Il prigioniero di coscienza è detenuto con il suo avvocato per “diffusione di notizie false”
Alaa Abd El Fattah ha raggiunto i 100 giorni di sciopero della fame per rivendicare diritti e libertà. Condannato a cinque anni, protesta contro la sua ingiusta condanna, le inumane condizioni detentive e il rifiuto della direzione delle carceri di garantire i suoi diritti consolari di cittadino britannico
Da Patrick Zaky, passando per Giulio Regeni, sono numerose le persone detenute in Egitto con accuse infondate. Tra queste vi è Alaa Abd El Fattah, il più noto prigioniero di coscienza egiziano, che è stato arrestato nel settembre 2019 e condannato nel dicembre 2021 con l’accusa di “diffusione di notizie false” a 5 anni di carcere, mentre il suo avvocato, Mohamed Baqer, è stato condannato a 4 anni. Alaa Abd El Fattah ha intrapreso lo sciopero della fame il 2 aprile per protestare contro la sua ingiusta condanna, le inumane condizioni detentive e il rifiuto della direzione delle carceri di garantire i suoi diritti consolari di cittadino britannico. Il 10 luglio è arrivato, così come il suo avvocato, al centesimo giorno di sciopero della fame. La notizia del suo arresto non ha avuto molto risalto in Italia, nonostante dal 28 maggio oltre 100 persone abbiano digiunato a staffetta come segnale di protesta e in segno di solidarietà. La notizia, tuttavia, ha avuto grande risonanza nel Regno Unito, di cui è cittadino. Lì qualcosa si è mosso. Come racconta la sorella Mona Seif, che ha digiunato a sua volta per quasi un mese, la ministra degli Esteri di Londra Liz Truss ha dichiarato al parlamento che il suo governo stava “lavorando molto duramente per ottenere il rilascio” di Alaa. Di Alaa si è parlato sia nelle manifestazioni che negli incontri ufficiali, in occasione della visita ufficiale nel Regno Unito del ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry. Tuttavia, questi sviluppi paiono incerti e soprattutto lenti rispetto all’urgenza dettata dalle condizioni di salute di Alaa. Con il superamento del centesimo giorno di sciopero della fame, Amnesty International ha rinnovato l’appello alle autorità egiziane affinché Alaa sia immediatamente rilasciato e ha sollecitato il governo del Regno Unito a usare tutti i mezzi a sua disposizione per visitarlo in carcere e assicurare la sua scarcerazione.