La violenza psicologica contro i bambini e le bambine zapatiste

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Dal 2019 le terre vengono invase, le case bruciate e i terreni espropriati e confinati con filo spinato

REIR, la Red latinoamericana de investigaciòn y reflexiòn con niñas, niños y jòvenes, denuncia la situazione di estremo disagio e violenza che la comunità zapatista di Nuevo Poblado San Gregorio è costretta a vivere da tre anni. Le loro terre, 155 ettari, sono state occupate e a nulla è valsa la proposta zapatista di dividerle con l’invasore, i bambini e le bambine non possono avere cibo e vivono in un clima violento e di ostilità. Ma quella di Nuevo Poblado San Gregorio non è l’unica comunità a subire violenze, come dimostra il comunicato della Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR), che ha fatto visita ad altre comunità

La comunità zapatista di Nuevo Poblado San Gregorio vive ormai dal 2019 dei soprusi che stanno danneggiando la vita dei bambini, delle bambine e dei giovani del luogo, a causa dell’invasione delle loro terre, che vengono invase e recintate col filo spinato. L’invasione della terra si traduce nell’esproprio di circa 155 ettari, appartenenti a questa comunità zapatista. Si tratta di una azione che ha impedito alle Basi di Sostegno dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BA-EZLN) di piantare e raccogliere il loro cibo, oltre a creare un clima di ostilità e violenza generalizzata contro le famiglie zapatiste. Dal REIR, la Red latinoamericana de investigaciòn y reflexiòn con niñas, niños y jòvenes, fanno sapere che questa azione è estremamente lacerante per il pieno esercizio dei diritti delle ragazze e dei ragazzi zapatisti, poiché vìola il loro diritto superiore a vivere una vita dignitosa, dato che il loro accesso al cibo, alla salute e all’istruzione è totalmente o parzialmente compromesso, a causa dell’invasione dei loro territori. “Questa situazione – dicono dal Reir – è estremamente delicata, poiché va avanti da quasi tre anni, ed ha provocato la rottura del tessuto sociale nella vita quotidiana delle famiglie zapatiste, e nella costruzione della loro vita comunitaria basata sui principi di autonomia”. L’invasione dei territori e la loro recinzione con il filo spinato equivale ad una guerra a bassa intensità che ostacola violentemente il processo politico e pacifico delle autonomie dell’EZLN, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. “Gli invasori della loro terra hanno tra l’altro respinto le proposte avanzate nel febbraio 2020 insieme al Consiglio di Buon Governo per risolvere la controversia: lavorare la terra in comune, concedendo un ettaro a ciascun invasore, e dividendo equamente i 155 ettari”. Una proposta più che degna che però è stata ignorata con totale disinteresse dalle autorità messicane, che non hanno alcuna premura di risolvere i conflitti che lacerano la vita quotidiana delle comunità BA-EZLN. La lotta di queste comunità autonome zapatiste ha comportato la partecipazione alla ricostruzione della vita comunitaria delle comunità indigene del Chiapas, generando soluzioni che il governo statale del Chiapas e il governo federale del Messico non hanno generato e non supportano nemmeno. Questa comunità lo scorso maggio ha ricevuto  minacce di sfollamento e di chiusura delle case di 6 famiglie zapatiste . “Ci uniamo a questa urgente azione globale – afferma la RED – “perché le minacce, le molestie e le intimidazioni da parte del gruppo di persone, si sono aggiunte al fallimento dello Stato messicano nell’affrontare questa situazione nonostante fosse stato informato degli eventi dal Centro per i diritti umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba) dal novembre 2019”. Il Centro per i diritti umani Frayba riporta tra l’altro che da più di due settimane il clima di violenza è aumentato, registrando, solo quest’anno, 21 attacchi contro Basi di Sostegno e vi sono state intimidazioni, minacce di morte, violenze sessuali e torture, aggressioni fisiche, furto di bestiame e distruzione di proprietà, tagli idrici, sorveglianza, ostruzione, controllo e raccolta del libero transito, nonché sequestro di persone. Questo aggrava il rischio per la vita, l’incolumità e l’integrità della popolazione, in particolare ragazze e ragazzi, nonché degli osservatori che nelle ultime settimane sono stati oggetto di minacce, per le quali, per motivi di sicurezza, hanno dovuto ritirarsi. A questo contesto di ostilità contro le comunità zapatiste, vanno aggiunti i recenti eventi registrati nel comune di Chilón, dove sono state sfollate 6 famiglie BA-EZLN, le cui case sono state incendiate. “Come Rete latinoamericana per la ricerca e la riflessione con ragazze, ragazzi e giovani, chiediamo giustizia, attenzione, mediazione e una soluzione urgente del conflitto da parte dello Stato, salvaguardando l’integrità di tutte le famiglie e prestando attenzione immediatamente al migliore interesse di ragazze e ragazzi – avverte la Red – . L’invasione e la presenza di gruppi armati, anche nella comunità autonoma di Nuevo San Gregorio, in Chiapas, è un attacco al diritto dei bambini zapatisti a vivere una vita dignitosa”. È una situazione delicata che va avanti da quasi tre anni, che desta preoccupazione anche alla Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) e che riguarda anche i maya Tsotzil, che vivono negli altopiani centrali del Chiapas.

