Enrico Letta ed il suo campo semi-largo. La difficile costruzione di un’alleanza competitiva

Dopo l’affossamento del governo Draghi, nella politica italiana è in atto un vero e proprio rimescolamento di carte

Più che una crisi politica, per gli elettori quella in corso appare più come una crisi di sistema

Il governo è andato e ad essere in crisi è il sistema stesso. Le colpe di questa situazione, per sei italiani su dieci, si racchiudono in due figure politiche: Giuseppe Conte (M5S) e Matteo Salvini (Lega). Questo è quanto emerge dall’ultimo report di Euromedia Research, riportato dalla Stampa. Il 61,8% degli intervistati non si dichiara contento della fine dell’esperienza del governo Draghi, e tra di loro troviamo il 63,2% degli elettori di Forza Italia e il 51,1% di quelli del Carroccio. Tuttavia, il poco tempo disponibile prima della data delle elezioni, fissata per il 25 settembre, impone di ricomporre il quadro politico in tempi brevi, ed arrivare a due poli prevalenti che si fronteggino. E per far ciò verificare le alleanze, superando personalismi e vecchi rancori. Per il Pd lo schema sembra pronto.

È “chiuso al 99%”, come spiega un membro della segreteria del Partito Democratico. Alle elezioni del 25 settembre Enrico Letta si presenterà con una sorta di “campo semi-largo”. A guidare la coalizione sarà la lista del Pd dentro la quale confluiranno esponenti di Articolo 1, sicuramente il ministro della Salute Roberto Speranza e Nico Stumpo, dei Socialisti e Luigi Di Maio, che verrà candidato in Campania insieme a qualche figura di Insieme per il Futuro che ha lasciato il Movimento 5 Stelle prima della caduta del governo Draghi. Il simbolo, probabilmente, verrà ritoccato leggermente per far spazio ai nuovi ingressi.

Insieme al Pd, poi, come alleati ci saranno da un lato la cosiddetta bicicletta formata da Sinistra Italiana e dai Verdi e il centro di Azione-PiùEuropa nel quale entreranno quasi certamente transfughi di Forza Italia. Tra questi vi è Renato Brunetta, il quale ha fatto sapere che ci vorrebbe, a suo parere, un’unione repubblicana. E, per quanto riguarda la crisi di governo, ha detto: “Nulla abbiamo saputo, una decisione presa alle nostre spalle”. Così il ministro della Pubblica amministrazione a Mezz’Ora in più ha proposito della scelta di Forza Italia sul governo. “E’ stato un atto di irresponsabilità motivato da un opportunismo temporalistico”, ha detto, “Una valutazione di tipo opportunistico. Salvini vedeva deteriorare il suo consenso mese dopo mese, Forza Italia non si espandeva, Meloni cresceva. Hanno preferito non pagare il costo del governo ma farlo pagare agli italiani”.

Anche il segretario del Pd Enrico Letta si concede uno sfogo: “In questa campagna elettorale vedrete Salvini pieno di Madonne. Berlusconi con foto del 2004. E dalla Meloni ascolterete parole della peggiore destra sovranista. O noi o Meloni – ha detto ancora il segretario del Pd – vuol dire che o noi convinciamo qualcuno che in passato ha votato per loro o noi questa sfida non la vinciamo. Dobbiamo toglierci dalla testa il ragionamento per cui: se quello sta con voi non vi voto. Noi siamo responsabili per la nostra lista, per quello che siamo noi, per il nostro programma”. Ha aggiunto sempre Letta, “Dobbiamo metterci piedi per terra sapendo che queste elezioni non si vincono prendendo la medaglia d’oro su Twitter. Io assumo completamente il ruolo di front runner della nostra campagna elettorale ed assumo fino in fondo tutta questa responsabilità, lo farò con la massima determinazione, sapendo che abbiamo dall’altra parte abbiamo una coalizione divisa, debole, che ha deciso di mettersi insieme per il potere”.

Il più ottimista a riguardo sembra essere Renzi, il quale ha detto: “Due mesi di campagna elettorale sono pochi, ma possono essere sufficienti a un ribaltone dei sondaggi o a un pareggio che permetta di ripartire da Draghi. Ma bisogna avere le idee chiare sulle scelte”. Nonostante tutti i sondaggi diano il centrodestra vincente, secondo il leader di Italia Viva Matteo Renzi quella che definisce “la peggiore destra d’Europa” si può battere. Il come lo spiega sul Corriere: “Europa contro sovranismo, lavoro contro sussidi, Industria 4.0 contro Quota 100, Buona scuola contro chi diceva “con la cultura non si mangia”, termovalorizzatori e rigassificatori contro chi diceva no a trivelle e Tap. E poi il tema decisivo: come si combatte l’inflazione? Diamo soldi a chi non lavora col reddito di cittadinanza ma il problema italiano è che chi lavora guadagna troppo poco. Le famiglie non ce la fanno più! Noi abbiamo fatto gli 80 euro e l’abolizione dell’Irap sul costo del lavoro. Gli altri solo chiacchiere e bonus zanzariere. Spero che i cittadini eleggano i competenti, non i populisti”.

Secondo Adnkronos i due leader di Italia Viva ed Azione si sarebbero visti nel tardo pomeriggio del 25 luglio. Nel corso dell’incontro, definito ”affettuoso”, Renzi avrebbe ribadito la sua intenzione di correre da solo alle prossime elezioni del 25 settembre. Calenda starebbe ancora riflettendo sul da farsi, anche perché da più parti si moltiplicano le pressioni per vederli nello stesso schieramento. Il leader di Azione ha dichiarato: “Letta deve domandare a tutti i suoi compagni di strada se sono d’accordo con l’agenda Draghi. Dovrebbe essere un polo europeista e democratico, con un’area liberal ed una socialdemocratica. Non un listone unico”.

Intanto il vertice del Pd è in contatto con alcune sigle centriste e con l’area degli ex grillini guidati da Luigi Di Maio. Ma i nostalgici guardano altrove. Il pretesto è quello di non appiattirsi sul programma con il quale Draghi si è presentato nel febbraio del 2021 e che in questi mesi cercherà di mettere in sicurezza. Tra i Dem c’è anche chi esterna dispiacere per la rottura con il Movimento 5 Stelle, aggiungendo un elemento di ulteriore confusione in una situazione già caotica e mercuriale.

Giulia Cortese

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