Tornano a farsi sentire le armi lungo il confine himalayano, dove truppe indiane e cinesi si sono scontrare, dopo due anni di ”tregua”. Secondo il ministero della Difesa indiano, a conclusione degli scontri, avvenuti nel settore Tawang, nel territorio nord-orientale indiano dell’Arunachal Pradesh, una regione remota e inospitale che confina con la Cina meridionale, si sono registrati solo feriti lievi, da entrambe le parti. La zona della scaramuccia è da molti anni occasione di attrito tra Nuova Delhi e Pechino, nel 2020 è sfociato, ad Aksai-Ladakh, in combattimenti corpo a corpo, con la morte di almeno 20 soldati indiani e quattro cinesi. Il ministro della Difesa indiano, Rajnath Singh, ha accusato le truppe cinesi di avere tentato di attraversare la linea di confine, subito respinte dai soldati di Nuova Delhi. Dopo gli incidenti, sempre secondo il ministero della Difesa indiano, entrambe le parti “si sono immediatamente ritirate dall’area”, con i rispettivi responsabili militari che si sono incontrati ”per ripristinare la pace e la tranquillità”. Da parte cinese appare abbastanza chiaro il tentativo di minimizzare l’accaduto “Per quanto ne sappiamo, l’area di confine tra Cina e India è generalmente stabile ed entrambe le parti hanno mantenuto comunicazioni fluide su questioni relative ai confini attraverso canali diplomatici e militari”, ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri, Wang Wenbin.
India e Cina entrarono in guerra per le loro regioni di confine nel 1962, istituendo infine una linea di confine, il cui posizionamento non è condiviso.


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