La preoccupazione della Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR)

“Riceviamo con preoccupazione le testimonianze che la popolazione vive nella paura della violenza, che ha un impatto sulla vita di donne, ragazze e ragazzi”, ha affermato Esmeralda Arosemena de Troitiño, della Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) , dopo la sua visita alle 22 comunità Tsotsil e Tseltal beneficiarie di misure precauzionali in Chiapas. Dall’11 al 15 luglio una delegazione della IACHR ha visitato le comunità indigene di tre comuni del Chiapas afflitte da violenze paramilitari, abbandono e presenza di gruppi armati, vista la mancanza di risultati da parte dello Stato messicano nell’adozione delle misure precauzionali concesse appena quattro anni fa. “Lo Stato ha l’obbligo di continuare a impegnarsi al massimo per porre fine alla violenza, riparare le vittime e ricostruire un tessuto sociale che chiede la pace”, ha aggiunto la Commissaria Arosemena de Troitiño. Durante i suoi tour, la IACHR ha ricevuto testimonianze da residenti di una comunità di Chenalhó, nove di Chalchihuitán e dodici di Aldama, che hanno confermato paura, incertezza e ansia dovute alla mancanza di sicurezza nei villaggi anche per la presenza di gruppi armati. La IACHR ha indicato che è necessario che le autorità attuino efficacemente le misure precauzionali e ha assicurato che continuerà a monitorare l’attuazione delle raccomandazioni formulate per la protezione delle comunità beneficiarie, nell’esercizio del suo mandato e attraverso i suoi diversi meccanismi. Come recita il comunicato, che riportiamo per intero:

