Proteste dei cittadini di origine serba in Kosovo per l’inasprimento dei controlli sulle frontiere
La risposta del governo: rimandare le misure a settembre
Le proteste in Kosovo dei cittadini kosovari di etnia serba contro l’entrata in vigore delle nuove normative sui documenti di identità e sulle targhe hanno fatto smuovere le acque: il governo del Kosovo ha rinviato di un mese, al primo settembre, l’entrata in vigore delle nuove norme che vietano l’utilizzo di documenti di identità e di targhe serbe. Una decisione che segue manifestazioni di protesta contro le normative che, da oggi, avrebbero dovuto vietare l’uso dei documenti e delle targhe automobilistiche rilasciate da Pristina nelle regioni del nord del Kosovo a maggioranza serba. Nella notte i manifestanti avevano bloccato le strade e uomini armati avevano sparato in aria. Il governo kosovaro ha avuto consultazioni con l’Unione europea e gli Stati Uniti.
Le misure annunciate dal Governo
A partire da domani, chi fosse entra in Kosovo dalla Serbia, avrebbe dovuto consegnare i propri documenti di identità validi per tre mesi in reciprocità alla misura applicata dalla Serbia ai cittadini del Kosovo in visita in Serbia, secondo quanto riferito da Radio Free Stazione Europa.
La polizia del Kosovo ha annunciato in risposta la chiusura dei valichi di frontiera di Jarinje e Brnjak a causa del blocco delle strade da parte dei manifestanti serbi.
Le reazione dell’alto rappresentante della politica estera Ue
L’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, ha “accolto con favore la decisione del Kosovo di spostare le misure al primo settembre” sul divieto dell’uso di documenti e targhe serbe. “Mi aspetto che tutti i blocchi stradali vengano rimossi immediatamente – ha scritto Borrell su Twitter – le questioni aperte dovrebbero essere affrontate attraverso il dialogo facilitato dall’Ue”. Secondo l’alto rappresentante l’attenzione dovrebbe concentrarsi “sulla normalizzazione globale delle relazioni tra Kosovo e Serbia, essenziali per i loro percorsi di integrazione nell’Ue”.