Entra solo chi proviene dall’Ucraina, gli altri vengono detenuti e torturati
Amnesty International ha visitato due centri di detenzione in Lituania e ha parlato con 31 detenuti. Numerose sono state le denunce di razzismo, maltrattamenti e torture, violando sia il diritto internazionale che la normativa dell’Unione europea, che però sembra chiudere un occhio. Mentre i cittadini ucraini ricevono protezione e sono trattati con la compassione che meritano, coloro che fuggono da altri paesi vengono detenuti e vanno incontro a innumerevoli ostacoli posti da un sistema che è vergognosamente razzista
Amnesty International ha visitato due centri di detenzione in Lituania, i Centri per la registrazione degli stranieri di Kybartai e di Medininkai, e ha parlato con 31 detenuti. Ciò che ne è emerso, ancora una volta, è la disparità di trattamento riservata ai profughi provenienti dall’Ucraina rispetto a chi viene da altre parti del mondo, comunque martoriate da guerra o altri fattori che spingono ad andare via. Le autorità della Lituania, che fa parte dell’Unione Europea, trattengono arbitrariamente migliaia di persone in centri militarizzati, sottoponendole a condizioni inumane, alla tortura e ad altri maltrattamenti. Così violano sia il diritto internazionale che la normativa dell’Unione europea, che però sembra chiudere un occhio. Amnesty International ha intervistato decine di persone provenienti da Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Nigeria, Siria e Sri Lanka, detenute arbitrariamente in Lituania. Molte di loro hanno denunciato di essere state picchiate, insultate, sottoposte a intimidazioni di stampo razzista e ad altre vessazioni all’interno di centri di detenzione dotati di forti misure di sicurezza, dove l’accesso ai servizi sanitari e alle cure mediche è insufficiente. “In Iraq avevamo sentito parlare dei diritti umani e dei diritti delle donne in Europa. Ma qui non c’è alcun diritto”, ha detto una donna yazida detenuta nel centro di Medininkai, nei pressi del confine con la Bielorussia. Il rapporto di Amnesty International descrive come, nello stato baltico, rifugiati e migranti siano trattenuti per mesi e mesi in centri squallidi del tutto simili a prigioni, come avviene in troppe parti d’Europa. Ai migranti viene negato l’accesso a un’equa procedura d’asilo e sono sottoposti a ulteriori violazioni dei diritti umani nella speranza che tornino “volontariamente” nei luoghi dai quali sono fuggiti.
“Ogni persona in cerca di protezione dovrebbe essere trattata allo stesso modo e con rispetto – ha dichiarato Nils Muižnieks, direttore di Amnesty International per l’Europa -. Le persone con cui abbiamo parlato in Lituania, invece, sono trattenute illegalmente da mesi in condizioni terribili e sono sottoposte a violenze fisiche e psicologiche e ad altri trattamenti degradanti. Chiediamo che tutte le persone che si trovano nei centri di detenzione siano rilasciate e che siano loro garantire eque procedure d’asilo. Giustamente, la Lituania ha dato un caloroso benvenuto alle decine di migliaia di persone fuggite dall’Ucraina. Purtroppo, quanto hanno subìto le persone con cui abbiamo parlato non potrebbe essere più differente. Abbiamo forti preoccupazioni sul razzismo istituzionale insito nel sistema lituano dell’immigrazione”, ha aggiunto Muižnieks. Il razzismo istituzionale, tuttavia, non sembra essere solo lituano, ma dell’intera Europa, visto quanto successo a Melilla, dove sono morte 37 persone, e le reazioni del premier spagnolo Pedro Sanchez, che ha attribuito la colpa alla mafia.
Detenzioni illegali e diniego del diritto d’asilo
Migliaia di persone, tra cui molte bisognose di protezione internazionale, sono state poste in detenzione per lunghi periodi di tempo. Per mesi, molte sono state private di qualsiasi forma di supervisione giudiziaria circa la legittimità della loro detenzione e le loro richieste d’asilo non sono state mai esaminate. Migliaia di altre sono state violentemente respinte in Bielorussia, dove non hanno alcuna possibilità di cercare protezione. È l’effetto della legge approvata nel luglio 2021 dal parlamento della Lituania. A seguito dell’aumento del numero delle persone in arrivo dalla frontiera bielorussa, infatti, il parlamento della Lituania ha approvato una nuova legge che prevede la detenzione automatica di coloro che entrano irregolarmente nel territorio dello stato. Per privare i detenuti delle garanzie previste dalla normativa dell’Unione europea, le autorità lituane hanno adottato le espressioni “accoglienza temporanea” e persino “alternativa alla detenzione”. Le autorità, inoltre, paiono prestare scarsa attenzione alle domande presentate prima o accolte eccezionalmente dopo quel mese. Le procedure sono inique, i richiedenti asilo sono ostacolati nella presentazione delle prove a sostegno della loro richiesta e spesso non sono assistiti in modo adeguato da un interprete. Il paradosso si raggiunge con gli avvocati che rappresentano i richiedenti asilo, che sono pagati dallo stesso dipartimento di cui dovrebbero contestare le decisioni. “Questo sistema ad hoc è concepito su un pericoloso rischio di conflitto d’interesse. Avvocati assunti per assistere e difendere richiedenti asilo di fatto non lo fanno, intervenendo persino contro di loro in tribunale. Questo inganno è un’ulteriore barriera nei confronti delle persone che sono in cerca di protezione”, ha commentato Muižnieks.
