Riccardo Muti torna a Ravenna Festival e al Pala de André, il 21 luglio alle ore 21, per offrirsi a quella sorta di rito che negli anni si è consolidato nell’incontro tra il pubblico più ampio e il suo maestro
Un concerto che quest’anno coincide anche con la chiusura della XXXIII edizione del Festival e che vede il grande direttore sul podio dell’orchestra “di casa”, quella che lui stesso ha fondato, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, impegnata in un programma dai contorni in parte inconsueti e decisamente accattivante
La scelta delle musiche di Muti prevede la sinfonia in do maggiore di Georges Bizet, lavoro di rara esecuzione, il Poema sinfonico op. 62 Il lago incantato del russo Anatolij Konstantinovič Ljadov, compositore pressoché sconosciuto presso il grande pubblico eppure riconosciuto e stimato dai più grandi della sua epoca per l’inconfondibile vena creativa e infine quel monumento alle possibilità espressive e timbriche dell’orchestra che sono Les préludes, il poema sinfonico per il quale Franz Liszt si ispirò all’opera di Alphonse de Lamartine. L’evento è reso possibile dal sostegno de La Cassa di Ravenna Spa e della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
Il programma della serata
Apre la serata la Sinfonia Roma, che Bizet inizia a comporre nel 1861 quando è ospite della capitale italiana per essersi aggiudicato, appunto, il prestigioso Prix de Rome assegnato ai migliori dal Conservatorio parigino; e che riprende poi nel 1869 apponendo a ogni movimento evocativi titoli (Una caccia nel bosco di Ostia, Una processione, Carnevale a Roma) adatti, secondo Jules Pasdeloup che si propone di dirigerla nella sua stagione concertistica, ad attrarre l’attenzione del pubblico.
A seguire Anatolij Konstantinovič Ljadov, allievo di Rimskij-Korsakov. Il lago incantato, del 1909, è uno dei soli tre poemi sinfonici che egli compose, dando prova di perizia coloristica in un impressionistico fluttuare di suoni onirici, impalpabili, esaltati dai pizzichi argentei di arpa e celesta e dalle luminescenze dei flauti come degli archi.
Infine, Les préludes, il poema sinfonico che Liszt compone nel periodo che va da 1844 al 1852 e per il quale, però, adotta i versi di Lamartine a partitura già ultimata, quando si trova a doverla dirigere per la prima volta a Weimar, luogo in cui si dedicò alla composizione di tanti dei suoi poemi sinfonici, dove era maestro di cappella. È in quell’occasione che distribuisce al pubblico una sorta di preambolo letterario, che illustra il tema della composizione: la sorte dell’essere umano inevitabilmente destinato alla morte ma prima tormentato ed esaltato dai più diversi sentimenti, dall’amore alla guerra, alla ricerca di pace… esperienze attraverso cui passa il tema-protagonista, trasformandosi fino all’apoteosi finale.
(Fonte: AdnKronos)