L’acquirente libanese dall’identità ignota ha rifiutato la consegna del carico della nave Razoni, ferma tra le coste turche e quelle cipriote
L’ambasciata ucraina a Beirut definisce «posticipato» il suo approdo nel porto di Tripoli, mentre i siti di tracciamento delle rotte marittime lo dichiarano «all’ancora»
In alto mare
Sarebbe dovuta arrivare in Libano il 7 agosto la nave cargo Razoni, battende bandiera della Sierra Leone, ma il compratore, di cui è noto solo che l’avrebbe attesa al porto di Tripoli, ne ha respinto il carico di mais, adducendo come motivazioni il ritardo di circa cinque mesi nella consegna, dovuto al blocco delle esportazioni dall’Ucraina, e le sue possibili conseguenze sulla qualità della merce. Così la prima nave salpata dai porti ucraini sul mar Nero in conseguenza dell’accordo del 22 luglio, aveva superato i controlli del Centro di comando congiunto (con sede a Istanbul e composta da personale inviato da Nazioni unite, Ucraina e Turchia), che ne aveva ispezionato il carico di 26.500 tonnellate di cereali, dando all’imbarcazione il via libera per il passaggio attraverso lo stretto del Bosforo. Successivamente, tuttavia, la nave ha cambiato rotta e, anziché approdare a Tripoli, è rimasta ancorata fuori dal Golfo di Alessandretta. Inoltre, sui siti di tracciamento delle rotte commerciali, come Vesselfinder, la Razoni risulta «all’ancora», senza ulteriori informazioni sulla sua destinazione. Del resto, non si sa neppure se il nuovo acquirente sarà libanese, come ha riferito il direttore del porto di Tripoli, Ahmad Tamer, che ha fatto sapere che «la merce sarà messa in vendita a chi vuole acquistarla». Il Libano, dunque, è di nuovo al centro di una vicenda controversa legata alla ripresa delle esportazioni di cereali dall’Ucraina. Il 4 agosto, infatti, la nave siriana Laodicea, era ripartita per la Siria dopo essere rimasta ferma per giorni nel porto di Tripoli. Il motivo del blocco erano stati i sospetti dell’ambasciata ucraina a Beirut che la nave trasportasse un carico rubato, imbarcato in una regione occupata dalle truppe russe, ma la magistratura libanese e le autorità portuali ne avevano consentito la ripartenza dopo aver verificato l’autenticità dei documenti di viaggio.