In un mondo come quello di oggi, fatto di chef e food blogger, quella contenuta nello studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution rischia di essere una scoperta importantissima: il ritrovamento di un fossile di pesce infatti sembra suggerire che i primi tentativi di cucina da parte degli esseri umani risalirebbero a 780.000 anni fa. Questa rivelazione arriva al termine di uno studio durato 16 anni, dopo degli scavi nel sito di Gasher Benot Ya’aqov, nell’Israele settentrionale, che conteneva resti di pesci di acqua dolce e tracce di focolari rudimentali. Se le prime prove di ossa bruciate risalgono a circa 1,5 milioni di anni fa, mancavano quelle relative ai primi tentativi di cucinare da parte dell’uomo. Eppure ciò che è stato ritrovato dimostrerebbe che la data ipotetica di primi tentativi di cucina sarebbe anticipata di ben 600.000 anni rispetto alle prime stime: sono stati infatti ritrovati resti di dentatura di alcuni tipi di carpe, senza però altri tipi di ossa. L’ossatura dei pesci, quando cotti a basse temperatura, tende a sbriciolarsi, mentre i denti rimangono intatti per via della protezione ottenuta dallo smalto. Questo suggerirebbe tentativi di cuocere i pesci da parte degli esseri umani dell’epoca, conclusione raggiunta dopo diversi esperimenti usando raggi X e diversi tipi di dentature di pesci simili.
Naama Goren-Inbar, l’autore dello studio e archeologo dell’Università Humboldt di Berlino, ha così commentato in un comunicato rilasciato dall’Istituto di Tel Aviv: “Il fatto che la cottura del pesce fosse già diffusa a quel tempo e in quel sito, proverebbe una continua tradizione di cucina ed è persino possibile che non ci si limitasse a cuocere i pesci, ma anche altri tipi di animali o piante”.