‘Se opera dei russi il tentativo di manipolare ulteriormente mercato o un segnale dalla Germania’
“Tre eventi di questo tipo non succedono in un giorno, è chiaro che si tratta di un atto di sabotaggio”. Simone Tagliapietra, senior fellow del think tank bruxellese Bruegel e professore di Politiche energetiche, climatiche ed ambientali all’Università Cattolica di Milano, non ha dubbi sull’origine delle perdite di gas registrate ai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, che passano sotto il Mar Baltico.
“Ora bisogna capire chi è il responsabile e perché lo ha fatto”, dice Tagliapietra all’Adnkronos, secondo cui, “se è opera dei russi, potrebbero esserci diversi motivi dietro a questo atto di sabotaggio”. Pur se dai due gasdotti non passa nulla – il Nord stream 2 non è mai entrato in funzione e il Nord stream 1 è fermo da settimane – i russi potrebbero averli usati “per manipolare ulteriormente il mercato del gas, e infatti i prezzi sono schizzati, o per inviare un segnale alla Germania, con l’intenzione di compromettere del tutto la relazione” che Mosca aveva con Berlino.
Tagliapietra sottolinea poi la coincidenza degli ‘incidenti’ con l’inaugurazione oggi in Polonia della ‘Baltic pipeline’, che porta il gas dalla Norvegia. “Varsavia – ricorda – è il Paese europeo che più ha spinto per la fine della dipendenza energetica dalla Russia dopo l’annessione della Crimea nel 2014”.
‘quanto accaduto dimostra rischi importanti a sicurezza nostre infrastrutture energetiche’
Un altro elemento su cui punta l’attenzione l’esperto è il rispetto dei contratti da parte della Russia: “Non vorrei che avessero trovato così la scusa, dopo aver tagliato le forniture, per evitare l’arbitrato internazionale. I danni infrastrutturali sono una delle clausole che consentono di non rispettare i contratti e di applicare la forza maggiore”.
C’è poi un’altra questone al di là delle speculazioni sui motivi e le responsabilità ed è “la certezza che quanto accaduto dimostra quanto le nostre infrastrutture energetiche sono esposte a rischi di sicurezza importanti: cosa succederebbe se un evento del genere coinvolgesse i tubi dalla Norvegia o dall’Algeria?”. Dunque, sostiene l’esperto, “bisogna fare il possibile perché queste cose non accadano: i rischi ci sono sempre stati, ma mai in un periodo in cui siamo stati così in balia” dei rapporti con la Russia.