A Como, con il 55,4 per cento dei voti, è stato eletto sindaco Alessandro Rapinese,
che ha superato la candidata del Partito Democratico Barbara Minghetti,
ex direttrice del Teatro sociale, la quale era in vantaggio al primo turno. I partiti di centrodestra hanno già fatto sapere che presenteranno ricorso al Tar per chiedere il riconteggio delle schede ed annullare una possibile vittoria di Rapinese, che siede in consiglio comunale dal 2008 e che al primo turno ha preso un centinaio di voti in più rispetto a Giordano Molteni, il candidato di centrodestra.
Tra la sorpresa di molti, l’outsider Rapinese ha battuto la favorita Minghetti, candidata dem, forse intercettando anche i voti del centrodestra rimasto senza candidato. Alessandro Rapinese ha infatti staccato di quasi 11 punti Minghetti, finendo 55,36% a 44,64 la sfida che avrebbe dovuto portare i dem – dopo una campagna elettorale travagliata da alcune divisioni – a Palazzo Cernezzi. E che, invece, racconta ora un’altra storia. Rapinese non usa toni soft: “Quello che è successo a Como non ha precedenti nella storia della Repubblica”.
L’ufficialità della vittoria del candidato civico è dunque arrivata con anticipo sul completamento dello scrutinio iniziato subito dopo la chiusura delle urne. Subito sono iniziati i festeggiamenti con gli esponenti della lista Rapinese, i quali, trionfanti, indossavano una maglietta con la maglietta con lo slogan: “StRapitoso”.
Il neo sindaco era sostenuto soltanto dalla sua lista civica, ma la sua storia nasce nel centrodestra (la sua prima esperienza da consigliere comunale nel 2008), per poi seguire la sua strada fuori dai partiti. Classe 1976, originario di una famiglia di industriali tessili, titolare di un’agenzia immobiliare, una biografia fuori dagli schemi raccontata sul suo sito e che politicamente parte con la lista universitaria contro la sinistra “Polenta uncia2″, che dà un’idea dell’originalità del personaggio.”Ho cacciato tutti i partiti all’opposizione”, ha commentato subito dopo l’ufficialità del risultato Rapinese. “Il mio obiettivo? Cambiare la città. Ora è il momento dell’assunzione di responsabilità. Dobbiamo dare risposte immediate ai comaschi”.
La candidata del PD Barbara Minghetti si è fermata invece alla soglia dei 11.345 voti: un crollo delle preferenze rispetto al primo turno. Quasi mille in meno rispetto a due settimane fa. “C’è stata una scelta della città che rispettiamo – ha detto Minghetti – Saremo una minoranza che proporrà idee e progetti e che farà una opposizione concreta per la città”.
Alessandro Rapinese si presentava come candidato sindaco per la terza volta ed era già consigliere di opposizione – una opposizione dura e dai toni a volte anche troppo coloriti, si dice a Como – durante il mandato di Mario Landriscina, il sindaco di centrodestra uscente che Giorgia Meloni avrebbe voluto rimpiazzare con Giordano Molteni, battuto già al primo turno. “Quello che è accaduto a Como non ha precedenti: in un capoluogo di provincia, tutti i partiti sono stati cacciati all’opposizione – sottolinea – Sapevo che sarebbe successo e ora i partiti devono capire che nulla loro è garantito e, se vogliono sopravvivere, devono dare più qualità. Io stesso mi chiedo di più, la città ha bisogno di più, il primo oppositore di me stesso sono io. Abbiamo ricevuto una fiducia enorme, è un nuovo approccio alla vita amministrativa, ora dobbiamo passare dalle parole e ai fatti e cambiare la città”. Da festeggiare, sostiene ancora Rapinese, non c’è nulla: “si festeggia quando si raggiungono gli obiettivi e questo è già un cambio di passo”.
La squadra che amministrerà la città, poco più di 84 mila abitanti sull’omonimo lago, è ormai fatta e sarà ufficializzata nelle prossime ore. Tra gli assessori Enrico Colombo (Cultura e Urbanistica), Nicoletta Roperto (Servizi Sociali), Michele Cappelletti (Verde), Maurizio Ciabattoni (Edilizia privata) e Francesca Quagliarini (Politiche Giovanili). “Bisogna ripartire subito con energia e grinta a sistemare gli impianti sportivi – è uno dei primi impegni del nuovo sindaco – perché in questo modo sottraiamo tanti giovani alla strada e agli spacciatori e salviamo vite. La nostra città ha bisogno di essere normalizzata, dopo che è stata distrutta dai partiti”. “Sentirò subito Landriscina”, il sindaco uscente, “conto sulla sua disponibilità nel rendere più agevole possibile la ripartenza della città”, conclude Rapinese, che nelle prossime ore affronterà i primi dossier. “La politica non stava più gestendo la città ma stava gestendo – e male – solo se stessa. Ora tocca a noi”.