Solo ora, guardando gli scaffali dei supermercati senza uova, i britannici stanno comprendendo quanto grave sia la situazione nel Regno Unito a causa di quella che viene definita come “più grande epidemia mai vista” di influenza aviaria. Una cosa che ha anche comportato un aumento dei costi che, dicono i quotidiani britannici, ha messo sotto pressione le forniture di uova in tutto il Paese. I clienti di due delle più importanti catene di supermercati britannici, Sainsbury’s e Tesco, hanno trovato gli scaffali completamente vuoti. Lidl ha invece dovuto razionare le uova in alcuni dei suoi supermercati, imponendo a ciascun cliente un limite d’acquisto di tre unità. In un clima che la Gran Bretagna non viveva forse dai tempi della seconda Guerra Mondiale, i menu della colazione delle catene di ristoranti e pub in tutto il Paese vengono ridotti, con gli chef che cercano alternative alle uova mentre ne affrontano la carenza. Secondo quanto dicono i veterinari, il Regno Unito sta assistendo a una rapida escalation del numero di casi negli allevamenti e negli uccelli da cortile, imponendo rigorose misure per contenere i contagi. Dall’ottobre dello scorso anno sono stati registrati 234 casi di influenza aviaria, mentre il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie afferma che 48 milioni di uccelli sono stati abbattuti nel Regno Unito e in Europa durante la stagione dell’epidemia di influenza aviaria dal 2021 al 2022. L’aumento dei costi di produzione per gli allevatori di pollame britannici ha anche aggravato la pressione sulla catena di approvvigionamento delle uova. Secondo l’associazione che riunisce i produttori di uova, il comparto sta avendo enormi aumenti dei costi. Il mangime ora costa il 50% in più e i prezzi dell’energia sono aumentati vertiginosamente, parallelamente al fatto che i consumatori hanno visto lievitare gli importi delle bollette domestiche. Questa situazione ha innescato delle polemiche in seno alla filiera: alcuni allevatori di uova ruspanti hanno imputato ai rivenditori il fatto di non pagare abbastanza il prodotto e di avere ribaltato sui consumatori l’aumento dei costi. In risposta alle preoccupazioni per la crisi delle uova. Therese Coffey, Segretario di Stato britannico per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali, ha affermato di essere “fiduciosa che possiamo superare questa difficoltà di approvvigionamento a breve termine”, aggiungendo che ci sono “ancora 40 milioni di galline ovaiole disponibili” in tutto il Regno Unito.