“La Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) ha effettuato una visita di lavoro in Messico dall’11 al 15 luglio 2022, con l’obiettivo di vigilare sull’attuazione delle misure precauzionali concesse nel 2017 e nel 2018 a favore di 22 comunità delle famiglie indigene Tsotzil. Durante la prima giornata di attività, la delegazione della IACHR è stata ricevuta dal Sottosegretario ai Diritti Umani, Popolazione e Migrazione del Ministero dell’Interno, Alejandro Encinas Rodríguez, dal Segretario Generale del Governo del Chiapas, Victoria Cecilia Flores Pérez, e dalle alte autorità dei Segretari dell’Interno e degli Affari Esteri, che hanno fornito importanti informazioni preliminari sullo stato di avanzamento dell’attuazione delle misure cautelari. La Commissione si è recata nel comune di Aldama, in Chiapas, accompagnata dalle autorità federali e statali e dal Centro per i diritti umani Fray Bartolomé de las Casas; In quell’occasione il Presidente costituzionale e il Presidente per usi e costumi hanno espresso il lavoro di accordo e di dialogo per la risoluzione del conflitto. La delegazione ha inoltre visitato le comunità di Tabac e Coco, dove ha verificato che erano ripresi i lavori di ricostruzione della strada e del ponte tra le due comunità e che si stavano facendo progressi nella costruzione delle case. A loro volta, nell’area sono state osservate tracce di violenza che hanno influito sulla sicurezza e sullo stile di vita della comunità e causato lo sfollamento forzato dei suoi membri. Successivamente, a San Pedro Cotzilman, sono state ricevute testimonianze di beneficiari e vittime di violenze sui feriti, sui defunti, sullo sfollamento forzato e sulla situazione di donne, bambini e adolescenti. A San Cristóbal de las Casas, l’équipe ospite ha incontrato le autorità del governo statale e i presidenti e commissari dei comuni di Aldama e Chenalhó, dove sono state ricevute informazioni sulle azioni intraprese per sradicare le cause che danno origine alla disputa territoriale. Lo Stato e la popolazione hanno riferito che negli ultimi tre mesi non sono stati segnalati atti di violenza. Tuttavia, le persone hanno espresso paura e incertezza sul ritorno degli attacchi. Nel comune di Chalchihuitan, la delegazione ha incontrato i beneficiari del gruppo Chalchihuite; osservato lo stato di avanzamento della costruzione e consegna degli alloggi; e membri delle comunità Canalumtik, Chenmut e Pom hanno mostrato gli effetti delle violenze e hanno riferito di sentire spesso spari nei territori vicini, che avrebbero lo scopo di intimidirli. Successivamente, nella sede municipale di Chalchihuitan, la Commissione ha ricevuto le testimonianze di diverse vittime sulla costante paura e ansia che provano a causa della percezione della mancanza di sicurezza e del sentimento di continue molestie e dell’impatto sui loro progetti di vita. A Tuxtla Gutiérrez, la Commissione è stata ricevuta dal Governatore Costituzionale dello Stato del Chiapas, Rutilio Escandón Cadenas. Subito dopo si è tenuto un incontro presieduto dal Segretario Generale del Governo e alla presenza delle alte autorità municipali, dove hanno riferito dell’attenzione globale e permanente che lo Stato messicano presta alle comunità che sono nel mezzo del conflitto attraverso azioni incentrate sulla soluzione agraria, rafforzamento dei programmi sociali, salute, istruzione, infrastrutture, sicurezza e intelligence. Parimenti sono pervenute informazioni sull’andamento delle indagini della Procura, le azioni dispiegate dalle forze di sicurezza per accompagnare le comunità, sul processo di risarcimento alle vittime e ai parenti delle persone decedute e sull’assistenza ai beneficiari che hanno subìto lesioni al midollo spinale. Allo stesso modo, sono stati forniti dettagli sui progetti abitativi che vengono realizzati con il supporto tecnico globale e partecipativo delle comunità beneficiarie, e le difficoltà nel continuare questo lavoro a causa delle aggressioni nel territorio. Inoltre, hanno concordato sulla diminuzione della violenza nelle comunità e hanno evidenziato le sfide del mantenimento dei progressi nella sicurezza raggiunti. L’ultimo giorno, la IACHR ha tenuto un incontro con il segretario esecutivo della Commissione nazionale per i diritti umani (CNDH), Francisco Javier Estrada Correa, per scambiare informazioni sulla situazione attuale ad Aldama, Chenalhó e Chalchihuitan. Infine, si è tenuto un evento di chiusura della visita con la partecipazione di diverse autorità federali e statali. “Questa visita ci ha permesso di verificare una positiva collaborazione e cooperazione per cercare la risoluzione dei conflitti nel territorio; così come il lavoro della società civile e della Chiesa nell’assistenza umanitaria e negli sforzi di pacificazione. Durante i tour, abbiamo ricevuto con preoccupazione le testimonianze che la popolazione vive nella paura della violenza, che ha un impatto sulla vita di donne, ragazze e ragazzi. Lo Stato ha l’obbligo di continuare a impegnarsi al massimo per porre fine alle violenze, riparare le vittime e ricostruire un tessuto sociale che chiede la pace”, ha affermato Esmeralda Arosemena de Troitiño, commissaria e relatrice per il Messico. “Questa visita mette in evidenza il ruolo svolto dal meccanismo delle misure precauzionali nella tutela dei diritti e la possibilità che hanno gli Stati, in questo caso quello del Messico, di proteggere le popolazioni indigene. Abbiamo assistito a un notevole coordinamento degli sforzi dei tre livelli di governo, senza di esso il progresso non è fattibile a causa della complessità del problema”, ha affermato Tania Reneaum Panszi, segretario esecutivo della IACHR. La Commissione riconosce l’impegno delle autorità dello Stato messicano a rispettare le misure precauzionali e ad adottare determinazioni al fine di risolvere questo problema complesso e di lunga data e cercare anche di migliorare il dialogo per riconquistare la fiducia delle comunità. Allo stesso tempo, apprezza l’accoglienza della visita, e le strutture, il coordinamento e la sicurezza che hanno garantito e reso possibile l’opera di supervisione degli interventi direttamente sul territorio. La IACHR ringrazia inoltre i rappresentanti delle comunità beneficiarie e il Centro per i diritti umani Fray Bartolomé de las Casas per la loro disponibilità, accompagnamento e sforzi enormi nell’organizzare la visita e avvicinare i beneficiari alla Commissione. Nell’ambito delle misure precauzionali, la IACHR continuerà a monitorare l’attuazione delle raccomandazioni formulate per la protezione delle comunità beneficiarie, nell’esercizio del suo mandato e attraverso i suoi diversi meccanismi”.

La IACHR è un organismo principale e autonomo dell’Organizzazione degli Stati americani (OAS), il cui mandato deriva dalla Carta dell’OAS e dalla Convenzione americana sui diritti umani. La Commissione Interamericana ha il mandato di promuovere l’osservanza dei diritti umani nella regione e funge da organo consultivo dell’OAS in materia. La IACHR è composta da sette membri indipendenti che sono eletti dall’Assemblea Generale dell’OAS a titolo personale e non rappresentano i loro paesi di origine o di residenza.

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