Forse oltre le previsioni più quotate venti giorni fa, il Movimento 5 Stelle senza sfiduciare formalmente il governo, ha posto le condizioni che hanno spinto Mario Draghi dal Presidente della Repubblica
Mattarella, in questo caso non c’erano dubbi, ha respinto le dimissioni del premier. Per l’Italia si prospetta una nuova estate di passioni
Lo scambio tra Draghi e Mattarella ha portato inevitabilmente un momento di riflessione, coi deputati del Movimento 5 Stelle assorbiti nelle inevitabili analisi d’opportunità. Non rispondendo alla chiama per il DL Aiuti, i cinque stelle hanno di fatto aperto la crisi di governo, e non è scontato che fosse nelle loro intenzioni. Picconati dalle politiche del governo Draghi, con la questione ecologica ultima in ordine di tempo, vedesi inceneritore a Roma, il gruppo di Giuseppe Conte aveva considerato di recuperare una parte del consenso perduto posizionandosi nel mezzo. Non una pragmatica sfiducia, ma nemmeno assenso verso le scelte governative.
Poi le conseguenze, per qualcuno forse inattese: non solo Draghi ha riposto il proprio mandato, ma i partiti rappresentati nel parlamento hanno colto l’occasione per ricalibrare le proprie posizioni, spingendo i grillini fuori dalla maggioranza di governo, o addirittura premendo per nuove elezioni. Da sempre una crisi innesca appetiti elettorali e ragioni di opportunità.
Tra i primi a emergere nelle acqua agitate, il ministro Luigi Di Maio ha cavalcato l’onda con stile impeccabile. L’ex capo politico dei cinque stelle ha suggerito che il Movimento non esiste più, che piuttosto è ormai ridotto a partito di Conte. Il gruppo di Di Maio tra i vari soggetti politici in campo è quello che otterrebbe il maggiore vantaggio da un ridimensionamento ulteriore del Movimento.
Dall’ex centrosinistra, Matteo Renzi ha chiesto un Draghi bis. “Ci sarebbero molte cose da dire. Su Conte, su chi lo ha osannato in questi mesi mentre insultavano noi, sulla pochezza politica di chi pensa a se stesso mentre il Paese deve affrontare inflazione, pandemia, crisi energetica, migrazioni, siccità. Nel bel mezzo di una guerra, si capisce. Ma non è tempo di parole. Ora bisogna agire” (Fonte: Adnkronos).
Per Luigi Zanda, senatore PD, è ora difficile pensare a una alleanza coi cinque stelle. Zanda ha dichiarato a Repubblica “Conte? Purtroppo non ci si inventa leader di partito. I 5 Stelle si lamentano della situazione in cui versa il Paese, dicono che è in ginocchio. Ma sono l’unico partito che ha governato sempre dall’inizio della legislatura… Della situazione italiana sono responsabili più di tutti”.
Carlo Calenda ha scritto a simpatizzanti ed elettori. “La responsabilità del Movimento Cinque Stelle di Conte sono chiarissime. In poche parole abbiamo bruciato la migliore (e forse ultima) riserva della Repubblica nel momento in cui il Paese ne aveva più bisogno. Noi lavoriamo diversamente. Per questo stamattina, con +Europa ci siamo riuniti, e abbiamo confermato la nostra posizione: è necessario che l’esperienza del governo Draghi prosegua.”
La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni non vuol sentire parlare di senso di responsabilità. “Olanda, Germania, Portogallo e Francia sono solo alcune delle Nazioni dove nell’ultimo anno, tra pandemia e guerra, si è regolarmente espressa la volontà popolare attraverso il voto. Non veniteci a parlare di responsabilità, la vostra è solo paura del giudizio degli italiani. Elezioni subito”.
Più attendista la posizione di Lega e Forza Italia. Dalla nota congiunta successiva a un confronto tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini: “Lega e Forza Italia prendono atto della grave crisi politica innescata in modo irresponsabile dai Cinquestelle che, come ha sottolineato il Presidente Mario Draghi, ‘ha fatto venir meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo”. E ancora: “Ascolteremo con rispetto e attenzione le considerazioni del Presidente Mario Draghi, che ha reagito con comprensibile fermezza di fronte a irresponsabilità, ritardi e voti contrari. Il centrodestra di governo continuerà a difendere gli interessi degli italiani con serietà e coerenza, non avendo certamente timore del giudizio degli italiani”.