In Italia va perso il 42% di acqua trasportata e l’89% di quella piovana
L’emergenza siccità che sta devastando l’Italia – e in particolare il Nord – è senz’altro uno dei tanti effetti dei cambiamenti climatici, contro i quali servono soluzioni su scala globale. Ma incolpare solo il climate change rischia di deresponsabilizzare l’uomo: in Italia sprechiamo una quantità d’acqua scandalosa
Il 42% dell’acqua trasportata va perso
Dispersione idrica. Il dato risale al 2018, e a fornirlo era stata l’ISTAT: il 42% dell’acqua immessa in rete viene dispersa. In 5 Regioni (Abruzzo, Umbria, Lazio, Sicilia e Sardegna) la percentuale supera il 50%. Se si guardano poi i dati a livello provinciale, si scopre che a Frosinone si raggiunge la cifra monstre dell’80%; malissimo anche Latina e Chieti.
La provincia più virtuosa risulta(va) Milano, con “solo” il 18% di acqua sprecata.
Mesi senza pioggia e bombe d’acqua, il mix letale per l’agricoltura
Che l’Italia abbia da anni un problema con le precipitazioni è ormai sotto gli occhi di tutti. In alcune Regioni non ha piovuto per più di tre mesi consecutivi, e le precipitazioni di questi giorni rischiano di non risolvere comunque il problema, data l’alta probabilità che l’acqua evapori troppo presto a causa delle alte temperature. Inoltre capita sempre più spesso che, quando piove, ciò accada in quella modalità chiamata “bombe d’acqua”, con temporali violenti e rapidi che, anziché portare sollievo all’agricoltura, la danneggiano ulteriormente. Peraltro le “bombe d’acqua”, quando si abbattono su terreni resi aridi da mesi di siccità, danno spesso luogo al fenomeno del ristagno idrico, con l’acqua che non riesce a penetrare bene nel terreno e ristagna appunto in superficie.
Il “piano laghetti” esiste dal 2019
Per tutte queste ragioni Coldiretti e Anbi sono tornate a sollecitare il Governo in queste ultime settimane, dinanzi ai danni enormi provocati dalla persistente siccità soprattutto al Nord.
Il “piano invasi” (o “piano laghetti”) esiste dal 2019. Il 18 aprile di quell’anno era stato firmato a Palazzo Chigi un DPCM che metteva a disposizione i primi 260 milioni (su un totale di 1 miliardo) per “57 interventi di sola progettazione (per 18 opere) e di progettazione e realizzazione (altre 39 opere)”.
Ma quelle risorse e quel piano evidentemente non bastano più.
Con Anbi abbiamo già individuato 148 siti per creare questi invasi, che sono immediatamente cantierabili per realizzare questo tipo di opere. Diffusi in tutta Italia con una prevalenza nel Mezzogiorno
ha dichiarato Alessandro Apolito, Capo servizio tecnico di Coldiretti, a OHGA.
Si tratta evidentemente di un’opera più che strategica e a priorità assoluta; il timing, peraltro, sembrerebbe perfetto, vista la realizzazione del PNRR e i finanziamenti europei ad esso collegati.
L’impatto degli invasi: il caso di Bilancino
Non c’è modo migliore di capire l’utilità di questi laghi artificiali che osservarne gli effetti, laddove sono stati realizzati. È ad esempio il caso del Mugello, in Toscana, dove negli anni ‘80 fu realizzato l’invaso di Bilancino; giorni fa il Sindaco di Firenze, Dario Nardella, si è recato sul posto ed ha spiegato l’impatto dell’opera.
sta salvando tutta l’area metropolitana di Firenze. Se non fosse per questa opera, i cui meriti sono della classe politica degli anni ’80, regionale e locale, oggi avremmo una situazione di emergenza terribile, peggiore della grande siccità del 1985. Sono stati intensificati gli investimenti sulla rete idrica per diminuire la dispersione: grazie a questi interventi abbiamo 20 milioni di metri cubi in più di acqua che altrimenti sarebbe andata perduta. Complessivamente nel bacino abbiamo circa 65 milioni di mc di acqua disponibili su un totale di 69, la situazione è relativamente tranquilla e positiva
In concreto, nell’area metropolitana di Firenze, grazie al mix di riduzione della dispersione idrica e creazione dell’invaso di Bilancino, è abbastanza improbabile che si ricorra a razionamenti di acqua nelle case private.
Resta quindi da augurarsi che il Governo si renda conto dell’assoluta priorità di questi interventi. Fermo restando che, se globalmente non si affronta in modo serio il tema del contrasto ai cambiamenti climatici, il futuro sarà comunque tremendo.