Una donna di 97 anni, ex segretaria di un campo di concentramento nazista, è stata condannata a due anni di reclusione (la pena è stata sospesa) per complicità nell’omicidio di oltre 10.500 persone che vi erano imprigionate. Irmgard Furchner, questo il suo nome, è stata processata a Itzehoe, nel nord della Germania, per più di un anno e, quando ha parlato ai giudici, ha detto di essere dispiaciuta per quello che era successo, ma mai ammettendo una sua colpa diretta. Nel settembre dello scorso anno l’imputata non si era presentata in aula ed era stata trovata dalla polizia, a distanza di qualche ora, nella periferia di Amburgo. Il tentativo di fuga le era costato cinque giorni di detenzione e il braccialetto elettronico. Irmgard Furchner aveva lavorato al campo di Stutthof (oggi in territorio polacco) tra il 1943 e il 1945 come segretaria del comandante del campo, Paul-Werner Hoppe, cominciando quando aveva 18 anni. Per questo fu processata da un tribunale per i minori a causa della sua età. È la prima donna civile in Germania ad essere stata ritenuta responsabile di crimini commessi in un campo di concentramento nazista. Il giudice, Dominik Gross, ha affermato che il procedimento sarà “uno degli ultimi processi penali al mondo relativi a crimini dell’era nazista” e ha compiuto il passo insolito di consentire la registrazione del procedimento per “scopi storici”. Il processo, che si è svolto in 40 giorni di sessioni della durata di circa due ore a causa dell’età avanzata dell’imputato, ha ascoltato 30 sopravvissuti e parenti di prigionieri di Stutthof provenienti da Stati Uniti, Francia, Austria e Stati baltici. Ha inoltre ascoltato esperti storici che hanno fornito dettagli sulla vita quotidiana a Stutthof e sul ruolo svolto da Furchner nell’assistere il disbrigo burocratico dei prigionieri, nonché informazioni sul trattamento dei prigionieri, compresi i metodi di tortura e le procedure coinvolte nell’omicidio sistematico di migliaia di loro, di cui hanno detto che era stata al corrente. Molti prigionieri furono lasciati morire di fame e morire all’aperto a causa del freddo. Secondo alcuni storici, ne campo di Stutthof tra le 63.000 e le 65.000 persone, di cui circa 28.000 ebrei, furono assassinate per lo più in camere a gas, alcune con un colpo alla nuca, per le quali la prigione aveva una struttura appositamente costruita. Una delle testimonianze più significative è stata quella dell’84enne Josef Salomonovic, che è sopravvissuto a Stutthof e ha testimoniato nel dicembre 2021. “È indirettamente colpevole, anche se era solo seduta in ufficio”, ha detto. Secondo quanto è emerso da alcuni sopralluoghi, la vista che l’imputata aveva dalla sua finestra, la sua passeggiata da e verso l’ufficio, insieme agli ordini che le era stato chiesto di elaborare sulla sua macchina da scrivere e via telefono, erano sufficienti per avere una visione sufficiente e quindi partecipare attivamente in quello che stava succedendo nel campo. Il suo avvocato, Wolfgang Molkentin, ha detto che il suo cliente non ha negato i crimini che avevano avuto luogo a Stutthof, ma ha negato di esserne stata lei stessa colpevole.