Ucraina: Operazione “raggruppamento”

Dopo aver fatto passare la ritirata da Kyiv per una “mossa strategica” atta a concentrare gli sforzi dell’”operazione militare” in Donbas, la Federazione Russa oggi è costretta a una nuova ridefinizione linguistica per giustificare il ritiro delle truppe dall’intera regione di Kharkiv: non si tratta di ritirata, bensì di “raggruppamento”.

In effetti, i russi si stanno raggruppando un po’ ovunque: oltre confine a nord, verso Belgorod; nei campi di prigionia; e sulla sponda sinistra del il fiume Oskil, dove hanno cominciato a organizzare nuove linee di difesa.

Malgrado le acrobazie linguistiche però è impossibile anche per il Cremlino negare l’evidenza di una disfatta imbarazzante. Lo sfondamento degli ucraini è stato tanto chirurgico quanto devastante, penetrando lungo una linea trasversale, per poi assumere il controllo della base logistica russa e infine accerchiare Izyum. Non solo i russi non sono riusciti ad arrestare l’onda ma ne sono stati completamente travolti, al punto da decidere di non ritirarsi solo da Izyum ma dall’intero Kharkiv Oblast, di cui occupavano circa 8.000 Km. La sua conquista era costata mesi e decine di migliaia di vite. Tutto perduto in soli 6 giorni.

Dai canali telegram pro-russi alla TV di stato il clima è teso. C’è scontento e si fa sentire. Il canale Rybar insorge contro il Cremlino che vuole che riportino il meno possibile, ma loro non ci stanno. “Se neghiamo che esistono dei problemi non possiamo risolverli”, affermano. Sarcastico invece Igor “Strelkov” Girkin, il padre della guerra in Dondas, che fin dall’inizio è stato critico sul come è stata condotta l’”operazione militare”. “Tanto vale che gli diamo anche tre delle regioni intorno a Belgorod come gesto di buona volontà,” ha scritto sul suo canale. Sulla TV di stato russa si parla apertamente di “errori strategici”. Infine ci si è messo anche il leader ceceno Kadyrov a gettare acqua sul fuoco dicendo apertamente “non c’è stato nessun riposizionamento, le truppe russe sono scappate”.

Ma cosa vogliono esattamente gli scontenti? Non certo la pace. Chiedono a Putin la mobilitazione generale del Paese; vogliono una dichiarazione ufficiale di guerra così da poter avere a disposizione uomini e risorse per ricatturare i territori perduti e avanzare fino a Odessa. Il Cremlino però è riluttante. La mobilitazione porterebbe con sé una scia di conseguenze politiche, economiche e sociali che la Russia in questo momento non è in grado di sobbarcarsi. Inoltre, una vera e propria dichiarazione di guerra potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio in quanto libererebbe l’Ucraina da molte delle restrizioni attuali.

È un tira e molla che in realtà va avanti da mesi ma che la controffensiva ucraina ha esacerbato: “non possiamo combattere contro 300.000 ucraini lungo il fronte con gruppetti sparsi qua e là che continuiamo a spostare,” ha dichiarato il politologo Prilepin alla TV russa, “non è possibile effettuare grandi manovre con soli 100.000 soldati”. Girkin d’altra parte, sostiene che il Cremlino deve fare una scelta: senza una mobilitazione generale molte vite andranno perse inutilmente perché la sconfitta sarà inevitabile, allora tanto varrebbe rinunciare subito.

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