Aborto: il Parlamento Ue chiede di inserirlo nella Carta dei diritti fondamentali

Il Parlamento Ue chiede di inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali

Mentre negli Stati Uniti chiude l’unica clinica abortiva del Mississippi, l’Unione Europea vota per inserirlo in carta dei diritti

Arriva poche ore fa l’aggiornamento sul tema dell’aborto, che conferma come il Parlamento europeo abbia approvato una risoluzione che condanna fermamente il deterioramento della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne negli Stati Uniti. La Corte Suprema degli Stati Uniti, solo pochi giorni fa, ha infatti annullato una legge che riconosceva il diritto all’aborto a livello nazionale (ne parliamo in questo articolo).

Ora la legislazione dipenderà da ogni Stato, con quelli più conservatori che da subito hanno annunciato di voler imporre divieti e forti restrizioni.

La carta dei diritti fondamentali

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, in Italia anche nota come Carta di Nizza, è stata proclamata una prima volta il 7 dicembre 2000 a Nizza e una seconda volta, in una versione adattata, il 12 dicembre 2007 a Strasburgo da Parlamento, Consiglio e Commissione.

I diritti contenuti nella Carta sono inoltre classificabili in quattro categorie ben distinte:

  • Le libertà fondamentali comuni, presenti nelle costituzioni di tutti gli stati membri.
  • I diritti riservati ai cittadini dell’Unione, in particolare riguardo alla facoltà di eleggere i propri rappresentanti al Parlamento europeo e di godere della protezione diplomatica comune.
  • I diritti economici e sociali, quelli che sono riconducibili al diritto del lavoro.
  • I diritti moderni, quelli che derivano da alcuni sviluppi della tecnologia, come la tutela dei dati personali o il divieto all’eugenetica e alla discriminazione di disabilità e di orientamento sessuale.

La risoluzione dell’Eurocamera del 7 Luglio

È stata approvata oggi, 7 luglio 2022, (324 sì, 155 no e 38 astensioni) la nuova risoluzione che sollecita la presentazione al Consiglio europeo di una proposta intesa a modificare l’articolo 7 della Carta poiché “ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale”.

La risoluzione sollecita anche i Paesi Ue dove il diritto all’aborto è negato o reso di difficile attuazione di “depenalizzare l’aborto ed eliminare e combattere le rimanenti restrizioni giuridiche, finanziarie, sociali e pratiche”. Come sappiamo infatti, Malta è l’unica delle nazioni dell’Unione europea a proibire l’aborto senza eccezioni e una delle poche in Europa, insieme a San Marino e Città del Vaticano.

Ci sono alcuni Paesi in Europa che non garantiscono la salute e i diritti riproduttivi delle donne. La Polonia, ad esempio, e non sappiamo cosa succederà in altri Paesi”, ha spiegato l’europarlamentare spagnola del gruppo S&D, Iratxe García Pérez a Euronews. “In ogni caso, l’importante è garantire l’inserimento della salute sessuale e riproduttiva nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, per assicurarci di parlare di diritti umani”, ha sottolineato.

Preoccupazioni dei parlamentari europei

Inoltre, come riporta Fanpage, i parlamentari europei avrebbero espresso preoccupazione per “un possibile aumento del flusso di denaro per finanziare gruppi anti-genere e anti-scelta, in Europa e nel mondo, e hanno esortato gli Stati membri a depenalizzare l’aborto, a eliminare e combattere tutte le rimanenti restrizioni giuridiche, finanziarie, pratiche e sociali”.

Dovrebbero garantire l’accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, a servizi di assistenza sanitaria prenatale e materna, alla pianificazione familiare volontaria, a servizi adatti ai giovani, nonché alla prevenzione, al trattamento e al sostegno nella lotta all’HIV, senza discriminazione alcuna”, si legge nel comunicato che spiega tale decisione.

Secondo la risoluzione approvata, infine, “la Commissione e gli Stati membri dovrebbero intensificare il loro sostegno politico a favore dei difensori dei diritti umani e dei prestatori di assistenza sanitaria che lavorano per far progredire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti (Sexual and reproductive health and rights – SRHR)”.

Le reazioni della politica italiana

Quasi immediate sono state le reazioni della politica italiana, in particolare quelle della Lega. Come riporta Fanpage, infatti, Simona Baldassarre (eurodeputata e responsabile del dipartimento Famiglia della Lega), ha commentato così: “Si è consumato l’ennesimo tentativo di ingerenza del Parlamento Europeo nei confronti degli Stati Uniti e degli Stati membri, con la seconda risoluzione nel giro di un mese approvata oggi in plenaria sull’Aborto” afferma.

324 i deputati che si sono resi complici, a fronte di 155 che hanno votato in modo contrario e 38 astenuti. La competenza sull’aborto è e rimane in capo alla sovranità dei singoli paesi. Da Roma a Bruxelles, la sinistra continua a strumentalizzare la crisi per imporre la propria agenda ideologica”.

Un atto che a suo dire sarebbe un atto di prepotenza “Dopo la lettera promossa da alcuni deputati di Renew alla presidente Metsola per interdire l’accesso al Parlamento Europeo alle organizzazioni pro-life, ecco l’ennesimo atto di prepotenza da parte di una sinistra che va avanti con i paraocchi. Lavoriamo piuttosto a tutela delle donne, affinché di fronte al bivio dell’aborto possano scegliere per la vita”.

In America intanto chiude i battenti l’unica clinica abortiva del Mississippi

Come riporta Rai News, l’Organizzazione per la Salute delle Donne di Jackson (soprannominata “Casa Rosa” per il colore delle sue pareti) ha eseguito le ultime procedure prima che la legge che vieta ogni aborto nello Stato del Sud a conduzione repubblicana, entri in vigore oggi.

Questo è un giorno molto duro per noi e per l’ultima clinica abortiva del Mississippi”, ha twittato il Pink House Fund, che raccoglieva donazioni per sostenere la struttura. “Ora il rischio è che, per ottenere il servizio sanitario di interruzione di una gravidanza indesiderata molte americane siano costrette a viaggiare fuori di Stato in Stato” si legge.

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