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I due discorsi al Senato di Mario Draghi

Oggi, in mattinata, c’è stato l’intervento del premier Mario Draghi a Palazzo Madama I toni del premier sono solenni ed...

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Oggi, in mattinata, c’è stato l’intervento del premier Mario Draghi a Palazzo Madama

I toni del premier sono solenni ed allo stesso tempo drammatici

Il discorso di Draghi

“Signor Presidente, Onorevoli Senatrici e Senatori, Giovedì scorso ho rassegnato le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato questo Governo sin dalla sua nascita. Il Presidente della Repubblica ha respinto le mie dimissioni e mi ha chiesto di informare il Parlamento di quanto accaduto – una decisione che ho condiviso. Le Comunicazioni di oggi mi permettono di spiegare a voi e a tutti gli italiani le ragioni di una scelta tanto sofferta, quanto dovuta”.

“Lo scorso febbraio – ha ricordato – il presidente della Repubblica mi affidò l’incarico di formare un governo per affrontare le tre emergenze che l’Italia aveva davanti: pandemica, economica, sociale. ‘Un governo – furono queste le sue parole – di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica. Un Governo che faccia fronte con tempestività alle gravi emergenze non rinviabili’. Tutti i principali partiti – con una sola eccezione – decisero di rispondere positivamente a quell’appello. Nel discorso di insediamento che tenni in quest’aula, feci esplicitamente riferimento allo ‘spirito repubblicano’ del Governo, che si sarebbe poggiato sul presupposto dell’unità nazionale”.

Le accuse del premier

C’è stata l’accusa, da parte del premier, di aver sostenuto la protesta dei tassisti, anche violenta, contro il governo. Lo stop ad interventi sullo scostamento di bilancio e la difesa, per quanto “da rivedere”, del reddito di cittadinanza. Sono tanti i punti dell’intervento davanti al Senato di Mario Draghi che hanno messo in difficoltà il centrodestra di governo. Non solo la Lega, che aveva chiesto uno scostamento di bilancio negato platealmente, ma anche – ed è una novità che rende il percorso ancora difficile da affrontare – Forza Italia.

L’ordine degli interventi in aula nelle prime cinque ore di dibattito è la cartina di tornasole: è stato modificato più volte finché il partito di Silvio Berlusconi ha fatto sapere di aver ritirato tutti i nomi previsti e fatto slittare le parole del solo Maurizio Gasparri in fondo all’elenco, quasi alla fine di questo primo giro di opinioni, cui seguiranno le repliche di Draghi, nuove dichiarazioni di voto e, alla fine, il voto. Nelle comunicazioni al Senato successive alle sue dimissioni, il presidente del Consiglio ha aperto ai partiti. La coalizione può essere ricostruita, secondo il suo ragionamento, ma alla maggioranza viene richiesto di rinnovare l’impegno in una logica di leale collaborazione.

Le possibilità 

Enrico Letta e Roberto Speranza al Senato hanno incontrato il capo politico di M5S, Giuseppe Conte. Sono state depositate due risoluzioni, una della Lega a prima firma Roberto Calderoli e una presentata da Pier Ferdinando Casini. Il centrodestra di governo, al termine del nuovo vertice a Villa Grande, ha fatto sapere che voterà soltanto la propria risoluzione, che chiede un “patto” per un nuovo governo, profondamente rinnovato. Il premier attende le posizioni dei partiti a una condizione: nessuna cesura netta rispetto al programma fino a qui portato avanti e nessun “profondo rinnovamento” dell’esecutivo. L’agenda di governo non deve cambiare, fanno sapere da Palazzo Chigi. Domani Draghi sarà alla Camera, ma già entro staseratutto sarà più chiaro.

Dopo l’intervento, seguirà il dibattito e dopo le 20 un voto di fiducia che definirà il futuro del governo, o la definitiva crisi.

Giulia Cortese

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