Cina: la strategia ‘zero-Covid’ manda a picco le finanze dei Comuni

La strategia ‘zero-Covid’ che le autorità centrali cinesi stanno attuando da anni e che ora potrebbe essere alleggerita (per evitare ulteriori e devastanti conseguenze per la macchina produttiva del Paese) si porta dietro un aspetto che forse era inaspettato. Perché il continuo ricorso ai test di massa per individuare i focolai e per decidere quindi come contrastarli, ha avuto e sta avendo anche ora un costo che i governi locali – cui è stato affidato il compito di eseguire i controlli, con i tamponi (che devono essere analizzati) , e di provvedere a tempi e modi delle quarantene – non possono sostenerne ancora per troppo tempo i costi economici. Se, come dice il Governo, prendendosi il merito di questo, politica ‘zero-Covid’ ha tenuto la Cina fuori dalla recessione nel 2020, a distanza di tre anni le ricadute economiche negative stanno diventando insopportabili per le amministrazioni locali. Un analista ha detto, in proposito, che i governi locali sono sottoposti a un’enorme pressione a causa del costo del mantenimento della strategia zero-Covid . E questo lo si capisce dal debito che cresce con la conseguenza che in alcuni casi i servizi pubblici vengono ridimensionati, giungendo addirittura, per arginare le spese, a vendere beni.
Secondo i dati del Ministero delle Finanze di Pechino, i governi locali, le cui entrate dipendono in gran parte dalla vendita di terreni, hanno speso 1,65 trilioni di dollari in più di quanto hanno raccolto tra gennaio e ottobre, indebitandosi pesantemente con i prestiti. Secondo più fonti, l’aumento del debito pubblico rappresenta una minaccia diretta per la salute economica della Cina. Non solo aumenta il rischio che i Comuni vadano in default sui propri debiti, ma riduce anche la capacità del governo di stimolare la crescita, stabilizzare l’occupazione ed espandere i servizi pubblici. Questo porta ad una previsione per il debito pubblico cinese di una crescita al 50,6% del PIL nel 2022, significativamente superiore al 38,1% dell’anno pre-pandemia del 2019. Una percentuale che sarebbe ancora relativamente bassa per gli standard globali, ma che rappresenterebbe un massimo storico per la Cina. Sempre basandosi sui dati forniti da Ministero delle Finanze cinese, l’ampio disavanzo fiscale della Cina, che unisce i deficit sia del governo centrale che di quello locale, ha raggiunto i 944 miliardi di dollari nei primi dieci mesi del 2022, quasi triplicando rispetto a un anno fa. Negli anni scorsi le amministrazioni locali finanziavano le loro spese con la vendita di terreni, che in genere rappresentava oltre il 40% del loro reddito totale. Ma il crollo del mercato immobiliare ha tagliato quei finanziamenti. Per i primi dieci mesi del 2022, le vendite di terreni sono diminuite del 26% rispetto all’anno precedente.

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