I Repubblicani otterranno la maggioranza dei seggi alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, sottraendone il controllo ai Democratici, ma con un margine più ristretto di quanto molti si aspettassero in vista delle elezioni di medio termine. Questo almeno secondo le proiezioni di CBS News, in base alle quali il Gop otterrà tra 218 (numero che garantisce la maggioranza) e 223 seggi. Sebbene le proiezioni indichino che i repubblicani prevarranno, è probabile che la loro risicata maggioranza complichi le ambizioni del loro leader, Kevin McCarthy, di diventare presidente della Camera, perché condizionato dalle scelte della fazione conservatrice del partito. Lo stesso McCarthy sembra essere consapevole delle difficoltà che i Repubblicani si troveranno davanti. Come testimonia la lettera che ha inviato ai suoi colleghi di partito: “Spero che tu sappia che guadagnare la maggioranza è solo l’inizio. Ora, saremo misurati da ciò che facciamo con la nostra maggioranza”.
Martedì, alle elezioni per la leadership del GOP alla Camera, McCarthy ha sconfitto facilmente lo sfidante del Freedom Caucus (l’ala destra del partito), Andy Biggs, ottenendo 188 voti e diventando quindi il candidato alla carica di speaker. Ma per stringere in mano il martello, l’oggetto che simboleggia la guida da presidente della Camera, McCarthy avrà bisogno di 218 voti. Ora, anche se ha teso la mano ai Repubblicani dicendosi disponibile a lavorare con loro ”per ottenere risultati per le famiglie che lavorano”, il presidente Biden dovrà fare i conti con un Congresso spaccato (al Senato sono in maggioranza i Democratici) per tutta la seconda metà del suo mandato su tematiche molto controverse. Come sancire il diritto all’aborto nella legge federale e nella legislazione sui diritti di voto. Poi, una Camera in mano ai Repubblicani sembra preludere ad una serie di indagini che hanno nel mirino le attività imprenditoriali di Hunter Biden, il figlio del presidente, le scelte del dottor Anthony Fauci, in materia di lotta al Covid, e del segretario per la sicurezza interna Alejandro Mayorkas, accusato da esponenti per la politica di contrasto all’immigrazione clandestina dal confine meridionale.