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Il parlamento europeo approva lo status di paesi candidati a Ucraina, Moldova e Georgia

I tre paesi dell’est Europa sono accumunati da un rapporto problematico con Mosca che ne condiziona la politica In Georgia...

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I tre paesi dell’est Europa sono accumunati da un rapporto problematico con Mosca che ne condiziona la politica

In Georgia problemi per il potere dell’oligarca Ivanishvili 

Paesi in difficoltà per la guerra o per i rapporti con la Russia. Ucraina, Moldova e Georgia, che hanno ricevuto una risposta dal Paramento europeo alle candidature presentate per entrare nell’Unione, sono accumunati da una difficile relazione con Mosca, che ne condiziona fortemente la politica.

L’Ucraina e la Moldova hanno ottenuto lo status di paesi candidati all’ingresso nell’Unione Europea la scorsa settimana attraverso una risoluzione votata dal Parlamento quasi all’unanimità: 529 voti favorevoli, 45 contrari e 14 astenuti. Alla Georgia invece non è stata riconosciuta la stessa condizione, ma solamente una generica prospettiva europea: si tiene uno spiraglio aperto ad una positiva valutazione, solo dopo che il paese avrà soddisfatto le priorità indicate dalla Commissione Europea.

Per i due paesi dell’est Europa la strada per l’ingresso ufficiale nell’Unione Europa è ancora in salita e lunga. Ci sono paesi che attendono di entrare nell’UE da molti anni.

La Macedonia del Nord aspetta dal 2005, il Montenegro dal 2010, la Serbia dal 2012 e l’Albania dal 2014.

L’Ucraina tra guerra e riforme

L’invasione della Russia ha rappresentato per il paese dell’est Europa un trauma storico, inserito in un contesto di cambiamento. Il presidente Zelensky, in carica dal 2019, ha lottato contro la corruzione e le oligarchie, ma è stato travolto dalla guerra.

La situazione in Georgia: un oligarca guida dietro le quinte il partito di governo

Nel paese caucasico, occupato in parte dalla Russia dal 2008, nello scorso fine settimana si è tenuta una manifestazione per protestare contro la decisione dell’Unione Europea che ne ha bloccato per ora la candidatura.

I manifestanti hanno incolpato il premier Garibachvili per la mancata accettazione della candidatura e ne hanno chiesto le dimissioni entro il 3 luglio. In caso di mancate dimissioni i manifestanti hanno annunciato che le proteste in piazza proseguiranno a oltranza.

L’Unione Europea ha spiegato che la Georgia per ottenere lo status di candidato deve porre fine alla polarizzazione politica, realizzare riforme giudiziarie, elettorali, superare l’oligarchia e riconoscere maggiore libertà per i media. Le riforme che il governo georgiano dovrebbe fare sono molte, e potrebbero essere realizzate in tempi non brevi. Soprattutto il superamento dell’oligarchia pare difficilmente realizzabile in un paese dove sia il Presidente della Repubblica che il primo ministro sono stati eletti nelle fila di un partito, Sogno Georgiano, fondato proprio da un oligarca: Ivanishvili, in buoni rapporti con il Crmlino. Proprio questo mese il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione non vincolante nella quale ha chiesto al consiglio europeo di valutare sanzioni personali a Ivanishvili a causa del “suo ruolo nel deterioramento del processo politico in Georgia”. L’oligarca è uscito ufficialmente dalla politica ma è considerato un’ eminenza grigia.

La situazione in Moldova

Anche per la Moldova via libera al riconoscimento dello status di paese candidato a entrare nell’Unione Europea. Il paese è guidato da due anni da Maia Sandu, ex economista della banca mondiale, di orientamento europeista. La concessione dello status per la Moldova ha anche un significato politico. Il paese teme l’espansionismo russo e di essere trascinato nella guerra tra Russia e Ucraina. Conquistata da Stalin nel 1990 e rimasta parte dell’Unione Sovietica fino al 1991 ha paura che Mosca voglia conquistare la Transnistria, un piccola regione al confine con l’Ucraina, con una forte minoranza di persone di lingua russa, che già oggi è di fatto una repubblica autonoma tutelata dalla Russia.

Marco Orlando

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