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Back to the 2022: femminicidi, 57 da inizio anno, una morte ogni 3 giorni

Back to the 2022: non si arrestano i femminicidi, 57 da inizio anno Dal primo gennaio 2022 ad oggi, sono...

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Back to the 2022: non si arrestano i femminicidi, 57 da inizio anno

Dal primo gennaio 2022 ad oggi, sono state 57 le donne uccise in modo violento da congiunti, compagni, mariti ed ex.

Abbiamo da poco raggiunto la metà di questo 2022 e il numero di femminicidi censiti in Italia, ovvero di omicidi di donne da parte di mariti, compagni, ex compagni o familiari, ha già toccato quota 57, con un numero che è cresciuto troppo in fretta nell’ultimo periodo. Cristina Peroni, 33 anni, mamma di un bambino di soli 5 mesi, è l’ultima di una lunga scia di violenze.

Una donna uccisa ogni tre giorni

Sembra impossibile da credere, eppure, una donna ogni tre giorni viene uccisa brutalmente da un uomo. Nel 2022 ancora tanti partner, compagni, mariti, ex fidanzati compongono una lista di nomi e volti, associata purtroppo a nomi di ragazze e signore che non ci sono più a causa della violenza degli uomini.

Da gennaio al 19 giugno del 2022 sono 57 le donne uccise in Italia, secondo i dati resi noti dal Viminale. Una ogni tre giorni. Un numero che purtroppo è cresciuto ancora sabato 25 giugno dopo che Cristina Peroni, 33 anni, mamma di un bambino di 5 mesi, è stata uccisa a Rimini dall’ex compagno Benedetto Simone Vultaggio, 47 anni.

In ordine di tempo, come riporta Rai News, soltanto nel mese di giugno si registrano i femminicidi di Caterina D’Andrea, 73 anni, uccisa dal marito Pietro Brigantino che le ha sparato alla testa. Donatella Miccoli, 38 anni, uccisa dal marito Matteo Verdesca a Novoli (Lecce). Elisabetta Molaro, 40 anni, muore accoltellata dal marito Paolo Castellani, 44 anni. Accoltellata a Napoli Filomena Galeone, di 61 anni, che muore per mano del figlio 17enne. Doppio femminicidio a Castelfranco (Modena): Salvatore Montefusco uccide la moglie 47enne Gabriela Trafandir e la figlia di lei, Renata Alexandra Trafandir di 22 anni. A Portogruaro (Venezia) Giuseppe Santrarosa uccide la moglie Lorena Puppo di 50 anni. Sempre nel mese di giugno muore a colpi di pistola Lidia Miljkovic, 42 anni, uccisa dall’ex compagno che prima aveva ammazzato anche la nuova fidanzata e poi si è suicidato.

Le parole di Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi Criminale

Nonostante il numero sia preoccupante, “ad oggi registriamo che il numero degli omicidi complessivi nella società italiana è in costante diminuzione”, spiega all’ANSA Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia. Se il numero degli omicidi degli ultimi ventanni è in diminuzione, l’apprensione verso i femminicidi e più che giustificata “drammaticamente stabile nel tempo e non diminuisce è il numero degli omicidi di donne”.

Nel documento non compare la parola “femminicidio”. “Non esiste una qualifica giuridica autonoma che configuri questo reato”, spiega il direttore del Sac.

Il monitoraggio esisteva anche prima, ma va avanti con queste modalità dall’inizio del 2000”, dice Delfini. “Per noi è importante ricostruire contesti e ambiti in cui si consumano questi reati, approfondendo soprattutto la relazione vittima/autore. Il nostro Codice penale, infatti, è basato sull’autore del reato, mentre per orientare il lavoro delle forze dell’ordine è fondamentale avere delle informazioni anche sulla vittima: per evitare una vittimizzazione secondaria e per avere più elementi sulla relazione con chi commette il femminicidio”, riporta sempre ANSA.

La questione, ammette Delfini, “è anche culturale. E richiede un intervento ad ampio raggio nella società: penso alle associazioni, alla scuola, ai centri antiviolenza”. Ecco perché servono “mezzi e finanziamenti. La sensibilità sul campo sta cambiando, anche grazie all’entrata nelle forze di polizia di persone giovani e magari con un percorso universitario. Sono tanti gli investimenti che oggi vengono fatti sulla formazione dei giovani colleghi, ma anche verso chi è in prima linea e che deve saper riconoscere la violenza di genere”, conclude Stefano Delfini.

I dati dei femminicidi nel mondo

Come spiegato da Delfini, quindi, il report elaborato dalla Direzione centrale della Polizia criminale evidenzia che, sul piano generale, gli omicidi sono diminuiti di un 2%, passando da 141 nel 2021 a 138 alla data odierna. Tuttavia, il numero di vittime di genere femminile è incrementato di un 5%.

Secondo gli ultimi dati dell’UNODC, l’agenzia dell’Onu contro la droga e il crimine, questi sarebbero i dati a fine 2021: globalmente 81.000 donne e ragazze sono state uccise nel 2020, circa 47.000 di loro (58%) sono morte per mano di un partner o di un membro della famiglia, il che equivale a una donna o una ragazza che viene uccisa ogni 11 minuti.

Con circa 18.600 vittime, l’Asia è la regione con il maggior numero di vittime. Mentre in termini relativi, guardando al numero di vittime per 100.000 abitanti femminili, l’Africa è la regione con il più alto, 2,7 per 100.000, e l’Europa con il tasso più basso, 0,7 per 100.000 di donne e ragazze uccise da partner o qualcuno della loro famiglia.

In Nord America i numeri sono aumentati dell’8%, in America Centrale del 3%, mentre i dati del Sud America mostrano un aumento del 5%. Secondo la ricerca, i numeri nel Nord Europa non sono cambiati durante il periodo esaminato, mentre una leggera diminuzione del – 5% potrebbe essere notata nell’Europa orientale.

Come combattere il femminicidio

A dare consigli e informazioni utili è il sito “stopfemminicidio.it”, che fa del suo motto un grande insegnamento: “IMPARARE A RICONOSCERE IL FENOMENO PER POTERLO COMBATTERE”. Le parole chiave sono quindi tre: conoscere, riconoscere e aiutare.

Conoscere: La violenza di genere non è una componente nuova nella storia dell’uomo, ma possiamo riconoscerla tale se considerata in qualità di oggetto di studio e di ricerca sociologica e la lotta per il suo contrasto socialmente legittimata.

Riconoscere: La violenza di genere si esprime con forme diverse, in contesti geografici, culturali ed economici molto differenti, ma è sempre animata dal medesimo scopo: il mantenimento dello squilibrio di potere tra i generi nella società.

Aiutare: Per arrivare ad un cambiamento è necessario che la lotta alla violenza sulle donne acquisti una maggiore legittimità sociale: è ora di smettere di vedere le violenze compiute sulle donne, specie se all’interno di relazioni familiari ed affettive, come un problema privato.

 

 

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