Il primo ministro giapponese, Fumio Kishida è ormai con la spalle al muro e, secondo gli analisti, il licenziamento del terzo ministro in un mese potrebbe essere l’anticamera delle dimissioni. Il ministro in questione è quello degli Interni, Minoru Terada, al quale vengono addebitate diverse irregolarità contabili e finanziarie. Tra le quali anche quella di avere indicato come responsabile di alcune rendicontazioni contabili una persona deceduta.
“Mi scuso per la serie di dimissioni”, ha detto Kishida. “Sono consapevole della mia pesante responsabilità per la loro nomina”.
Cercando di riconquistare la fiducia della gente, Kishida ha detto oggi che è sua volontà quella di ”assolvere la mia responsabilità perseguendo importanti politiche che si stanno accumulando”. Kishida ha quindi ufficializzato la nomina dell’ex ministro degli Esteri, Takeaki Matsumoto, come sostituto di Terada. Il quale, da parte sia, si è difeso dicendo di non aver infranto alcuna legge e ha promesso di risolvere i problemi contabili che gli sono stati addebitati. Recenti sondaggi sui media hanno mostrato che la maggior parte degli intervistati ha sostenuto le dimissioni di Terada, mentre le valutazioni di sostegno per il governo di Kishida sono scese a poco più del 30%, il minimo da quando è entrato in carica nell’ottobre 2021.
Le dimissioni di Terada sono un ulteriore duro colpo per il governo già scosso dagli stretti legami del Partito Liberal Democratico al governo con la Chiesa dell’Unificazione, una controversa organizzazione accusata, tra l’altro, di soggiogare i suoi adepti per spingerli a fare ingenti donazioni, spesso distruggendo le loro famiglie. Poiché Terada è considerato molto vicino a Kishida (militano nello stesso partito), il suo allontanamento dal governo è visto come un ulteriore imbarazzo e un duro colpo per la presa del potere del primo ministro.
Il 24 ottobre si era dimesso il ministro per la Rivitalizzazione economica, Daishiro Yamagiwa, criticato per la sua mancanza di spiegazioni sui suoi legami con la Chiesa dell’Unificazione, dando inizio a quello che è diventato noto come “un domino delle dimissioni” del gabinetto Kishida. Il ministro della Giustizia Yasuhiro Hanashi è stato costretto a dimettersi per la critiche al suo operato e per ”fare notizia” solo quando firma una condanna a morte,