Da alcuni anni ha preso piede nel mondo una particolare strategia di marketing
È particolarmente usata da alcuni noti influencers sui social media
La strategia del reality è basata sullo sfruttamento dell’immagine dei propri figli in tenera età. I figli di queste celebrità del Web (vedi il clan Kardashian, la coppia Ferragni-Lucia, Mariano Di Vaio e la moglie Eleonora Brunacci) sembrano condannati alle sorti di Truman, il protagonista del film “The Truman Show”, al centro di un reality tv da quando, appena nato, viene adottato da una multinazionale dei media. Anche Leone e Vittoria, i figli della coppia Ferragni-Lucia, dal primo giorno di vita hanno dovuto vivere, loro malgrado, un’esistenza costantemente sotto l’obiettivo, ininterrottamente postata e mostrata ai milioni di followers dei genitori. Ogni giorno, almeno una foto o un video hanno consegnato la sfera privata dei due fratelli al voyeurismo di milioni di spettatori. Mettendo in fila tutte le immagini conparse sui social dei piccoli Leone e Vittoria, se ne potrebbe ricostruire la crescita quotidiana. È giusto così? Chiara ha più volte spiegato il suo punto di vista a riguardo. Ha dichiarato, per esempio, in un’intervista: “Leo è figlio di due persone celebri. Raccontare di lui, della nostra felicità familiare, ci sembra la cosa più naturale e trasparente. Anche qui vedo un messaggio positivo”.
La constatazione della Ferragni mostra anche quale sia la sua dipendenza dall’algoritmo: costei ritiene naturale che quel filo che le impone di pubblicare costantemente foto di sé debba necessariamente muovere anche i suoi bambini, che non possono scegliere niente della loro vita. Proprio per questo i genitori, che dovrebbero avere a cuore il loro benessere e la loro sicurezza, dovrebbero evitare di metterli su strade dove, una volta cresciuti, non potranno decidere di tornare indietro. I figli di questi influencers da milioni di followers, una volta cresciuti potranno ancora decidere di vivere la loro vita a loro piacimento, tutelando la propria privacy, in maniera anonima e raccontando ciò che vogliono a chi vogliono? No, non potranno. Questo perché niente di privato ci sarà stato fino ad allora nella loro vita, gli spettatori del reality ininterrotto della loro vita conosceranno alla perfezione ogni minimo dettaglio della loro infanzia. Tutto ciò viene fatto in nome dell’algoritmo che fa da padrone ed è determinante nella vita dei genitori influencers.
Il piccolo Leone Lucia, alla tenera età di quattro anni, è già un personaggio pubblico con tanto di profili social, originali o fake non importa. Solo su Instagram si contano oltre 53 profili intestati a lui, con tanto di foto. Che lo voglia o no, i genitori per lui hanno già deciso che sarà, anzi è, un personaggio pubblico la cui vita è alla mercé di tutti. Sul web sono riportate le informazioni relative al suo stato di salute: i genitori non si sono fatti scrupolo di diffondere i dettagli relativi al piccolo intervento cui è stato sottoposto il piccolo salvo poi dichiarare, dopo le critiche di Striscia la Notizia sul caso: “Questa situazione ci ha fatto capire che siamo figli di questa generazione e comunichiamo in un certo modo ma a volte è meglio tenersi le cose per sé quindi ovviamente è anche un po’ colpa nostra, ed è giusto ammetterlo”.
Eppure i Ferragnez, così come il duo Kardashian-West, farebbero bene scegliere per i propri figli un copione differente da quello che ha generato il successo di loro genitori, la cui fama sui social è di proporzione planetaria. Attraverso i loro canali social, Fedez e Chiara hanno venduto di tutto. Hanno messo in piedi un impero che non ha uguali in termini di profitto economico. E questo va a loro merito, non a loro demerito. Aver deciso di fare della propria vita, una sorta di reality show in presa diretta può essere opinabile per molti di noi ma può anche essere una scelta ponderata che due adulti, maturi e consapevoli, fanno perché sanno quali sono i vantaggi che ne ricavano e anche perché prevedono di essere in grado di gestirne le conseguenze, con i relativi onori ed oneri.
Far diventare dei bambini “pubblici” potrebbe, in un futuro breve, risultare cosa non gradita a questi ultimi. Potrebbe disturbare il loro bisogno di quiete e di intimità. Potrebbe tra qualche anno trasformarsi in un boomerang che si ritorcerà loro contro. Quanti potrebbero, tra quattro o cinque anni, fermarli per strada, al parco dove giocano e chiedere loro una foto? Quanti potrebbero andare negli stessi luoghi che frequentano, semplicemente per vederli, toccarli, poter dire: “Sono stato accanto ai figli dei Ferragnez, ho toccato un angolo della loro maglietta”. È un destino che nessun bambino dovrebbe meritare.