La saga sui crimini e le morti della famiglia Lobo ha un nuovo capitolo
Said Lobo Bonilla, 23 anni, è stato ucciso con altre 3 persone la notte tra il 13 e il 14 luglio. La saga sui crimini e le morti della famiglia Lobo ha un nuovo capitolo, dopo l’arresto del figlio Fabio, la morte sospetta dell’altro figlio Cristian Javier e l’arresto della moglie Rosa Elena Bonilla de Lobo, condannata a 58 anni di carcere
È stato ucciso a colpi di arma da fuoco, insieme ad altre tre persone, mentre usciva da una discoteca a Tegucigalpa, Said Lobo Bonilla, figlio di 23 anni dell’ex presidente dell’Honduras Porifirio Lobo Sosa, che ha governato il Paese centroamericano tra il 2010 e il 2014, subito dopo il colpo di stato che ha rovesciato Manuel Zelaya Rosales nel 2009. Secondo la polizia nazionale, gli uomini armati che hanno fatto fuoco erano membri della banda di Mara Salvatrucha (MS-13), pagati per farlo fuori. Era la notte tra il 13 e il 14 luglio quando, nel parcheggio della discoteca, a Torre Morazán, Lobo Bonilla è stato freddato assieme a due suoi amici e l’autista che li guidava. Sei gli arresti per il delitto, come racconta il quotidiano Pagina 12. L’agguato sarebbe stato compiuto dai membri della banda Mara Salvatrucha (MS-13) travestita con gli abiti della National Anti-Maras and Gang Force (FNAMP). Si tratta di un nuovo capitolo nella triste saga della famiglia dell’ex presidente, che ha visto morire o finire in carcere altri suoi famigliari, figli e moglie compresa. Sono tutti avvenuti da quando Porifirio “Pepe” Lobo Sosa ha ceduto la presidenza al suo compagno Juan Orlando Hernández, che ha governato l’Honduras tra il 2014 e il 2022 e che oggi è detenuto negli Stati Uniti in attesa di processo dove è accusato di aver cospirato per il traffico di oltre 500 tonnellate di cocaina.
Gli altri figli di Lobo Sosa
Il primo della famiglia Lobo a cadere in disgrazia è stato Fabio, il primogenito di Porfirio, arrestato ad Haiti nel 2015 dalla DEA e condannato negli Stati Uniti a 24 anni di carcere più cinque in libertà vigilata dopo essersi dichiarato colpevole, anche per aver cospirato per importare e distribuire cocaina. Secondo la dichiarazione di Devis Leonel Rivera Maradiana, ex leader del cartello “Los Cachiros” e testimone chiave del processo, il cartello avrebbe contribuito con mezzo milione di dollari al finanziamento della campagna elettorale di Lobo, in cambio Fabio li avrebbe aiutati proteggendoli per spostare i loro carichi di droga attraverso il territorio dell’Honduras e con collegamenti all’interno dello Stato, in modo che le società di trafficanti di droga siano selezionate in gare che consentirebbero loro di riciclare i profitti delle loro attività illecite. Nel 2017, invece, un altro figlio di Porfirio Lobo Sosa, Cristian Javier, è morto nel dipartimento di Olancho, zona da dove provengono i Lobo, a causa di un presunto avvelenamento da alcol. Era già stato arrestato in numerose occasioni per violenza domestica, per violazione delle misure alternative di cui disponeva, per uso improprio del nome e per guida in stato di ebbrezza.
La moglie di Lobo Sosa
Non è stata da meno la moglie di Lobo Sosa, Rosa Elena Bonilla de Lobo, che nel 2018 è stata arrestata per un’indagine nota come “La piccola cassa della (first) lady”, in cui era stata scoperta la rete di corruzione che aveva messo in piedi per deviare fondi pubblici su un conto personale, cinque giorni prima che suo marito si dimettesse da presidente. Il denaro era originariamente destinato all’acquisto di abbigliamento scolastico e scarpe per bambini svantaggiati, ma alla fine è stato utilizzato per scopi personali come l’acquisto di gioielli e il pagamento della scuola dei loro figli. Nel 2019 è stata condannata a 58 anni di carcere per appropriazione indebita di fondi pubblici, associazione illecita e riciclaggio di denaro. Un anno dopo, la Camera penale della Corte suprema di giustizia ha ordinato un processo ripetuto per errori formali, ma nel marzo di quest’anno è stata nuovamente condannata, questa volta per appropriazione indebita e frode. Detenuta nella prigione di Támara, Rosa Elena ha ottenuto un permesso provvisorio di 24 ore per recarsi alla veglia funebre del figlio assassinato di recente, Said Lobo Bonilla. In questa occasione ha dichiarato tra le lacrime che le è stata tolta “parte della sua vita” e che il giovane “non aveva fatto torto a nessuno”. Lo scorso anno, con la pubblicazione dei Pandora Papers, si era inoltre scoperto che Porfirio Lobo Sosa e sua moglie Rosa Elena Bonilla de Lobo, insieme a un altro figlio di nome Jorge Dimitrov Lobo, erano proprietari di diverse società offshore registrate nei paradisi fiscali. Mesi prima, la coppia era stata inserita nella Engels List che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti pubblica con i nomi di persone che hanno partecipato a significativi atti di corruzione, a cui è vietato l’ingresso nel Paese. All’epoca, Portifio Lobo Sosa aveva protestato di essere stato incluso nella lista pur non essendo “il più corrotto nella storia dell’Honduras”, riferendosi all’allora presidente della Nazione Juan Orlando Hernández, del suo stesso Partito Nazionale, e che era il presidente del Congresso mentre Lobo ha comandato l’esecutivo nel periodo tra il 2010 e il 2014.
Il rapporto con Hernandez
Nonostante fossero entrambi della stessa bandiera politica e che fossero le due figure con il più grande potere politico dopo il colpo di stato, il rapporto tra Porfirio Lobo Sosa e Juan Orlando Hernández, iniziò a logorarsi quando sia il sistema giudiziario nordamericano che quello honduregno cominciarono a circondare i parenti di Lobo, che si sentiva abbandonato e tradito da Hernández, che stava aumentando il suo potere nello stato e nelle reti di traffico di droga mentre Lobo era sempre più messo alle strette. Con il recente omicidio di suo figlio Said, alcune delle ipotesi che vengono gestite sono che si tratti di un regolamento di conti o di un modo per influenzare possibili testimoni per il processo che il signore della droga Hernández dovrà affrontare a New York, dove suo fratello Tony, anche lui ex deputato, è già stato condannato all’ergastolo più trent’anni.
Con l’estradizione dell’ex presidente lo scorso aprile, l’Honduras sta attraversando una transizione con il nuovo governo di Xiomara Castro, che ha il difficile compito di sistemare un Paese totalmente corrotto, dove operano squadroni della morte e dove si è creato un vuoto di potere e una riconfigurazione dei diversi attori che producono o distribuiscono cocaina.