Quanto sta accadendo in questi giorni a Bruxelles, in quello che ormai per tutti è il ”Qatar-gate” sta mettendo in luce (oltre alla debolezza degli uomini, tutti incorruttibili, fino a quando non accade il contrario) la fragilità delle istituzioni che rischiano di essere travolte, nel campo dell’etica, ben più velocemente di quello che anche il più pessimista degli analisti politici avrebbe potuto prevedere. L’europarlamento proprio in queste ore si sta confrontando con una nuova ondata di ”rivelazioni” di fonte giornalistica che potrebbero anche restare tali per parecchio tempo, perché l’indagine condotta dai pubblici ministeri belgi (anche con l’aiuto di altre autorità giudiziarie come quella italiana, che sta facendo indagini sul filone legato alle attività dell’ex europarlamentare Antonio Panzeri ) potrebbe andare avanti per molte settimane, se non di più, poiché la massa di documentazione da prendere in esame è talmente è talmente vasta e complessa da fare pensare che molto ancora c’è da fare. Il nome che oggi campeggia soprattutto sulle pagine dei quotidiani italiani é quello dell’eurodeputato Andrea Cozzolino, del PD, di cui si parla anche in relazione ad alcune sue dichiarazioni e iniziative che, a detta di molti, che oggi parlano ovviamente col senno di poi, indicherebbero un suo coinvolgimento nel ”circolo” che avrebbe avuto Panzeri come regista. Un sospetto che Cozzolino respinge con decisione spiegando, con una nota ufficiale, di non essere indagato, di non essere stato oggetto di alcun interrogatorio, ma soprattutto di essere estraneo a eventuali collegamenti con altri Paesi (segnatamente il Marocco), che negli ultimi giorni sono stati indicati come collettori di tangenti nei confronti di deputati del Parlamento. Ben conoscendo i meccanismi della comunicazione, si comprende come Cozzolino si sia trovato davanti ad accuse specifiche senza che di esse sia stata data alcuna comunicazione da parte delle autorità inquirenti. Questo non toglie nulla, comunque, all’esigenza di verità che viene dall’Europa ed alla quale Cozzolino deve rispondere, sia pure nella consapevolezza della sua sostenuta totale estraneità a quanto al momento solo ipotizzato sulle pagine dei giornali. Certo è che il fatto di avere avuto come assistente parlamentare Francesco Giorgi, in atto in stato di detenzione e che, parrebbe, stia collaborando con gli inquirenti, certo non aiuta il parlamentare campano a evitare un automatico ”accostamento” al suo collaboratore ed a quanto egli di illecito facesse. Giorgi, compagno dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, anche lei detenuta, si sarebbe addossato ogni responsabilità. Anche quella di avere portato nella casa che condivideva con la parlamentare greca a Bruxelles (e che non dovrebbe avere un numero tale di stanze da potere nascondere molto) valigie ricolme di banconote (euro) di grosso taglio, come resocontato dalle fotografie fatte dagli investigatori belgi. A leggere e decrittare dichiarazioni o stralci di esse, sembra di assistere ad una commedia di Pirandello, in cui ciascuno- ad eccezione del solo Giorgi- cerca di allontanare da sé ogni accusa o sospetto, generalizzando un clima torbido che si è determinato in seno al Parlamento europeo, descritto quasi come una prateria in cui pascolano indisturbati decine di lobbisti, quasi autorizzati a fare pressioni sui deputati per indirizzarne il consenso a seconda della convenienza del momento.