La flat tax non è automaticamente un’ingiustizia verso i poveri: dipende dall’aliquota e da come la si finanzia
La campagna elettorale italiana procede spedita, e il “centro”-destra rispolvera un grande classico del suo repertorio: la flat tax
Flat tax: Si tratta di una proposta risalente già al 1994, anno della discesa in campo di Berlusconi, ma tornata prepotentemente di moda con la campagna elettorale di Salvini di cinque anni fa, quando il Capitano girava l’Italia con magliette che recitavano “Flat Tax al 15%: si può”. Di recente è tornato sul punto anche lo stesso Berlusconi, rilanciando l’aliquota unica al 23%.
Ma non ci sono solo i partiti ad aver riflettuto su questa proposta. L’Istituto Bruno Leoni, in un documento firmato da Nicola Rossi, ipotizzava uno sistema al 25% (qui il pdf).
Cos’è la Flat Tax
Si tratta di un sistema fiscale che prevede un’unica aliquota, in luogo di diversi scaglioni progressivi al crescere del reddito. In Italia, a dire il vero, un esempio di flat tax è già in vigore, ed è l’IRES, che prevede un’aliquota al 24%. Diversa invece la situazione dell’IRPEF, riformata dal governo Draghi e che attualmente prevede quattro scaglioni:
- fino a 15.000 euro: aliquota del 23%
- da 15.000 a 28.000 euro: aliquota del 25%
- da 28.000 a 50.000 euro: aliquota del 35%
- oltre 50.000: aliquota del 43%
In caso di introduzione della flat tax, questi scaglioni verrebbero quindi aboliti e tutti pagherebbero una stessa aliquota.
Un furto ai poveri?
Solitamente la flat tax trova la ferma opposizione dei partiti di sinistra, secondo i quali essa sarebbe una misura di cui beneficerebbero molto più i ricchi dei poveri; effettivamente, ad una prima occhiata, le fasce di reddito che attuamente pagano aliquote più alte (35% e 43%) avrebbero lo “sconto” maggiore, mentre meno benefici ci sarebbero per le fasce più povere. Tuttavia, si possono fare alcune considerazioni:
- Più alta è l’aliquota, più alta dovrebbe essere la soglia di tassazione, cioè la soglia di reddito entro la quale non si pagano tasse. Se attualmente tale soglia è poco più di 8000€ per i lavoratori dipendenti e 8500€ per i pensionati (5500€ per gli autonomi), ipotizzando – a mero titolo d’esempio – un’aliquota unica al 30%, la soglia di tassazione potrebbe alzarsi a 15.000€. Paradossalmente, dunque, è più un “furto ai poveri” un sistema fiscale con flat tax al 15% di uno al 30%; la difficoltà principale sta nel comunicarlo agli elettori
- Più alta è l’aliquota, minore sarà la necessità di tagliare la spesa. Se normalmente a proporre la flat tax sono coloro che vogliono alleggerire la pressione fiscale generale, è anche ovvio che minori entrate comportano la necessità di tagliare la spesa pubblica (a meno che, naturalmente, non siamo politici italiani: in quel caso si può sempre sostenere la tesi che si può fare tutto in deficit, tanto i tagli alle tasse si ripagano da soli con il boom economico generato negli anni successivi all’introduzione della flat tax).
Ora, nel caso di un’aliquota unica “medio-alta” (ipotizziamo ancora il 30%) ci sarebbe pur sempre l’opzione di accorpare tasse già esistenti (IRPEF e IRES) e, soprattutto, di andare a disboscare la fittissima selva di tax expenditures, le agevolazioni fiscali che, nel 2016, ammontavano a 313 miliardi di euro. Eliminando anche solo una parte di esse si liberebbero risorse da destinare alla flat tax
Il problema della costituzionalità
Il sistema delle deduzioni sarebbe poi, secondo i sostenitori della flat tax, la chiave di volta per scongiurare il rischio di incostituzionalità. L’articolo 53 della Costituzione italiana, infatti, al secondo comma recita
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
L’opzione sarebbe quella di riformare il TUIR; sul sito Informazione fiscale si ipotizza:
- i nuclei familiari con reddito compreso tra 0 e 35.000 euro hanno diritto alla deduzione fissa di 3.000 euro per tutti i membri del nucleo familiare;
- per redditi da 35.000 euro a 50.000 euro la deduzione è ammessa soltanto per i carichi familiari;
- i redditi superiori ai 50.000 euro non hanno diritto ad alcuna deduzione.
Vantaggi della flat tax
Posto dunque che un’ipotetica flat tax “medio-alta” non sarebbe né ingiusta né incostituzionale, viene da chiedersi quali benefici potrebbe portare.
- Complessivamente si avrebbe una riduzione della pressione fiscale (quella italiana è attualmente tra le più alte al mondo)
- In conseguenza del punto 1, ci si può aspettare una diminuzione dell’evasione fiscale. È infatti appurato che, laddove la pressione fiscale è più bassa, l’evasione diminuisce, in quanto meno conveniente in termini di rapporto rischio-benefici
- Ci sarebbe una drastica semplificazione del fisco, di cui beneficerebbero sia i cittadini (dichiarazioni dei redditi molto più semplici) sia lo Stato.
- L’Italia diventerebbe maggiormente attrattiva per capitali esteri e non, il che è fondamentale per il buon andamento dell’economia.