Violenze contro i detenuti
A Kybartai, una prigione comune fino al settembre 2021, si trovano centinaia di uomini e donne. Le finestre sono sbarrate, le porte sono dotate di sistemi di sicurezza e tutta la struttura è circondata da alte mura. La libertà di movimento dei detenuti è limitata: possono usufruire di una doccia calda solo due volte alla settimana. Da mesi, questo centro di detenzione è sovraffollato. I lavandini, le docce e i gabinetti sono in condizioni squallide. “Desidero ringraziare la Lituania per averci accolti, ma qui non ci trattano bene. Questa è una prigione, non un campo. Ovunque mi giri, c’è filo spinato. Perché? Non sono un criminale, sono un rifugiato”, ha detto un siriano ai rappresentanti di Amnesty International. La situazione non è migliore a Medininkai. Anche qui si trovano centinaia di persone. Dormono all’interno di container posti su un campo di calcio e per andare in bagno – hanno raccontato – devono andare all’aperto e camminare sotto la neve del rigido inverno lituano. I detenuti hanno riferito di avere costantemente paura a causa del comportamento aggressivo delle guardie. A volte, per la frustrazione di essere trattenuti arbitrariamente e per le tremende condizioni di detenzione, organizzano delle proteste che vengono sedate a colpi di manganello e con l’uso di spray al peperoncino e di pistole elettriche, come è avvenuto il 2 marzo 2022, il giorno dopo una di queste proteste, quando una squadra anti sommossa è entrata a Medininkai. Amnesty International ha visionato un video in cui, in quell’occasione, alcune donne nere vengono sottoposte a umiliazioni sessuali, lasciate al freddo mezze nude e con le mani legate e poi chiuse in un container. Almeno 12 detenuti che avevano preso parte alla protesta sono stati trasferiti in altri centri. Non si è trattato, purtroppo, di un caso isolato. Sono molte le denunce raccolte da Amnesty International relative a maltrattamenti, in alcuni casi vere e proprie torture. I detenuti che cercano di fuggire vengono morsi dai cani e posti in isolamento. Uno psicologo che lavorava a Medininkai è attualmente sotto indagine per presunte violenze sessuali nei confronti dei detenuti. Amnesty International ha inoltre documentato insulti profondamente offensivi di natura razzista nei confronti di detenute e detenuti neri. Una giovane donna proveniente dall’Africa subsahariana ha raccontato che le guardie li minacciano di mandarli a caccia nella foresta. “Qui tutto è razzista – ha spiegato la donna -, tutte le guardie sono razziste. Quando stai male e chiedi che chiamino un’ambulanza, ti dicono che lo faranno solo se sverrai. Perché a nessuno qui stanno bene le persone nere?”.
L’Unione Europea chiude un occhio
Negli ultimi mesi, l’Unione europea ha consentito lo sviluppo di un doppio sistema. Mentre i cittadini ucraini ricevono protezione e sono trattati con la compassione che meritano, coloro che fuggono da altri paesi vengono detenuti e vanno incontro a innumerevoli ostacoli posti da un sistema che è vergognosamente razzista e segnato da altre forme di discriminazione. La Commissione europea non solo deve ancora avviare le procedure di infrazione contro la Lituania, le cui normative, politiche e procedure hanno violato apertamente leggi internazionali e dell’Unione europea, ma ha addirittura mostrato apprezzamento rispetto a questi provvedimenti. Mentre la Lituania cercava di “legalizzare” respingimenti, detenzioni automatiche e diniego delle procedure d’asilo, la Commissione europea mostrava tacito apprezzamento se non addirittura elogiava pubblicamente quei provvedimenti. Ai parlamentari europei, la Commissione ha detto che i respingimenti erano chiaramente illegali ma che non c’erano prove chiare che stessero effettivamente avvenendo. Ora il rapporto di Amnesty fornisce le prove, come erano state fornite anche da altre organizzazioni internazionali. “Un anno dopo il tentativo della Lituania di legalizzare l’illegale, la Commissione europea non ha ancora preso una sola iniziativa per portare la legislazione lituana in linea con le leggi dell’Unione europea. Fino a quando la Commissione resterà in silenzio, il messaggio inviato agli stati membri sarà che le leggi europee possono essere violate restando impuniti”, ha dichiarato Muižnieks. Le autorità lituane devono liberare immediatamente tutte le persone detenute sotto il regime della cosiddetta ‘accoglienza temporanea’, assicurare l’accesso a eque procedure d’asilo, risarcire per tutti i danni fisici e mentali procurati, indagare sui trattamenti violenti inflitti e annullare tutte le pericolose norme adottate nel 2021 e nel 2022” ha spiegato Nils Muižnieks. Nel frattempo, i funzionari di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera continuano a prestare assistenza alla polizia di frontiera lituana e dunque potenzialmente a contribuire a violazioni dei diritti umani.