UCRAINA – Il tranello e la sorpresa 

La controffensiva ucraina verrà forse ricordata come una delle più incisive e fulminati della storia contemporanea, unendo una combinazione di personale ben addestrato, di armamenti adeguati e di un’ ingegnosa strategia militare. Perché il ribaltamento delle sorti del conflitto poteva avvenire solo con una mossa d’arguzia. Se Davide voleva battere Golia doveva essere più astuto.

L’artefice della strategia che ha consentito all’Ucraina di recuperare 1300Km di territorio in 5 giorni e tagliare i rifornimenti a decine di migliaia di combattenti russi è il generale ucraino Syrskyi. Inizialmente, la sua manovra non aveva convinto Kyev, ma alla fine Syrskyi ha avuto la meglio.

Il tranello 

Per mesi, gli ucraini hanno preannunciato una controffensiva a Kherson, nel sud del Paese, che sarebbe dovuta avvenire ad agosto. Nel frattempo hanno esercitato pressione sulle linee, costringendo i russi a spostare le truppe presenti a nord verso la regione di Kherson. In sostanza, hanno imposto dove si sarebbe combattuto facendo ammassare l’esercito russo a nord del Dnipro. Successivamente, hanno fatto saltare i ponti sul Dnipro e tagliato fuori i russi tanto dalle linee logistiche della Crimea quanto quelle del Donbas. In sostanza, li hanno intrappolati. A quel punto, pareva scontata l’offensiva ucraina a Kherson, ma agosto finiva e al di là di scaramucce la grande controffensiva pareva un flop.

L’effetto sorpresa

La controffensiva a Kherson però era un tranello. Si trattava di attrarre gran parte dell’esercito russo in quella zona e bloccarlo per poi attaccare altrove.  Dove?  A nord, nel Kharviv Oblast, dove esisteva un’unica roccaforte, Balaklija, oltre la quale gli ucraini sapevano che i russi avevano lasciato intere aree scarsamente difese, mal equipaggiate e per lo più sotto il controllo di soldati di leva. Le truppe mercenarie e i veterani erano stati spostati a sud, bloccati a Kherson. A Balaklija i russi sono stati colti di sorpresa. Non si trattava di una delle solite manovre di logoramento ma una vera e propria controffensiva che li ha sbaragliati in 24 ore. Una volta aperta una breccia sulla linea difensiva russa, gli ucraini hanno trovato poca opposizione e sono avanzati all’interno, verso Kupyansk, lo scambio ferroviario da cui passano le linee che collegano il Donbas a Belgorod in Russia e da cui dipende la logistica militare di tutta la regione.  I russi sono riusciti a difendere Kupyansk meno di 48 ore. A quel punto, gli ucraini sono scesi a sud, verso Izyum, allo scopo di accerchiare circa 10,000 soldati russi, i quali – per non restare intrappolati in un assedio – hanno abbandonato Izyum prima che gli ucraini chiudessero l’accerchiamento.  Si è trattato di una ritirata scomposta e affrettata, effettuata durante la notte, che li ha costretti a lasciarsi dietro gran parte dell’ equipaggiamento. Le truppe ucraine sono entrate a Izyum la mattina del 10 settembre con un minimo di combattimenti. Con la presa di Kupyansk e Izyum, e i ponti distrutti sul Dnipro, sia le truppe in Donbas che quelle a nord del Dnipro sono ora tagliate fuori dalle linee di rifornimento. Parte dell’esercito ucraino si è poi spostato da Kupyansk ad est, verso Lysychansk, vicino al confine con la Russia, con l’intenzione di tagliare in 2 i territori a nord e a sud di Izyum. Questo potrebbe consentirgli accerchiamenti sia a nord che in Donbas. La città è attualmente sotto attacco.  Intanto, nel tentativo di riprendere il controllo della situazione, i russi hanno spostato le truppe da Izyum a Donetsk a protezione dell’areoporto, dove gli ucraini hanno sferrato un attacco a sorpresa. L’attacco al momento è ancora in corso. Intanto, Denis Pushlyn, il leader dell’occupazione russa in Donbas, ha rilasciato un video, possibilmente mentre era in fuga. Nel complesso, la manovra ucraina ha evidenziato i limiti di un esercito formato da coscritti senza esperienza e da mercenari e affetto da un’endemica carenza di manutenzione degli armamenti dovuta alla corruzione; infine ha messo a fuoco tanto l’impatto determinante dalle motivazioni dei combattenti, quanto quello delle sanzioni che hanno minato alla base il potere offensivo della Russia.

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