Erdogan verrà accontentato
La Turchia aveva posto il veto a Svezia e Finlandia per entrare nella Nato. Prima si sarebbe dovuta risolvere la presenza dei curdi nel loro territorio. I due Paesi scandinavi accontenteranno Erdogan, estradando numerosi curdi che rischiano l’omicidio politico o il carcere a vita
Erdogan intanto continua con la pulizia etnica dei curdi, bombardando il Kurdistan anche con armi chimiche. A rifornire l’esercito turco anche la Germania
La Nato continua a condizionare l’equilibrio di molti paesi. Molti degli 85 mila curdi che vivono in Svezia, e dei 16 mila che vivono in Finlandia, rischiano l’estradizione per accontentare il dittatore turco Erdogan. Alla richiesta di Svezia e Finlandia di entrare nella Nato, Erdogan aveva posto il veto per la presenza di rifugiati curdi nel loro territorio. Ora i due Paesi scandinavi vogliono accontentarlo. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa con la premier svedese Magdalena Andersson, ha infatti annunciato: “Al summit di Madrid ci sarà una sessione speciale sul terrorismo. La Svezia ha intrapreso misure pratiche per rispondere alle legittime preoccupazioni della Turchia, compresa una nuova legislazione sul terrorismo, nuove indagini di polizia sul PKK (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e sta considerando le richieste di estradizione presentate da Ankara. Ora stiamo lavorando ad un accordo tripartito tra Svezia, Finlandia e Turchia sui temi della sicurezza, del terrorismo e dell’export delle armi”. Se estradati in Turchia, i curdi rischiano la galera a vita con il regime carcerario duro, ma anche torture e omicidi politici. Il paragone che può essere fatto è quello con gli anni ’70, se i paesi europei avessero estradato i profughi cileni, argentini e delle dittature latinoamericane, consegnandoli ai campi di concentramento e ai plotoni d’esecuzione. Erdogan è il principale alleato dello Stato Islamico e dell’insorgenza jihadista, e un accordo del genere prelude a un possibile via libera a una nuova invasione militare della Siria del Nordest e al beneplacito sulla occupazione de facto del Nord Iraq.
Cosa rischiano i curdi se vengono espatriati
Negli ultimi anni è sempre più frequente che attivisti, politici o semplici simpatizzanti del movimento di liberazione vengano assassinati dai servizi segreti turchi in Sud Kurdistan senza che la Turchia ne paghi alcuna conseguenza. È il caso di Mehmet Zeki Çelebi, ucciso il 17 maggio mentre lasciava il suo posto di lavoro nel centro di Sulaymaniyah. Mehmet Zeki Çelebi era originario del Bakur e si era rifugiato in Sud Kurdistan per sfuggire alle violenze dello stato turco. Lavorava da vent’anni nella ristorazione. İsnan Stêrk, amico di Zeki Çelebi, alla cerimonia di commemorazione ha dichiarato: “Non siamo pecore che giacciono sotto i ferri del macellaio. Crediamo nella lotta e nella resistenza. Non siamo deboli. Chiediamo i nostri diritti. Non opprimiamo nessuno, ma tutti dovrebbero sapere che non accetteremo l’oppressione. La maggior parte dei nostri martiri è stata vendicata e il loro sangue non è rimasto a terra. Di certo il sangue di Sehid Zeki non sarà lasciato a terra. Chiediamo all’amministrazione di Sulaymaniyah di non fare il cieco e il sordo e di smascherare gli assassini. Ogni giorno i nostri compagni vengono uccisi e nessuno di noi è al sicuro”.
Cosa sta facendo Erdogan con i curdi
Con le sue mire espansionistiche per ricostruire l’Impero Ottomano, Erdogan sta facendo la pulizia etnica dei curdi e delle popolazioni che con loro hanno dato vita all’esperienza del “confederalismo democratico”, dove si convive nel rispetto delle religioni, delle etnie, delle donne e della natura. La Turchia sta bombardando intensamente il Kurdistan dal 14 aprile. Secondo le Forze di difesa del popolo (HPG) la Turchia ha usato armi chimiche nelle zone di difesa di Medya circa 779 volte in due mesi. Sebbene ci siano prove di questi crimini di guerra, ad oggi non vi è alcuna reazione a livello internazionale. Le forze HPG hanno dichiarato che, negli ultimi giorni, 4 soldati delle forze speciali turche sono rimasti uccisi tentando di infiltrarsi nel territorio della guerriglia. Il ministero della difesa turco nega sistematicamente l’entità delle proprie perdite dall’inizio dell’operazione, diffondendo continuamente notizie false, per questo motivo i guerriglieri hanno diffuso immagini di soldati turchi i cui corpi sono stati abbandonati dai propri comandanti, tra cui figura anche Melih Bozkurt, soldato la cui morte era stata annunciata dal ministero come avvenuta in un ospedale in Turchia. Nell’occasione i guerriglieri hanno invitato i soldati turchi a rifiutarsi di continuare ad essere sfruttati e di recuperare i propri caduti, condannando inoltre le atrocità commesse contro i guerriglieri prigionieri e caduti, sistematicamente pubblicate online dagli stessi soldati.
La complicità europea
Oltre al silenzio da parte dell’Unione Europea, i Paese dell’Ue riforniscono armi all’esercito turco. Uno di questi è la Germania, dove migliaia di manifestanti sono scesi nelle strade di Düsseldorf per inviare un messaggio contro la guerra della Turchia in Kurdistan. Il comitato organizzatore, “Defend Kurdistan“, ha contato circa 20.000 persone che hanno preso parte alla manifestazione. L’organizzazione ha dichiarato: “Si ritiene probabile che le armi prodotte nella Repubblica Federale Tedesca vengano utilizzate nuovamente nella guerra di aggressione al Kurdistan meridionale. La società curda non accetta la partnership bellica tedesco-turca. La nostra posizione è chiara: porre fine alla guerra in Kurdistan, pace ora e libertà per Abdullah Öcalan“. Mizgin Çiftçi del partito Die Linke ha anche criticato il governo federale per la sua tolleranza nei confronti delle azioni illegali del governo dell’AKP all’interno e all’esterno della Turchia. “Che si tratti di guerre di aggressione contro il Kurdistan meridionale e il Rojava, l’uso di armi chimiche contro i guerriglieri e la popolazione o il ritiro dalla Convenzione di Istanbul, i diritti umani non sono negoziabili” ha affermato Çiftçi.