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Libri: il Premio Mario Rigoni Stern a Paolo Malaguti

Con “Il Moro della cima” (Einaudi) si è aggiudicato la XII edizione Paolo Malaguti con “Il Moro della cima” (Einaudi)...

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Con “Il Moro della cima” (Einaudi) si è aggiudicato la XII edizione

Paolo Malaguti con “Il Moro della cima” (Einaudi) si è aggiudicato il Premio Mario Rigoni Stern per la letteratura multilingue delle Alpi. La cerimonia finale della XII edizione si è svolta venerdì sera al Centro Congressi di Riva del Garda (Trento). Malaguti ha avuto la meglio sugli altri autori in lizza per la vittoria: Carlo Barbante con “Scritto nel ghiaccio. Viaggio nel clima che cambia” (Il Mulino), Adeline Loyau con “Les tribulations d’une scientifique en montagne” (Editions Glenat) e Annalina Molteni con “L’ombra dei Walser) (Monterosa). Ulderica Da Pozzo ha ricevuto la menzione speciale per il libro “Femines. Donne del latte” (Edizioni Forum).

Sempre durante la cerimonia è stato conferito anche il Premio Guardiano dell’Arca – Osvaldo Dongilli, “quest’anno attribuito alle Api, insetto insostituibile per la conservazione della biodiversità, il cui numero negli ultimi anni sta conoscendo un forte calo”: a ritirare il premio è stato l’entomologo e apicoltore Paolo Fontana, presidente della World Biodiversity Association.

La giuria composta da Sara Luchetta, Giuseppe Mendicino, Luca Mercalli, Annibale Salsa e Niccolò Scaffai ha così motivato il premio a Malaguti: “Il libro raccoglie storie e voci del passato per restituirle con scrittura attenta e viva attraverso la figura del Moro Frun, personaggio tridimensionale innamorato della montagna, che ci ricorda il Tönle Bintarn di Mario Rigoni Stern, con le sue andate e ritorni, il suo amore per la terra madre e il dolore per ogni confine e inutile conflitto. Quello che si anima sulla pagina è un racconto ricco di rimandi e ricordi che parlano forte e chiaro. Parlano dei cambiamenti della montagna veneta, lavorata, trasformata e a volte sfigurata dalla mano umana; parlano di una guerra di cui leggiamo ancora le tracce nel paesaggio e che ci ricorda l’ingiustizia di tutte le guerre, quelle di ieri e quelle dei nostri giorni. Parlano di una civiltà contadina scomparsa, che affiora tra le righe con parole, oggetti, miserie, modi di dire e di pensare”.

Il vincitore Paolo Malaguti ha dichiarato: “Ricevo questo premio con grande gioia ed emozione, soprattutto per il ruolo che Mario Rigoni Stern ha avuto nella mia formazione: anche in questo libro se c’è un autore dietro è proprio lui. Ma accanto alla gioia avverto anche la responsabilità di riceverlo: per me significa anche farsi carico di un mandato impegnativo, cercare di far vivere la letteratura nell’ottica etica e civile che Rigoni Stern ha sempre coltivato, con umiltà e umanità, anche quando era ormai un autore consacrato”.

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