La quarta stagione (volume 1) di Stranger things ci aveva lasciato davanti allo schermo pienamente coinvolti, colmi del desiderio di scoprire come sarebbe finita la storia
Infatti Netflix aveva diviso la visione di quest’ultima stagione in due momenti, tenendoci in sospeso per circa un mese nell’attesa del volume 2, due puntate annunciate in cui i vari filoni si sarebbero presumibilmente riuniti
E Stranger things 4, volume 2, è finalmente giunta. Ne parliamo a distanza di qualche settimana perché ci è parso utile metabolizzare il tutto prima di esprimere la nostra delusione. Chi ha letto la recensione che abbiamo scritto dopo aver guardato la prima parte, sa dell’entusiasmo che ci aveva indotto. Senza dilungarci troppo in cose già dette, ripetiamo giusto che la vicenda era stata divisa in alcuni filoni tutti parimenti appassionanti, i personaggi ci erano parsi incisivi e ben descritti, funzionavano, l’ambientazione storica costruita in maniera impeccabile, il cattivo (Vecna) credibile e, aggiungiamo, spaventoso.
Il precedente (attenti agli spoiler)
E dunque alla fine della settima puntata (e quindi del volume 1) s’era intesa l’origine di Vecna. Il mostro era stato un giovane dotato degli stessi poteri di Undici, per intenderci il numero 1 del laboratorio del dottor Martin Brenner. Scagliato nel Sottosopra da Undici quando questa era una bambina, Uno aveva finito per evolversi fino a diventare appunto il mostro che domina il Sottosopra. A questo punto, recuperati i poteri, ci aspettavamo che Undici si scontrasse col vecchio rivale, che i filoni della storia si intrecciassero, e in fondo aspettavamo un finale vero, che appagasse la premessa e chiudesse il cerchio.
La montagna ha partorito il topolino
Nel finale del volume 1 la tensione narrativa aveva toccato una vetta altissima, distribuendo emozioni e urgenza al pubblico. Il volume 2 invece è partito lentissimo, e la lentezza è stata in pratica la vera costante degli ultimi due episodi. Certo, i filoni ben costruiti in precedenza hanno percorso i giusti canali. Tuttavia, forse per dilatare l’attesa, questa seconda parte è stata riempita di una retorica dell’amore, di riflessioni su sentimenti e relazioni non solo inutili nell’economia della storia, ma anche noiosi, soporiferi. Così, mentre i nostri beniamini si attrezzavano per uccidere il mostro, mentre la tensione saliva, flaccidi sentimentalismi calavano ad annacquare la bramosia degli spettatori. La scelta di premere tanto sull’aspetto delle relazioni ha poi finito per togliere interesse e risalto alle stesse questioni sentimentali che, se fossero state raccontate più brevemente, avrebbero aggiunto partecipazione, emozioni piuttosto che tedio.
Si giunge dunque stancamente all’atto finale, lo scontro tra Undici e Vecna (il fu numero 1), e anche qui, mentre il mostro sta vincendo, la nostra eroina si risolleva grazie al verbo amorevole del caro Mike, riuscendo ad avere la meglio sul cattivo, e trovando addirittura la forza di resuscitare la dolce e travagliata Max, uccisa da Vecna.
Mentre Hawkins brucia, ci rendiamo conto che il cattivo non è stato davvero sconfitto, serviranno altri episodi per risolvere il finale sospeso. La tale constatazione toglie pathos al ritorno a casa di Hopper che, sfuggito alla detenzione in Russia, riabbraccia finalmente la figlia adottiva.