Che l’Italia non fosse esattamente la patria mondiale del razionalismo e del pensiero scientifico si era capito da molto tempo: i dati sull’analfabetismo funzionale, i risultati dei nostri studenti nei test OCSE-PISA o quelli sulla lettura restituiscono il quadro di un Paese scarsamente alfabetizzato, allergico soprattutto alle discipline scientifiche e dunque con parecchia difficoltà ad orientarsi in un mondo complesso qual è quello in cui viviamo. Qualche commentatore particolarmente “malizioso” insinua perfino che questo scenario costituisca la ragione fondamentale del dilagare del populismo: elettori incapaci di elaborare ragionamenti complessi tenderanno a preferire chi fa credere che esistano soluzioni semplici.
Tuttavia sono i dati sull’occulto a mettere una pietra tombale su qualunque barlume di ottimismo. Come riportato da Alberto Brambilla nel libro Il consenso a tutti i costi, ci sono 13 milioni di italiani (oltre il 20% della popolazione) che spendono 9 miliardi di euro ogni anno per consultare “maghi e fattucchiere”. Una categoria di “professionisti” piuttosto corposa (sarebbero circa 150.000 sul territorio nazionale) e soprattutto non proprio affidabile: nel settore il tasso di evasione fiscale ammonterebbe al 95%.
E questo non perché lo Stato non cerchi di venire loro incontro: al contrario, esiste un apposito codice ATECO (960909) per la cartomanzia (mentre la ciarlataneria rimane illegale).
Un business, quello dell’occulto, che non ha conosciuto crisi, e anzi si è andato incrementando proprio in corrispondenza delle recessioni economiche. I servizi richiesti ai maghi sono svariati: dalla lettura delle carte alla rimozione del malocchio, passando per guarigioni miracolose.
E poi, naturalmente, c’è chi si rivolge ai divinatori per avere fortuna nel gioco d’azzardo: si paga un mago per sapere i numeri vincenti delle lotterie, evidentemente continuando a ritenere normale che una persona in grado – a suo dire – di prevedere i numeri vincenti si accontenti di rivelarli ad altri per pochi spiccioli, anziché giocarli in prima persona realizzando vincite milionarie.
Il gioco d’azzardo è del resto un’altra colossale voce di spesa del popolo italiano: 110 miliardi all’anno. Secondo l’ISS, gli italiani che fanno almeno una giocata all’anno sarebbero 18,4 milioni, mentre quelli con problemi di ludopatia 1,5. E questo per restare nell’ambito del gioco d’azzardo legale: a ciò bisognerebbe aggiungere – secondo il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Rabo – altri 20 miliardi dell’azzardo irregolare.