La Transportation Security Administration, agenzia statunitense preposta al controllo della sicurezza negli aeroporti e sui mezzi di trasporto, ha reso noto che durante il 2022 è stato registrato un numero record di armi da fuoco confiscate negli scali. Il primato viene certificato dalla nota della TSA, secondo la quale gli agenti hanno intercettato 6.301 armi da fuoco durante i controlli nell’anno che sta per finire, l’88% delle quali era persino carica. Una salita di oltre 300 unità rispetto a quelle del 2021 (cariche nell’86% dei casi). Le stime attuali per gli ultimi giorni del 2022 dovrebbero portare il dato complessivo oltre quota 6.600, in rialzo di ben 10 punti percentuali rispetto all’anno scorso. Sono numeri in continua crescita da più di un decennio, per un trend iniziato nel 2010 (quando furono intercettate 1.123 armi da fuoco) e interrotto unicamente nel 2020 per via del crollo del traffico aereo, dovuto allo scoppio della pandemia da Covid-19. Nonostante le leggi americane legate al possesso di armi da fuoco cambino da Stato a Stato, portarne una o più di una su un aereo è ovviamente sempre vietato, anche in presenza di un regolare porto d’armi. La nota della TSA, che nel tentativo di frenare il trend ha anche aumentato le sanzioni massime per questa violazione da 13.910 dollari a 14.950 dollari, aggiunge che per i passeggeri fermati ai checkpoint con armi da fuoco è possibile la revoca del cosiddetto permesso di “PreCheck”, con l’aggiunta di controlli suppletivi per i viaggiatori che sono stati sanzionati. Il capo della TSA, David Pekoske, ha comunque lodato il lavoro degli agenti nell’evitare che armi da fuoco venissero portate sui velivoli: “Non contano le leggi federali, portare un’arma a bordo è un potenziale pericolo per chiunque sia sull’aereo o in aeroporto”.