetto agli albori dell’esperienza politica de Movimento 5 Stelle, nel quale lo slogan uno vale uno veniva ripetuto come un mantra.

Le ragioni dell’addio

Di Maio ha spiegato la ragione della propria uscita dalla formazione pentastellata: le divergenze in politica estera sulla guerra. “In questi mesi la prima forza politica in parlamento aveva il dovere di sostenere il lavoro diplomatico di tutto il governo ed eliminare ogni ambiguità- ha dichiarato Di Maio- Ma così non è stato. Abbiamo scelto di fare un’operazione verità, parlare con il massimo della franchezza e raccontare le cose che non andavano e le cose che andavano migliorate, partendo dall’ambiguità in politica estera del Movimento 5 Stelle”. Di Maio in un altro passo successivo del suo discorso ha spiegato che: “In questo momento storico sostenere i valori europeisti e atlantisti non può essere una colpa, anzi. Io credo che sia l’unica via di uscita che abbiamo per sostenere la nostra democrazia e l’intera popolazione”.

E ha concluso affermando in un altro passo che: “In questi giorni alcuni di noi sono stati messi di fronte a un bivio: scegliere tra le posizioni del proprio partito e la statura e la credibilità dell’Italia. Noi non abbiamo avuto dubbi da che parte stare”.

Cambia la maggioranza che sostiene Draghi

L’uscita di Di Maio dal Movimento 5 Stelle ha rafforzato il governo, in quanto 50 parlamentari ex pentastellati hanno seguito il ministro degli esteri, che ha fondato un nuovo gruppo chiamato “Insieme per l’Italia”. E ha fatto della Lega il primo partito di maggioranza, con 132 deputati contro i 105 della formazione guidata da Conte.

Con Di Maio vanno via dal Movimento 5 Stelle altri sottosegretari del governo come Laura Castelli del Ministero dell’Economia e Finanze, Manlio di Stefano degli esteri, Dalila Nesci del ministero per il Sud e Anna Macina della Giustizia.

Abbandonata la formazione pentastellata il ministro degli Esteri potrà ricandidarsi in parlamento. La presentazione alle elezioni sarebbe stata probabilmente impossibile nel Movimento 5 Stelle, nel quale si sta discutendo in questi giorni sul rispetto di una storica regola, quella del limite di due mandati, che è stata uno dei cavalli di battaglia della formazione politica fondata da Casaleggio.

Le consultazioni elettorali nazionali del 2023 prossimo banco di prova per Di Maio

Le elezioni politiche del prossimo anno saranno l’occasione per misurare il consenso della nuova formazione politica.

I precedenti non giovano a favore di Di Maio. Negli ultimi anni gli eletti che hanno lasciato i propri partiti di appartenenza per fondarne altri, alle elezioni hanno avuto risultati modesti. Nel 2013 Futuro e Libertà, il partito fondato da Fini, espulso dal Popolo delle Libertà, ottenne solamente lo 0,47% dei voti. Nel 2018 poi la lista Liberi e Uguali, in cui erano presenti Bersani, Speranza, Civati e Grasso, usciti dal Pd, superò di poco il 3% dei consensi, riuscendo a far eleggere alcuni deputati.

La nuova formazione di Di Maio si dovrebbe collocare nello spazio politico centrista, molto affollato, nel quale sono già presenti alcuni partiti, come Italia Viva, Azione, +Europa. Per entrare in parlamento la nuova formazione politica deve superare la soglia di sbarramento del 3%. Un’impresa ardua, ma non impossibile.

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